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Alba e Langhe | 16 luglio 2017, 19:09

Luciana Litizzetto ai suoi "balenghi" di #collisioni2017: "Chi vuole fare il comico deve ridere di ciò che gli capita, la vita dà un sacco di occasioni per farlo"

L'icona della "piemontesità" gioca in casa e racconta al pubblico di Barolo come è nato il suo percorso artistico, passando dall'insegnamento alla recitazione

Luciana Litizzetto ai suoi "balenghi" di #collisioni2017: "Chi vuole fare il comico deve ridere di ciò che gli capita, la vita dà un sacco di occasioni per farlo"

"Ma si muore di caldo, come fate a stare lì? Non vi viene la ribollita?". Luciana Litizzetto è senza freni, e mentre si racconta dalla piazza centrale di Barol,o distribuisce bottigliette d'acqua al pubblico accaldato.

La comica piemontese ha raccontato l'origine del suo vastissimo repertorio, a partire dai banchi di scuola, in periferia, nel quartiere Vallette di Torino. Proprio lì ha iniziato a prendere forma un piccolo universo di espressioni gergali e quadretti coloriti, poi confluiti nelle narrazioni che la hanno dato popolarità.
"Fin da piccola volevo fare l'attrice, ma di quelle che stanno in radio, senza farsi vedere. Quando ho lasciato l'insegnamento mio papà diceva in giro che facevo delle recite.. Pensate un po' che considerazione aveva di questo mestiere"
.

La prima volta che si è esibita dal vivo era a Torino, nel Magazzino di Gilgamesh. Ma all'inizio la reazione del pubblico non fu stata positiva: difficile conquistarsi il pubblico grezzo e animalesco di un pub. "L'insegnamento mi ha aiutata a gestire qualsiasi tipo di pubblico.. Specialmente quello delle birrerie, com'era all'inizio. Con Fazio ho sperimentato anche un nuovo modo di stare in scena, arrampicandomi sulla scrivania. Mi trovavo più a mio agio".


E racconta anche le iniziali difficoltà per affermarsi come donna nel mondo dello spettacolo. "Per fare questo mestiere serve tanta tenacia, ma anche lucidità. A un certo punto, quando ho dovuto lasciare la scuola, mi sono detta: provo due anni a fare spettacolo, se non va pazienza. Ci ho provato, e ce l'ho fatta. Avere rimpianti non serve".

E un sua particolarità è sicuramente quella di essere autrice, oltre che attrice. I suoi libri, sempre attesissimi, ogni anno registrano un boom di vendite e di risate, soprattutto tra le lettrici. "La vita ti dà un sacco di stimoli per ridere. Chi vuole fare il comico deve prima di tutto ridere di ciò che gli capita. Il comico è un bello stile: è sporco, sbilenco, pasticciato E poi, diciamo la verità. Io non faccio romanzi, ma cose brevi: ognuno è una sorta di eiaculatio precox".

E un pensiero va al buon Fabio Fazio, sua spalla in tv, tanto paziente nel sopportare ogni volta qualsiasi suo exploit, sempre ignaro - e un po' timoroso - di cosa tirerà fuori. "È sempre la stessa storia. Lui a fine puntata mi dice: guarda che domani ti querelano! E la volta successiva di nuovo da capo: arrivo, lui mi saluta con i pochi capelli cotonati e io gli espongo la scaletta di quello che dirò. Poi invento sempre cose nuove, e lui non sa mai cosa aspettarsi".
Per omaggiare i "balenghi" intervenuti in piazza, la Littizzetto ha letto, a fine incontro, alcune divertentissime pagine del suo nuovo romanzo, "La bella addormentata in quel posto".

E quando Assante le chiede cosa si immagina una volta arrivata in paradiso, lei risponde: "Vorrei che San Pietro mi dicesse: ecco, qui ci sono Tognazzi e Manfredi. Da poco si è aggiunto Paolo Villaggio. C'è posto anche per te".

Manuela Marascio

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