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Politica | 04 agosto 2019, 11:43

Ultima chiamata per Forza Italia dopo l’addio di Toti e la presa di distanza di Carfagna

Parlamentari e amministratori del Piemonte e del Cuneese attendono le mosse di Cirio per decidere il da farsi. Ma il neogovernatore, da scaltro “langhet”, aspetta di vedere come butta la partita. Per ora se ne resta alla finestra, vigile, in attesa degli eventi

Ultima chiamata per Forza Italia dopo l’addio di Toti e la presa di distanza di Carfagna

 

Il partito che aveva annientato la “poderosa macchina da guerra” dei Ds ora vacilla e sul suo futuro non c’è più allibratore disposto a scommettere.

Dopo l’addio del governatore della Liguria, Giovanni Toti, e la rinuncia di Mara Carfagna a far parte della pentarchia voluta da Silvio Berlusconi, Forza Italia si trova in ambasce come mai in 25 anni.

In provincia di Cuneo e in Piemonte tutti guardano ad Alberto Cirio, aspettando le sue mosse.

Ma il neogovernatore del Piemonte, da astuto “langhet”, prima di muoversi vuole aspettare che passi lo tzunami e capire come si posizioneranno le pedine sullo scacchiere per cui se ne sta prudentemente alla finestra in attesa degli eventi.

Anche la sua “ombra”, Franco Graglia, si guarda ben dallo sbilanciarsi in giudizi su quel che sta accadendo in questi giorni in Forza Italia.

“In questo momento, ad inizio mandato – si limita a dire -, sono solo concentrato nel cercare di amministrare bene il Piemonte e fare del mio meglio in questo nuovo ruolo di vice presidente del Consiglio regionale di maggioranza. I piemontesi – aggiunge - hanno grandi aspettative, non voglio deluderli nei prossimi 5 anni”

Se il deputato Enrico Costa, che già aveva vissuto da protagonista la stagione del precedente scisma di Ncd, prudentemente, preferisce non pronunciarsi, il suo collega senatore e sindaco di Priocca d’Alba, Marco Perosino, non si sottrae.

“Io sono un uomo di Cirio, come dite voi giornalisti – afferma - e con lui mi confronto, salvo eventi eccezionali. Non è un bel momento. Per risorgere occorre una rivoluzione che azzeri tutte le posizioni. Non credo alle primarie – osserva -, anche perché già troppo usate dal Pd, e comunque impossibili in un momento di scarsa presa sugli elettori. Inoltre – aggiunge il senatore albese - occorre avere una linea propria: su immigrati ed Europa non possiamo dire le stesse idee del Pd, sull'economia non possiamo essere solo tecnocratici, ma popolari e flessibili. Io – conclude - continuo a svolgere il mio mandato sui problemi, ma sto in campana”.

Se Perosino sta in campana, chi non si scompone oltre misura per quel che sta succedendo in queste ore nel partito è il segretario provinciale Maurizio Paoletti, avvocato e sindaco di Boves.

“E’ indubbiamente una fase confusionaria, ma inevitabile. Il nostro partito – commenta il segretario azzurro - ha bisogno di un terremoto e forse è giusto che sia così. Zingaretti si sta spostando sempre più a sinistra, mentre Salvini, per contro, porta sempre più a destra la Lega. C’è uno spazio grande per un’area moderata in cui vorrebbe identificarsi un Paese normale. La gente non ne può più di questa politica muscolare, urlata, di perenne contrapposizione. Non credo – annota ancora Paoletti che le primarie siano il punto di snodo indispensabile. Personalmente sono ottimista perché vedo aprirsi spazi che oggi la politica non occupa e che rappresentano, a mio avviso, il sentiment della maggioranza degli italiani. E’ in questa direzione che dobbiamo lavorare, consapevoli che oggi, piaccia o no, sono i leader che fanno la differenza. Ritengo che Forza Italia, o come si chiamerà il soggetto che nascerà dalle sue ceneri, debba avere come leader un cinquantenne, imprenditore o amministratore che sia, che, con pacatezza e tranquillità, si adoperi per ricomporre l’area moderata”.

Paoletti, forte della sua formazione classica e temprato dalla professione forense, sembra (anche se non lo cita espressamente) cercare conforto nella massima di Giambattista Vico “Parean traversie, eran opportunità”.

Ora, in mezzo alle traversie, gli azzurri della Granda e del Piemonte aspettano le mosse di Cirio per capire da lui quali siano le opportunità per cercare riparo dal terremoto in atto.

 

Giampaolo Testa

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