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Attualità | 02 maggio 2023, 13:54

Bra, consegna del tricolore agli alunni delle scuole primarie, grazie al Lions Club Bra Host [FOTO]

La cerimonia nella mattina di martedì 2 maggio alla presenza delle autorità comunali e lionistiche

Nelle foto alcuni momenti della manifestazione, a Bra

Nelle foto alcuni momenti della manifestazione, a Bra

La bandiera italiana, il tricolore, il verde, il bianco e il rosso, i colori dell’Italia. Per avvicinare sempre di più le nuove generazioni al senso di appartenenza alla propria nazione nella mattinata di martedì 2 maggio il Lions Club Bra Host, rappresentato dal presidente Monia Rullo, ha distribuito tante bandierine agli alunni delle classi quinte delle Scuole primarie degli Istituti comprensivi Bra 1 e Bra 2.

L’iniziativa rientra nel service “Promuoviamo il tricolore” e mira così a rendere tangibile uno degli scopi del Lionismo: «Prendere attivo interesse al bene civico, culturale, sociale e morale della comunità», perché è importante per tutti essere cittadini consapevoli e contribuire a realizzare una società sempre migliore.

E il tricolore, che riassume tutto il significato di nazionalità, ha dipinto corso Cottolengo di grande intensità emotiva, per un appuntamento che ha visto la presenza del sindaco di Bra, Gianni Fogliato, accompagnato dai colleghi di Giunta, e di una delegazione del Lions Club Bra Host, con gli agenti del Corpo di Polizia Municipale a garantire la sicurezza della cerimonia.

Le bandierine hanno sventolato tra le mani dei giovanissimi, che si sono riuniti sulla scalinata del Municipio per la foto di rito insieme ai docenti, dirigenti ed alle autorità, non prima di aver cantato l’inno di Mameli ed ascoltato la storia del tricolore.

«Verde speranza, bianco fede, rosso passione»: i colori della nostra Italia sono stati ben illustrati da Fabio Bailo, presidente del Consiglio comunale di Bra, che li ha ricollegati ai principi di pace, giustizia e patriottismo.

E ancora «Verde dei prati, bianco della neve e rosso del sangue versato dai martiri della libertà», come ha detto il presidente del Lions Club Bra Host, Monia Rullo. Tre colori impressi nei nostri cuori oggi più che mai, tre colori, un vessillo di orgoglio, motivo di vanto nel mondo intero. Siamo italiani!

Storia del tricolore

Era il 7 gennaio 1797 quando a Reggio Emilia nacque il tricolore italiano: bandiera nazionale. A idearlo Luigi Zamboni, studente dell’Alma Mater, e Giovanni Battista De Rolandis, patriota piemontese. Il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decretò «che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco e Rosso e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti». Il tricolore fu così adottato come vessillo durante il Risorgimento dal Regno di Sardegna, dal Regno delle Due Sicilie e da tutti i territori che man mano andarono a ricomporre durante le Guerre d’Indipendenza il territorio nazionale. La proclamazione ufficiale, nonostante l’Unità raggiunta nel 1870 con la Breccia di Porta Pia, avvenne però solo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Era il 24 marzo 1947 quando la neonata Repubblica Italiana eliminava il simbolo dei Savoia dalla bandiera e proclamava nell’articolo 12 della Costituzione il seguente articolo: «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni».

Perché questi tre colori?

Nell’Italia del 1796, attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche di ispirazione giacobina, che avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti adottarono quasi tutte, con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, chiaramente ispirate al modello francese del 1790. Anche i reparti militari “italiani”, costituiti per affiancare l’esercito di Bonaparte, ebbero stendardi che riproponevano la medesima foggia. In particolare, i vessilli reggimentali della Legione Lombarda presentavano, appunto, i colori bianco, rosso e verde: il bianco e il rosso, infatti, comparivano nell’antichissimo stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano, fin dal 1782, le uniformi della Guardia civica milanese. Gli stessi colori, poi, furono adottati anche negli stendardi della Legione Italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell’Emilia e della Romagna, e fu probabilmente questo il motivo che spinse la Repubblica Cispadana a confermarli nella propria bandiera. Al centro della fascia bianca, lo stemma della Repubblica, un turcasso contenente quattro frecce, circondato da un serto di alloro e ornato da un trofeo di armi.

Chi erano gli ideatori

Luigi Zamboni (1772-1795), bolognese, era studente di Legge all’Alma Mater. Figlio di un commerciante di stoffe di via Strazzacappe e di Brigida Borghi, fin da ragazzo interrogava i viaggiatori stranieri che si recavano presso il magazzino del padre e si appassionò alle vicende francesi. Si convinse così che Bologna doveva affrancarsi dal dominio pontificio per riavere l’antica autonomia.

Ben presto entrò in contatto con l’ambiente rivoluzionario e viaggiò in Francia e Corsica. Dopo aver partecipato ad una serie di missioni segrete sotto falso nome e dopo essere venuto in contatto con esponenti della massoneria, tornò a Bologna e raccolse intorno a sé alcuni studenti, giovani laureati e uomini di strada, tutti contrari al governo assolutista e antidemocratico dello Stato Pontificio. La madre condivideva il suo innato patriottismo e confezionò coccarde tricolore alla moda francese, sostituendo il verde all’azzurro.

Giovanni Battista De Rolandis (1774-1796) originario dell’Astigiano proveniva da una famiglia aristocratica. Quando i francesi si concentrarono sulla dorsale delle Alpi piemontesi, la madre lo allontanò da Torino e lo mandò al seminario di Asti da dove venne allontanato dopo una protesta e fu così che, per intercessione del cugino della madre Carlo Luigi Amico, ministro dei Savoia a Napoli, venne accolto presso il Collegio Piemontese “La Viola” di Bologna e iscritto alla facoltà di teologia. Sotto le due Torri incontrò Luigi Zamboni.

Insieme assunsero il comando di una piccola formazione e iniziarono a scrivere e distribuire manifesti. Nella notte tra il 13 e il 14 novembre 1794 diedero vita ad una sommossa, vennero catturati nei pressi di Firenzuola e vennero rinchiusi a Bologna, nel carcere del Torrone. Luigi fu trovato impiccato nella sua cella il 18 agosto 1795 in circostanze mai chiarite; De Rolandis venne portato alla forca l’anno successivo, dopo aver subito crudeli torture. I due vengono considerati i primi martiri della libertà italiana e del Risorgimento.

Silvia Gullino

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