Scadrà il 10 marzo prossimo il termine previsto per l’esclusione dalle scuole dei bambini non in regola con gli obblighi vaccinali. Entro quella data, infatti, i bambini non in regola, o che ancora non hanno fissato un appuntamento per la regolarizzazione, non potranno più frequentare le lezione. Già notificati i provvedimenti di esclusione a quattro bambini dell'Istituto comprensivo di Trinità e Bene Vagienna, uno frequentante la scuola dell'infanzia di Trinità e tre quella di Bene Vagienna.
Un tema di rilevanza nazionale, come la normativa, che ha creato un grande dibattito anche in provincia di Cuneo nonostante il numero dei bambini non vaccinati qui sia inferiore ai dati nazionali. “La provincia di Cuneo ha il 99% di bambini in regola con le vaccinazioni” fanno sapere dall’ASL CN1.
Tre i fronti del dibattito: quello rappresentato dalla maggioranza della cittadinanza in regola con le vaccinazioni, già prima della normativa, quello dei genitori contrari alle vaccinazioni e alla loro obbligatorietà, sulla base di diverse motivazioni e le famiglie di quei bambini non vaccinabili che temono il ritorno di patologie ormai ritenute sconfitte.
Sul tema si sono espressi anche i giudici: la Corte Costituzionale, lo scorso novembre, ha sentenziato la costituzionalità dell’obbligo vaccinale, ribaltando quanto precedentemente affermato dal tribunale dei Minori di Bologna, che escludeva l’obbligo vaccinale come requisito per la frequentazione delle scuole.
“La prevenzione non fa spettacolo – spiega il direttore del Sistema di Igiene e Sanità Pubblica dell’ASLCN1 Domenico Montù -. I pilastri della sanità sono le evidenze scientifiche e le prove di efficacia. Anche nel caso delle vaccinazioni questi sono i fondamenti delle scelte operate dal sistema sanitario. La scienza ci dice che il vaccino è uno strumento di prevenzione efficace, che ha contribuito a debellare malattie pericolose e ha migliorato la qualità della vita di tutti i pazienti. Se il vaccino avesse un effetto immediato, come un intervento chirurgico, sarebbe molto più facile da spiegare. Il suo scopo, invece, è quello di mantenere il bambino esattamente nelle sue condizioni di salute iniziale evitandogli il rischio di contrarre malattie le cui conseguenze sono pericolose”.
In provincia di Cuneo è attivo un gruppo spontaneo per la libera scelta, collegato ad Auret, associazione presente nel territorio del cuneese e del biellese, che coinvolge circa 1000 famiglie: “Siamo un gruppo di genitori divisi in gruppi operativi per l’organizzazione di eventi, l’approfondimento della documentazione scientifica e il collegamento con la politica. All’interno di questo gruppo ci sono genitori con credo religiosi e orientamenti politici molto diversi tra loro – spiega il portavoce del comitato -. Non siamo dei folli che si informano su Facebook, come spesso veniamo dipinti, ma genitori che desiderano una maggiore sicurezza scientifica. All’interno del comitato ci sono genitori che hanno già vaccinato i figli, altri che hanno iniziato il percorso vaccinale e non proseguiranno per l’insorgenza di reazioni avversi e altri ancora non in accordo con la vaccinazione. I nostri figli sono esseri viventi unici e non standardizzabili e richiediamo maggiori analisi ed esami preventivi prima di somministrare i vaccini”.
Nel caso di Bene Vagienna e Trinità, secondo i dati forniti dal comitato, di quattro bambini esclusi dalle lezioni, tre avevano già iniziato il percorso vaccinale. Non si trattava, dunque, di genitori contrari a priori, ma persone che hanno sviluppato una diffidenza nei confronti del sistema vaccinale.
“Difendiamo il diritto al consenso informato e alla libertà, sancita dalla costituzione, di rifiutare trattamenti sanitari. Molti genitori si stanno rivolgendo a medici privati per trovare un riscontro a quanto detto dai pediatri di libera scelta e richiedono esami aggiuntivi, anche se non coperti dal sistema sanitario. Molti pediatri si stanno rifiutando di prescrivere indagini più approfondite, anche se richieste dai genitori e a pagamento. È stata inoltre richiesta all’ASL la possibilità di colloquiare con i medici per ottenere informazioni preventive, come le schede tecniche dei vaccini. L’ASL ha replicato che parlerà con i genitori al momento della vaccinazione, ma la documentazione, richiesta per iscritto, necessita tempo e la consulenza di esperti per essere compresa e per permettere una decisione consapevole” continua il rappresentante dei genitori.
Non ci sta all’accusa di non parlare con i genitori Domenico Montù: “Trascorro moltissimo tempo a parlare con i genitori – spiega -. A volte ho colloqui lunghissimi con persone alle quali rispondo a tutte le domande nel dettaglio con dati statistici e studi scientifici alla mano”.
Intanto da un lato giungono i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che vede l’Italia fanalino di coda in tema di vaccinazione antinfluenzale con meno del 50% della popolazione a rischio coperta da vaccino e il dibattito politico che, in vista delle elezioni del prossimo 4 marzo, fa a sua volta dell’obbligo vaccinale e della sua abolizione uno dei temi maggiormente dibattuti.













