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Sanità | 28 marzo 2023, 18:00

"Mi piace l'idea di seguire una persona in tutte le fasi della vita": Beatrice Ameglio e la scelta di diventare medico di base

Cuneese, dal 1° aprile prenderà servizio presso uno studio associato in corso Giolitti. L'esperienza del Covid, vissuta sul territorio come medico delle USCA, le ha fatto capire l'importanza della medicina di territorio

"Mi piace l'idea di seguire una persona in tutte le fasi della vita": Beatrice Ameglio e la scelta di diventare medico di base

E' in corso un ricambio generazionale importante nella classe medica, in particolare tra i medici di Medicina generale.

Dottori giovani che guardano anche al passato, a quando il dottore di famiglia visitava, andava a casa dei pazienti e li seguiva in tutte le fasi della vita. Tra questi c'è Beatrice Ameglio, cuneese di 30 anni che, dal 1° aprile, prenderà servizio a Cuneo, in uno studio associato in corso Giolitti.

L'annuncio, tramite comunicato stampa dell'Asl CN1, della sua presa di servizio, ha suscitato molte reazioni - tutte positive - tra i nostri lettori. E' molto conosciuta in città. Diplomata al liceo scientifico del capoluogo della Granda, si è laureata a Torino ma non ha mai perso i contatti con Cuneo. Ed è qui che ha scelto di tornare e lavorare, al servizio del territorio.

Un lavoro, quello del medico di Medicina generale, sicuramente meno prestigioso rispetto ad altre specializzazioni in ambito sanitario. Si pensi al chirurgo o al cardiologo... ma per Beatrice, invece, il richiamo della medicina di territorio è sempre stato forte e chiaro. "Mi piace l'idea di un contatto continuo con il paziente, il fatto di poterlo seguire in tutte le fasi della sua vita e non solo per una patologia specifica o in fase acuta", spiega.

"Nella scelta di essere medico di base c'è anche l'apetto piscologico e sociale, un prendersi cura della persona, entrando in contatto con la sua famiglia, analizzando la situazione in modo più esteso. Quello che siamo chiamati a fare è molto diverso da ciò che si fa in un ospedale, ma è altrettanto importante", continua.

E quanto la medicina territoriale sia importante e da implementare, ce lo ha insegnato il Covid. "In quegli anni, molto pesanti per noi sanitari, ho lavorato a Torino come medico delle USCA (Unità speciali di continuità assistenziale), fondamentali nell'aiutare i medici di medicina generale nella gestione sul territorio dei pazienti COVID o sospetti COVID. E' stata un'esperienza molto formativa, dalla quale ho capito quanto sia cruciale il ruolo dei medici di base", spiega ancora la dottoressa Ameglio.

Come si immagina il suo futuro lavorativo? "Quello che vorrei fare è seguire il paziente, dandogli attenzione, andando a casa, se necessario. Sono anche convinta che si debba tornare a fare clinica, a visitare, come facevano i medici nei decenni scorsi. I carichi di lavoro sono sempre più pesanti, le persone spesso si arrabbiano per le liste di attesa o per le cose che non vanno, ma voglio essere ottimista. La realtà di Cuneo è ancora buona e ci sono tanti nuovi medici giovani, come me, che hanno voglia di fare questo lavoro mettendo davvero al centro il paziente". 

Barbara Simonelli

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