Quanti soldi hanno i cuneesi? A dare una risposta ci ha pensato Davide Marciano, con lo studio pubblicato su Affarimiei.biz: i dati da lui raccolti nel suo report mettono a fuoco lo scenario del nostro Paese, attraverso un’indagine che si focalizza sulle finanze di tutti gli italiani, da nord a sud.
Il fondatore di Affari Miei, il noto blog di economia e finanza, ha confrontato il reddito pro capite delle province dello Stivale con i depositi medi in banca nazionali: da questo esame è emerso che Cuneo e la sua provincia si trovano piuttosto in alto. Anche se non si posizionano tra i primissimi, sono collocati ben oltre la media nazionale (che ammonta a 20.690 euro). Infatti, questa zona vanta un reddito pro capite di 27.342 euro.
Abbiamo invitato sulle nostre pagine il fondatore di Affari Miei, per intervistarlo sulla classifica italiana che ha elaborato, in modo che chiarisse gli aspetti di questo report e le conclusioni a cui si può arrivare.
Non è una novità: l’Italia non sta passando un momento sereno a causa della famosa crisi. Eppure sembra che il Piemonte e il cuneese riescano a mantenere una buona media. Come si spiegano queste differenze?
Grazie per avermi ospitato qui, è un piacere avere la possibilità di illustrare personalmente i dati emersi dalla mia indagine. Le differenze sono storiche: non si diventa ricchi individualmente in un giorno e non può un territorio svilupparsi in pochissimo tempo. Di conseguenza, la provincia di Cuneo parte sicuramente da una posizione di vantaggio rispetto al resto d’Italia ed i numeri non fanno che confermarlo.
Quanto alla metodologia, chi mi segue già sa che sono un vero appassionato di economia e finanza, passione che mi ha spinto a prendere in esame personalmente i dati di reddito pubblicati dall’ISTAT. Da queste informazioni sono risalito alla propensione al risparmio media di noi italiani: durante il 2017 tale propensione è stata pari all’8,1%. Ciò significa che se ogni cittadino della provincia guadagna 27.300 euro, con un risparmio dell’8,1% può mettere da parte annualmente 2.200 euro, al netto delle varie spese quotidiane e dei consumi giornalieri e mensili.
Per ottenere questi valori ho esaminato anche i dati raccolti dalla FABI, da cui si evince che il patrimonio complessivo bancario dei nostri concittadini è di 4.300 miliardi di Euro: dividendo questa somma per il totale dei cittadini d’Italia, sono risalito alla media italiana, rapportandola al reddito delle province.
Come si colloca Cuneo rispetto alle altre province Piemontesi?
Come abbiamo visto, Cuneo presenta 27.300 euro circa di reddito pro capite, e si colloca al secondo posto in Piemonte. Infatti, a Torino il valore è di quasi 27.900 euro, mentre ammonta a 25 mila a Novara, 24.600 ad Alessandria, 23.000 euro a Vercelli e Biella e, infine, raggiunge i 21.700 € a Verbania.
Avere una buona capacità patrimoniale e gestire in maniera ottimale ed efficiente il risparmio sono requisiti fondamentali per investire e risparmiare in modo oculato e vantaggioso, non è così?
Certo, è proprio così. Tuttavia queste “doti” non rappresentano gli italiani, che, nonostante siano caratterizzati da una grande propensione al risparmio, non sono mai stati bravi ad occuparsi di investimenti. Se confrontiamo il panorama del nostro Paese con quello che vediamo in altri Stati europei, possiamo vedere che l’alfabetizzazione finanziaria che ci caratterizza è nettamente inferiore. Non è così strano o raro leggere notizie di scandali ai danni dei risparmiatori... E la colpa è, sì, dei truffatori, ma anche di chi vuole risparmiare mettendosi nelle mani di altri senza sapere nulla di investimenti da un punto di vista pratico e teorico. Affidarsi alla cieca a qualcuno non è mai saggio!
Tuttavia, non sono solo questi elementi a ridurre le potenzialità di chi vuole investire i suoi risparmi. C’è un altro elemento molto impattante sull’efficienza degli investimenti: la redditività dei patrimoni investiti in modo ottimale non è elevata come avviene all’estero perché circa l’80% delle risorse è distribuita tra liquidità (conti corrente e/o conti di deposito), o su prodotti previdenziali e assicurativi, che rendono assai poco. Tale redistribuzione impedisce e ostacola le aziende che vorrebbero accedere al credito per effettuare investimenti remunerativi.
E quindi, qual è la strategia per agire nel migliore dei modi?
Una delle prime soluzioni, come affermo sempre sul mio portale e sul mio Canale Youtube, è quella di formarsi: non possedere le giuste conoscenze è uno dei più gravi limiti degli investitori italiani, poiché ciò significa mettersi nelle mani di persone che potrebbero approfittare dell’ignoranza dell’investitore. Per questo consiglio di dedicarsi a una buona ed efficace fase di formazione, investendo su se stessi, leggendo testi online o libri specifici. Fatto ciò, allora sarà possibile passare alla definizione di obiettivi di investimento basati sul proprio profilo, magari anche rivolgendosi ad un esperto indipendente in grado di consigliare adeguatamente l’interlocutore sugli strumenti su cui investire.
Non esiste una ricetta facile valida per chiunque, tutti sappiamo che la gestione di un patrimonio è un’attività molto complessa, elemento che rende impossibile elaborare formule predefinite adatte a qualunque investitore. Non posso che suggerire di impegnarsi a capire i pro e i contro che si possono incontrare nel proprio percorso partendo dalle basi, cioè dalla propria formazione. In questo, dal 2014, sto cercando di dare un contributo.