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Attualità | 26 giugno 2018, 17:45

Revello, le opposizioni accusano: “Il Comune non si fa carico dell’accoglienza degli stagionali”. Replica il sindaco

Per le minoranze è “una sorta di ‘voltarsi dall'altra parte’”. Accuse che il primo cittadino Daniele Mattio rigetta: “Non possiamo accollarci spese solo per alcune aziende. Massima collaborazione con tutti, la gente e le aziende rispondono bene”

Immagine di repertorio

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“L’Amministrazione comunale di Revello non si è fatta carico, in nessuna forma, della questione dell’accoglienza diffusa dei migranti impiegati, in veste di stagionali, nella raccolta frutta”.

Lo sostengono Marco Forno e Maria Maddalena Isoardi, a nome dei gruppi di minoranza in Consiglio comunale, che si dicono “in disaccordo” con la linea scelta dalla maggioranza, guidata dal sindaco Daniele Mattio.

“Il sindaco – scrivono Forno e Isoardi - ha ricordato, giustamente, che gli alloggi di san Firmino non erano più disponibili perché messi all'asta, anche se per ora infruttuosamente.

Data per assodata tale situazione, non tutti i Comuni che hanno aderito al progetto di accoglienza diffusa della Caritas hanno messo a disposizione alloggi: alcuni, ad esempio Castellar, hanno individuato aree idonee alla sistemazione di container, che a Revello non mancherebbero di certo.

Crediamo sia stato una sorta di ‘voltarsi dall'altra parte’, che ci ha isolati rispetto alla visione di sistema del territorio che andrebbe perseguita nei fatti e non solo a parole”.

Le minoranze contestano anche la tesi secondo la quale “lo scorso anno, in pieno inverno i migranti ancora fossero dentro gli alloggi loro assegnati, a scaldarsi con stufette elettriche”.

La definiscono “un'ammissione, nemmeno troppo implicita, di non essere in grado di far rispettare tempi e modi dell'accoglienza, come invece fanno quei Comuni che forti della responsabilità degli amministratori, non hanno timore di iniziare processi simili” e non la ritengono “una valida motivazione per questa scelta”.

“Quanto sin qui detto – aggiungono i consiglieri d’opposizione - non implica ovviamente che, laddove possibile, debbano essere in primis i privati, che danno lavoro a queste persone, a farsi carico della loro sistemazione, ma qualora questo non fosse realizzabile, non riteniamo appunto accettabile che un Comune a piena vocazione frutticola come il nostro, scelga in totale solitudine di ignorare il problema, a maggior ragione in un contesto in cui sarebbe stato possibile accedere ad appositi contributi erogati, per esempio, dalla Fondazione CRC o dalla Regione, come fatto dal Comune di Saluzzo”.

Accuse che il sindaco Mattio respinge al mittente.

Gli alloggi di San Firmino erano gestiti dalla Caritas e non dal Comune – spiega - non toccava dunque a noi sgomberare i locali a novembre. Inoltre, le ditte che alloggiavano in quei locali i braccianti sono già state avvisate lo scorso anno dell’intenzione del Comune di vendere gli immobili.

Oltre a ciò, ho ancora inviato una lettera a tutti, prova ne sia che i braccianti sono stati sistemati in altri alloggi o presso le aziende. Proprio con le aziende abbiamo portato avanti un percorso di sensibilizzazione: le ho rintracciate personalmente. Siamo all’interno di una rete di contatti per garantire al massimo alloggiamenti dignitosi, in primis proprio verso le aziende.

La gente sta rispondendo con responsabilità; di certo è un percorso non da poco. Non possiamo obbligare le aziende, che tuttavia rispondono molto bene. La nostra scelta è coerente con gli altri anni: il Comune non può accollarsi le spese per alcune aziende, mentre tante altre ospitano o trovano sistemazioni alternative. Sarebbe favorire una parte di settore e non è giusto nei confronti della collettività.

Quindi quando mi segnalano da Saluzzo contratti su Revello, contatto le ditte che rispondono sempre e con disponibilità, trovando una soluzione. Tutto qui.

Con Saluzzo e con gli altri comuni c’è sempre stata massima collaborazione, ed ho partecipato a tutti i tavoli.

Concludo dicendo che posizionare un container rischia di creare disordini, dal momento che non abbiamo a disposizione personale che controlli gli accessi”.

Nicolò Bertola

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