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Politica | 14 marzo 2019, 06:59

Una voce chi grida nel deserto

Riceviamo e pubblichiamo

Una voce chi grida nel deserto

Quando si stempera la contrapposizione partitica, quando si assiste allo svilimento di ideologie e passioni ideali, quando si scade nella generale mediocrità politica, qualcuno che ha il merito della competenza , qualcuno che ha raggiunto serenità e saggezza e che si sente ancora vitale e valido per sè e per gli altri, è bene che affidi e raccomandi qualcosa che conta agli amici, ai sostenitori, anche se, purtroppo, si rischia di rimanere una voce che grida nel deserto.

Ma non fa niente.

E’ questa l’impressione che ho ricavato ascoltando in questi giorni a Cuneo e a Villanova Mondovì Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione C.R.T. e dell’Autostrada Torino-Savona, già indimenticabile presidente della Provincia di Cuneo, in occasione della presentazione del suo libro “La forza della società – Comunità intermedie e organizzazione politica”. Un saggio che fa ben riflettere sulla realtà politica e sociale.

Quaglia è un uomo innamorato della sua provincia di Cuneo, una provincia che ha peculiarità diverse non solo dal resto del Paese, ma anche dallo stesso Piemonte. C’è una forte domanda di “presenza” del territorio, un territorio che va sempre valorizzato, affinché la sua identità e le sue capacità potenziali includendo la comunità sia continuo fattore di crescita e di innovazione. Egli afferma “misticamente” che la comunità è un debito di solidarietà nei confronti di ogni altra persona ed è un dettato di reciprocità. Ed il territorio è il luogo in cui la politica manifesta la comunità. I cosiddetti “corpi intermedi” sono stati nel dopoguerra il motore dello sviluppo economico e sociale e hanno reso possibile l’incontro e il confronto tra il mondo politico e la molteplicità di interessi presenti e attivi sul territorio. Le varie articolazioni intermedie, gli ordini professionali e sindacali, le università, le Camere di commercio, i Comuni, le Province e le Regioni sono i luoghi in cui la società organizzata esprime la sua partecipazione, esercita il sistema democratico. Fra i corpi intermedi al servizio della comunità territoriale si inseriscono a buon diritto le Fondazioni bancarie. Esse si distinguono non per creare profitti, ma per ricavare il massimo di risorse finanziarie da destinare allo sviluppo economico, all’assistenza sociale, alla ricerca, alla cultura. Il messaggio di Quaglia sta soprattutto nell’intento di costruire il futuro mediante il recupero della capacità di stare insieme e di operare per il bene comune. Questo deve essere l’obiettivo della politica. La politica ha due polmoni: uno per risolvere i problemi decidendo, non rinviando; secondo per seguire la crescita della comunità.

Le sue sono affermazioni indiscutibili, ma celano impotenza e rimpianti. Quando vedo che ad ascoltare Giovanni Quaglia accorrono sempre in tanti, che acconsentono, ho però l’impressione che, purtroppo, tutto finisca lì. E’ una delle voci che gridano nel deserto. Chi è in grado di raccoglierla? Chi ascolta non è più in grado di reagire, di agire, di indirizzarsi di conseguenza. Forse rassegnato, forse inibito. Non si può fare a meno di ricordare che si è disperso il senso dello Stato, si è frantumata la Nazione, si è screditata la famiglia, si sono cancellati i concetti di autorità e di responsabilità, si sono mistificati i valori della società, della Patria, per non parlare - dedicato a banche e banchieri – della funzione sociale del credito che non c’è più.

 

Paolo Chiarenza - Busca

 

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