Gentile Direttore,
in questi giorni seguo la battaglia dei pastori sardi e la condivido, perché anche io ho sempre fatto il pastore: sono un "grata" di Roaschia.
Quando li sento e li vedo manifesare dentro di me si sveglia il DNA di pastore nato in transumanza, come i miei fratelli, il papà, il nonno e il bisnonno. È vergognoso che un litro di latte di pecora valga meno di un caffè; nel 1990 nel Monferrato vendevamo il latte di pecora a 2200 lire al litro, oppure al caseificio Occelli di Farigliano e dal 1991 per 5 anni al caseificio Alta Langa. Con l'ultima consegna del mese facevamo la fattura e con la prima fattura seguente arrivava l'assegno, senza un litro di differenza. Per il contratto bastava stringersi la mano, tutta la burocrazia finiva lì.
Allora un caffè costava 30 lire, adesso ci vogliono 2 litri di latte di pecora per farne uno.
Io consiglio ai pastori sardi di versare il latte nei posti chiave della politica, non nelle piazze. Il prezzo va fatto da chi produce, non da chi compra: è una vergogna!
Grazie,
Giuseppe "Pinoulin" Ghibaudo














