Meno di una mezza dozzina di sindaci, dei quasi 40 invitati ed aventi diritto: Frassino, Moretta, Paesana, Rossana e ovviamente Saluzzo. Se si dovesse dedurre dal numero degli amministratori locali presenti ieri sera alla “Consulta” convocata dal primo cittadino di Saluzzo Paolo Allemano per un confronto sulle politiche scolastiche in relazione alla proposta della settimana corta l’interesse di chi guida il territorio sul futuro dei nostri figli ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. E forse c’è da farlo, a prescindere. Decisamente meglio rappresentata l’Istituzione Scuola, con una trentina fra Dirigenti Scolastici, professori, rappresentanti d’Istituto, dei genitori e degli studenti.
L’impressione è stata che i giochi fossero irreparabilmente fatti. Un'impressione suffragata anche dalle parole di Allemano, che ha espressamente parlato di decisione già presa, contro la quale andrà portata avanti una battaglia durissima: “Se settimana corta sarà – ha detto il primo cittadino di Saluzzo - la nostra dovrà essere una lotta che costringa la Provincia quantomeno a rimodulare il trasporto pubblico in base al nuovo orario”.
Prima di lui avevano preso la parola i Dirigenti Scolastici degli Istituti Superiori cittadini per porre l’accento “oltre all’aspetto didattico” (che è parso il grande assente della serata), le tante criticità legate al “niente lezioni il sabato”: dall’impossibilità delle scuole di ospitare i ragazzi nella pausa pranzo senza sorveglianza, alle maggiori spese per le famiglia, per concludere poi con il rischio che “la presenza in citta di grosse masse di studenti sia campo d’alimentazione (testuale: ndr) per la criminalità”.
In mezzo aveva detto la loro i rappresentanti degli studenti (“Siamo già distratti alla 5^ ora, figurarsi alla 6^ cui saremmo costretti rimanendo a casa il sabato… ”), il sindaco di Frassino Dino Matteodo (“Le nostre valli muoiono su questi temi, non per altro, ma alla classe politica provinciale non glie ne frega nulla perché sa di non avere futuro”), quello di Paesana Mario Anselmo (“La Provincia la fa semplice e dice ai Comuni: volete la scuola il sabato, pagatevela! Ma senza istruzione ci sarà sempre più gente che si mette in mezzo ad una strada a bloccare il traffico”), il coraggioso Giuseppe Zangari del Consorzio Granda Bus (“Sono fra quanti credono che le scuole chiuse il sabato produrranno un risparmio, grazie al quale i trasporti ce la faranno: in ogni caso, anche per il differimento di un orario di pochi minuti è sempre la Provincia a decidere”).
Unanime il senso d’incertezza: “Dalla Provincia, nessun foglio di carta, nessuna comunicazione, quello che sappiamo lo abbiamo appreso dai giornali”. Il caos insomma.
Ma la vera star del pomeriggio è stata, ancora una volta, Giovanna Carolina Zetti, consigliere provinciale di maggioranza con la “Lista Costa – Uniti per la Granda”. Riconosciuta – bontà sua - l’importanza dell’istruzione, la first lady della Valle Po ha poi proseguito dicendo testualmente: “Bisogna essere chiari sulla materia. La settimana corta la decidono i dirigenti scolastici, non certo la Provincia. La Provincia si è limitata a dire che il sabato non ci saranno più né i trasporti né il riscaldamento. Ma la Provincia non impone nulla a nessuno, men che meno la settimana scorsa alle scuole”.
A tutti è parso un incauto modo di rivoltare la frittata. Operazione durante la quale i poco avvezzi, 9 volte su 10 versano le uova, appena sbattute, sul piano cottura. Quello che ha fatto ieri sera il potentissimo vicesindaco di Martiniana Po.
Che subito dopo ha "pianto" il territorio ulteriormente depauperato: "Ci portano via tutto" ha detto la Zetti, come se in Provincia lei sedesse all'opposizione. Beccandosi l'invito di Allemano a lasciar perdere il vittimismo ed "evitare di fare caciara". Il pomeriggio finiva lì, fortunatamente.