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Economia | 20 marzo 2023, 19:48

Etichettatura alimentare: come procedere nel rispetto della normativa

Per rispettare le normative vigenti in tema di etichettatura alimentare, sia in Italia che all'estero, molte realtà si affidano ad aziende in outsourcing

Etichettatura alimentare: come procedere nel rispetto della normativa

Per rispettare le normative vigenti in tema di etichettatura alimentare, sia in Italia che all'estero, molte realtà si affidano ad aziende in outsourcing che possano operare con la consapevolezza di tutti gli aggiornamenti in merito, così da evitare di commettere errori e al contempo offrire al consumatore prodotti sempre idonei.

Le regole da rispettare in proposito, infatti, possono differire molto da un Paese all'altro e se in ambito europeo esiste una certa conformità derivante dal regolamento UE 1169 del 2011, nei Paesi extraeuropei un'etichetta potrebbe dover essere realizzata diversamente, indicando gli ingredienti o il peso netto in ordine differente o aggiungendo elementi specifici, non richiesti ovunque. Una ditta che esporta i propri prodotti e non rispetti, per dolo o semplice distrazione, determinati canoni può andare incontro a sanzioni fino a 40 mila euro.

Cosa deve essere riportato sull’etichettatura alimentare in Italia

Gli ingredienti, in linea generale, devono essere elencati correttamente in base alle percentuali che compongono l'alimento, preconfezionato o meno, senza dimenticare di indicare l’eventuale presenza di allergeni.

Per quanto riguarda nello specifico i prodotti italiani, come si legge nella guida all'etichettatura degli alimenti realizzata dagli esperti di Food Consulting, per ottenere la denominazione Made in Italy è necessario che l'ingrediente principale sia presente in misura mai inferiore al 50%: ciò può riguardare per esempio la pasta, la conserva di pomodoro o il latte.

Il peso netto del prodotto sarà un altro elemento da riportare in fase di etichettatura, così come l'inserimento di coloranti alimentari, conservanti e loro tipologie, valori nutrizionali (magari riferiti a 100 grammi di prodotto per convenzione) e aggiunta di sale.

Laddove l'alimento sia a base di carne, occorrerà indicare sull'etichetta il Paese di origine dell'animale, se l'allevamento è di tipo biologico, ma anche dove le carni sono state macellate e lavorate: queste due procedure, infatti, non sempre avvengono nello stesso Stato.

La filiera di prodotti come le uova, invece, è contraddistinta da codici alfanumerici indicativi, nonché dall'indicazione di allevamento a terra o in gabbie.

Ovviamente, le etichette devono riportare anche informazioni che riguardano il produttore, il tipo di conservazione e la data di scadenza, secondo le leggi vigenti.

Com’è cambiata nel tempo la normativa sull’etichettatura alimentare

Il già citato regolamento europeo del 2011 di recente è stato aggiornato con l’inserimento di norme più severe e stringenti, che riguardano anche gli imballaggi dei prodotti alimentari che debbano affrontare viaggi più o meno lunghi, per esempio durante una fase di export e di distribuzione ad ampio raggio.

I colli devono identificare fin da subito la provenienza e il tipo di contenuto, anche per evitare che vanga interrotta involontariamente la catena del freddo, consentendo una pianificazione intelligente che preveda anche l'impiego di camion frigo idonei impostati con la temperatura corretta.

Se le informazioni sull’etichettatura alimentare sono riportate in modo chiaro e ben visibile la supply chain avrà un tracciamento scevro da incongruenze e anche il distributore potrà mettersi al riparo da sanzioni, magari cagionate da etichettatura insufficiente.

Possono essere soggetti a sanzioni i produttori che non riportino una precisa data di scadenza su un alimento fresco, oppure un'indicazione a titolo di raccomandazione su uno confezionato. Allo stesso modo, la conservazione corretta va sempre evidenziata sull’etichettatura alimentare, soprattutto quando l'alimento necessita di essere riposto in frigorifero solo dopo l'apertura.

In altri casi devono obbligatoriamente riportarsi istruzioni sulla cottura: per esempio, dev’essere specificato se a un prodotto liofilizzato va aggiunta una determinata quantità d'acqua oppure se è già presente una percentuale di sale o, ancora, se si rende indispensabile portarlo a una temperatura specifica per consumarlo in sicurezza.

Ovviamente, poi, devono essere presenti per legge indicazioni specifiche sul marchio, sul produttore con i relativi recapiti, senza mai dimenticare tutto ciò che può essere identificativo per il lotto in questione, così da consentire di risalire all'intera filiera produttiva.

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