Matteo è uno studente di 12 anni con sindrome di Asperger, disturbo dello spettro autistico.
Frequenta la seconda media in un’istituto secondario di primo grado in provincia di Cuneo ed è tra gli alunni ad avere diritto alle lezioni in presenza stando all’ultimo Dpcm. Su questo tema nella nota diffusa dal ministero dell’Istruzione in riferimento al decreto del presidente del consiglio dei ministri del 3 novembre si legge chiaramente: “per gli alunni con disabilità (il Dpcm ndr) segna nettamente la necessità che tali attività in presenza realizzino un’inclusione scolastica 'effettiva' e non solo formale, volta a mantenere una relazione educativa che realizzi effettiva inclusione scolastica”.
“I dirigenti scolastici - continua il testo - unitamente ai docenti delle classi interessate e ai docenti di sostegno, in raccordo con le famiglie, favoriranno la frequenza dell’alunno con disabilità, in coerenza con il PEI (Piano Educativo Individualizzato ndr) nell’ambito del coinvolgimento anche, ove possibile, di un gruppo di allievi della classe di riferimento, che potrà variare nella composizione o rimanere immutato, in modo che sia costantemente assicurata quella relazione interpersonale fondamentale per lo sviluppo di un’inclusione effettiva e proficua, nell’interesse degli studenti e delle studentesse.”
Ci scrive la mamma di Matteo per testimoniare la situazione “caotica” che si è venuta a creare, pur non volendo puntare il dito contro nessuno e sapendo che la situazione non riguarda solamente suo figlio, ma anche altri studenti che sono seguiti da insegnante di sostegno.
“Appena abbiamo saputo della possibilità per mio figlio di partecipare a scuola in presenza ho contattato le due insegnanti di sostegno che si sono rese da subito disponibili a seguire Matteo per la didattica online e in presenza - spiega - Sono molto felice naturalmente di questa possibilità. Mi rassicurano dicendomi con molta gentilezza che bisogna solo organizzare un calendario, ma si potrà fare. Grazie anche alla collaborazione del mio datore di lavoro e dei miei colleghi riesco a fare fronte agli orari che mi sono stati proposti per questa settimana: 4 ore distribuite su martedì e mercoledì. Poche rispetto a quelle reali online, ma ‘oro colato’ per un ragazzo con autismo.”
“In questa situazione - prosegue - l’organizzazione è restata in mano a me e agli insegnanti. Ad ora non ho ricevuto comunicazioni di sorta da parte della scuola o dalla dirigenza. Lunedì mi chiama dispiaciuta una delle docenti per dirmi che mio figlio l’indomani non potrà andare a scuola in presenza perché lei deve sostituire la collega in mutua tramite Dad. Per questo motivo non potrà assistere mio figlio. Anche il mercoledì sarà sospeso. Mi dicono, forse, potrà andare venerdì per 2 o 3 ore, dipende dalle lezioni, insegnanti e incastri vari...”
All’indomani di questa telefonata la classe di Matteo viene posta in quarantena per via di un caso di isolamento domiciliare. Questo perchè le lezioni si svolgevano in presenza fino alla settimana prima.
Quindi Matteo non avrebbe comunque potuto partecipare alle lezioni in presenza nella settimana in corso. Ma resta l’”amaro in bocca” della famiglia che si è vista “privata del diritto al sostegno in presenza”.
“Non voglio dare assolutamente la colpa alle insegnanti - continua la mamma di Matteo - sono state più che collaborative. Ma mi chiedo. Perché se noi abbiamo dei diritti vengono messi in secondo piano? Io dell'invalidità di mio figlio ne avrei fatto volentieri a meno. Lo stesso vale per tutto ciò che comporta questa situazione. Se manca l’insegnante non deve essere tolta ad un alunno meno fortunato. Per un ragazzo autistico il docente è un punto di riferimento. Inoltre per chi ha la sindrome di Asperger la quotidianità è tutto: fare cambiamenti all'ultimo minuto è un vero e proprio problema a livello emotivo.”
“Visto il periodo non proprio roseo, la scuola per loro è un punto fermo e stabile - conclude - nessuno deve essere differenziato rispetto ad un altro. Tutti hanno diritti e doveri e siccome loro non possono difendersi dobbiamo pensarci noi che li abbiamo messi al mondo. Sono fiduciosa che tutto questo sia solo momentaneo e legato a una questione di organizzazione. Ma resta la tristezza e l’amarezza per questo caso specifico. I problemi legati al Covid, li abbiamo messi in conto come genitori in quest’anno difficile. Ma ho trovato ingiusto per mio figlio, ma anche per gli altri alunni che sono seguiti con sostegno, avere avuto questa risposta.”
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