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Al Direttore | 11 febbraio 2016, 11:32

"Nessun rischio alla salute è accettabile, se evitabile": da Grugliasco chiarezza per gli alunni del "Bodoni" di Saluzzo

Riceviamo e pubblichiamo

"Nessun rischio alla salute è accettabile, se evitabile": da Grugliasco chiarezza per gli alunni del "Bodoni" di Saluzzo

Gentile Direttore e Dirigente Scolastico,

siamo un gruppo di genitori che abitano a qualche centinaio di metri dall’inceneritore del Gerbido e, dopo aver letto la lettera di uno degli studenti del Liceo Bodoni di Saluzzo in visita all'inceneritore, vorremmo di seguito rimarcare alcuni aspetti che, a nostro avviso, non emergono dalla lettera, trasmettendo al lettore, in definitiva, l’idea che l’inceneritore, nella fattispecie quello visitato, sia  la “panacea” per lo smaltimento dei rifiuti.

Infatti dubitiamo fortemente che coloro che hanno ospitato e fatto da guida ai ragazzi durante la visita all’inceneritore abbiano fatto cenno ad alcuni aspetti da noi sotto enucleati, fondamentali per poter cogliere appieno tutte le implicazioni che scaturiscono dalla realizzazione di un inceneritore.  Naturalmente, abbiamo ritenuto di replicare non tanto con l’intento di voler biasimare quanto il ragazzo ha scritto o il gruppo di ragazzi ha compreso a seguito della visita all’inceneritore, quanto con lo scopo di suscitare negli stessi, e in generale nelle giovani generazioni, un senso critico, di ulteriore riflessione, di fronte a quanto quotidianamente ci viene propinato. Riteniamo che sia proprio compito delle istituzioni scolastiche far maturare nei confronti degli studenti un approccio critico, affrontando le tematiche ambientali in modo sistemico e coinvolgendo i giovani su tutti i piani significativi per la formazione di cittadini responsabili e rispettosi dell’ambiente.

Innanzitutto, ci preme sottolineare che gli inceneritori sono classificati, dalla leggi italiane, tra le industrie insalubri di classe I (art. 216 del testo unico delle Leggi sanitarie). Un inceneritore inquina, emettendo sostanze climalteranti, tossiche, nocive e cancerogene.

La questione se è meglio un inceneritore o la discarica è un falso problema, ossia un problema mal posto. E’ come dire: è meglio la padella o la brace? La gestione dei rifiuti non è un problema tecnologico (inceneritore contro discariche), ma soprattutto organizzativo, dove il valore aggiunto non è quindi la tecnologia (anche di un inceneritore moderno), ma il coinvolgimento di tutta la comunità a organizzare correttamente la raccolta differenziata. Raggiungere livelli altissimi di raccolta differenziata, che superano l’80%, non è una follia: in Veneto, in molte realtà, si arriva già a queste percentuali... a Treviso (80 mila abitanti) la raccolta differenziata è all'85%. Con queste percentuali, l'inceneritore non serve. 

Gli inceneritori non sono la soluzione al problema dello smaltimento dei rifiuti, che invece si avrebbe incentivando la raccolta differenziata porta a porta, compostaggio e recupero spinto di materia (la Fabbriche dei Materiali). La strategia “rifiuti zero” viene, ormai da molti anni, implementata in molte città italiane ed estere. Per il raggiungimento degli obiettivi di tale strategia diventa fondamentale l’emanazione di norme, da parte del legislatore, volte a promuovere e incentivare anche economicamente una corretta filiera di trattamento dei materiali post utilizzo, basata su pratiche per la riduzione della produzione dei rifiuti, sulla raccolta differenziata domiciliare spinta, sulla tariffa puntuale che responsabilizzi l'utente, sul riuso dei beni a fine vita, sul riciclo dei materiali differenziati, sul recupero massimo di materia anche dai rifiuti residuali, sulla riduzione della loro pericolosità, la riprogettazione dei materiali in vista di una loro totale ricuperabilità, ribadendo l'importanza della ricerca e dello sviluppo tecnologico per la prevenzione dei rifiuti oltre che per l'efficienza delle risorse. 

