È proseguito a Cuneo il processo davanti al Tribunale Collegiale alle due persone accusate di usura in concorso per fatti che si riferirebbero al 2013 nel Cebano. Imputati sono S.C., agente di commercio residente in un comune dell’Alta Langa, e J.D., artigiano albese (il padre, a sua volta imputato nel procedimento, è deceduto).
A essere coinvolti nell’inchiesta erano altre tre persone che hanno già definito la loro posizione con riti alternativi: W.T., agricoltore di Alba, G.B., 27enne ballerina, e M.P., artigiano edile di Cairo Montenotte, in provincia di Savona.
Sarebbe stato S. C. ad avvicinare le presunte vittime, alle quali avrebbe prestato somme di denaro in contanti previa consegna di un assegno firmato, in bianco, che sarebbe stato incassato da lui o dai suoi complici qualora chi aveva chiesto il prestito non avesse restituito il denaro nei tempi e nei modi concordati. A ogni ritardo nel versamento delle rate, trascorsi 10 giorni, sarebbe stato applicato un ulteriore interesse del 10%. Per giustificare i giri di denaro, secondo l’accusa, sarebbero state inscenate compravendite fittizie di auto di lusso e orologi.
Verosimilmente, tra le vittime dell'usura ci sarebbe stato anche il coimputato J.D., che nel procedimento si è costituito parte civile contro S.C.: “Io e mio padre restituivamo il denaro con un interesse del 5-7%, fino ad arrivare al 10%. Mio padre acquistò da lui automobili e camion per dilazionare i pagamenti”. Sentito come testimone, W.T. aveva riferito come, in realtà, quei prestiti da parte di S.C. fossero “favori fra amici". "Gli restituivo somme maggiorate di mia spontanea volontà”, ha aggiunto.
Tra i testimoni dell'accusa comparsi davanti al giudice nel corso dell’ultima udienza anche l’artigiano M.P., che era stato coinvolto nel procedimento come imputato patteggiando la pena: “Una volta S.C. mi disse che un suo caro amico, un imprenditore marocchino di Torino, aveva bisogno di liquidità. Si parlava di 4mila euro, che sarebbero stati restituiti entro un mese, un mese e mezzo. S.C aveva proposto 500 euro di interessi al mese se ci fossero stati ritardi. Per due o tre volte sono andato a Torino per riscuotere il denaro. Poi ho avuto da S.C. un assegno in bianco firmato dalla moglie dell’imprenditore.; S. mi disse di compilarlo e di scrivere come cifra 4.750 euro. Non capivo perché ci fossero 750 euro in più, ho pensato fossero per i ritardi. S. mi disse di darglieli in contanti. Quando sono andato a incassare l’assegno era scoperto”.
Il 23 febbraio, il prosieguo.