E’ semplicistico, poi, affermare che l'inceneritore inquina di meno di una discarica. Le due tecnologie di smaltimento producono effetti differenziati in funzione di alcune condizioni. Ad esempio, l’impatto sulla salute umana è sempre maggiore nel caso dell’inceneritore (in termini di tossicità equivalente), mentre l’impatto in termini di emissioni di gas serra varia a seconda della esclusione o meno dei gas originati dalla frazione organica del rifiuto. Chi sostiene che la discarica inquini meno di un inceneritore dovrebbe anche dimostrare perché.

Segnaliamo, inoltre, che l’inceneritore: non elimina le discariche in quanto le scorie dell’incenerimento (25-30% del totale) devono essere smaltite in discariche speciali e a costi almeno quadrupli, necessita di ingenti contributi pubblici per sostenersi economicamente (certificati verdi), necessita per la realizzazione ingenti investimenti (centinaia di milioni di euro) che devono essere ammortizzati in almeno 20 anni, non invogliando, di fatto, i territori a differenziare di più (tecnologia rigida e non flessibile).

Gli impianti di incenerimento sono dannosi per la nostra salute. Uno studio dell’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente del Piemonte), realizzato in seguito alla chiusura dell’inceneritore di Vercelli, ha evidenziato un aumento del 400% dei tumori del colon-retto tra gli esposti rispetto ai non esposti. Uno studio dell’ISDE (Associazione dei Medici per l’Ambiente), recentemente pubblicato, denuncia i problemi derivanti dall’incenerimento dei rifiuti, segnalando che: ”dal punto di vista sanitario, l’incenerimento è senza dubbio il peggior modo di trattare i rifiuti, perché ne riduce solo il volume. Per di più, questa metodica da un solo tipo di scarto ne genera tre (aeriformi, liquidi, solidi), ciascuno dei quali contenente sostanze tossiche, mutagene e cancerogene." Quindi l’ISDE, con il supporto di una vasta letteratura scientifica internazionale, giudica questa pratica, non soltanto antieconomica, ma anche assai pericolosa per la salute dei cittadini.

Peraltro, le nostre preoccupazioni sui rischi alla salute sono le medesime che nutrono anche  tanti altri cittadini e sono le stesse del professor Benedetto Terracini (Ordinario all'Università di Torino, epidemiologo e biostatico, tra i primi che notò l’epidemia di tumori da amianto in Italia nonché presidente del comitato tecnico scientifico incaricato di sovraintendere al programma di biomonitoraggio dell’inceneritore del Gerbido), il quale, in un articolo sul giornale “Il Fatto Quotidiano”  dell'1 febbraio che tratta degli inceneritori, dichiara che: "La mia preoccupazione, di fronte al progetto di altri 8 inceneritori è che si assicuri una politica di prevenzione, aumentando la raccolta differenziata dei rifiuti e utilizzando quegli impianti il minimo indispensabile. Non ne conosciamo ancora gli effetti sulla salute".

Noi facciamo parte, quindi, di quella folta schiera di cittadini che ritiene che non esista e non esisterà mai, un rischio accettabile per la salute, quando ciò sia perfettamente evitabile. La migliore cura del cancro è la prevenzione primaria. Pertanto, riteniamo che degli inceneritori possiamo farne tutti a meno anche, e soprattutto, per le ragioni sopra esposte.

Infine, Vi chiediamo, cortesemente, di far leggere questa lettera ai ragazzi nonché ai professori che hanno visitato l'impianto.

Cordiali Saluti,

Antonio Barbaro

Giorgio Beato

Gian Paolo Caiazzo

Cecilia Camisassa

Simone Conte

Massimiliano Piano

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