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Attualità | 17 novembre 2023, 09:56

A Cuneo si festeggia il decennale della "casa dalla parte delle donne"

Dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Un'iniziativa a cura della Società di San Vincenzo De Paoli. Dal 2013, sono state accolte 92 donne di 18 nazionalità diverse

A Cuneo si festeggia il decennale della "casa dalla parte delle donne"

Domani 18 novembre, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, un appuntamento per celebrare e ricordare 10 anni dalla parte delle donne, a Cuneo, con la Società Vincenzo De Paoli. 

In via Monsignor Peano, dove c'è la panchina rossa, ci saranno dei momenti di animazione e riflessione che arriveranno fino alla Casa Madre dellla Speranza.

Dieci anni sono un traguardo importante.

Casa Madre della Speranza è stata aperta il 15 marzo del 2013 in memoria di Santa Luisa De Marillac fondatrice con San Vincenzo de Paoli delle Figlie della Carità. In quel periodo si erano presentate al Centro di Ascolto della San Vincenzo diverse donne senza fissa dimora richiedendo aiuto. Come aiutarle?

La Parrocchia del Sacro Cuore decise di dare in comodato d’uso alla San Vincenzo due alloggi di sua proprietà situati nelle vicinanze. In questa struttura le donne sono state accolte gratuitamente, e continuano ad esserlo, in accordo con i Servizi Sociali da cui, però, non si prendono contributi. I costi degli alloggi, denominati “CASA MADRE DELLA SPERANZA”, sono sostenuti dai benefattori che, credendo in questo progetto, da dieci anni aiutano con le loro offerte. Alcune volontarie vincenziane, poi, si alternano per controllare che l’alloggio sia tenuto pulito ed in ordine e che sia sempre fornito dei prodotti necessari per il funzionamento della casa.

In questo alloggio sono state accolte dal 2013 ben 92 donne e 33 bambini. La più giovane appena diciottenne e la più anziana di 70 anni.

In base alla provenienza, le donne ospitate in questi 10 anni sono originarie di 4 continenti con 18 nazionalità diverse: italiana, polacca, rumena, ucraina, albanese, macedone, marocchina, eritrea, somala, ivoriana, nigeriana, ghanese, senegalese, ugandese, colombiana, domenicana, bengalese, cingalese.

Patrizia Degioanni spiega: "Abbiamo accolto profughe, donne senza fissa dimora, o ancora, vittime di violenza (violenza fisica, o lasciate fuori casa dal compagno e senza mezzi di sostentamento); alcune avevano perso temporaneamente il lavoro o avevano problemi di salute o, essendo badanti, al termine del contratto non sapevano dove andare, donne in gravidanza a cui siamo state vicine anche al momento del parto. Abbiamo accolto una ragazza in gravidanza dopo un matrimonio forzato con un marito anziano e violento, e una giovane donna agli arresti domiciliari con la sua bimba e in attesa di processo.

La permanenza nella casa in genere è stata di pochi giorni o pochi mesi, tranne alcune eccezioni. Talora la casa è stata abitata solo di giorno, da donne senza fissa dimora per farsi una doccia, il bucato e fare colazione. In altri casi siamo riuscite a sostenere le donne molto di più con progetti per il reinserimento sociale, tirocini, la ricerca di lavoro, i corsi di lingua italiana: lo scopo è sempre stato quello di rendere tutte queste donne autonome per poter ricominciare una nuova vita".

Domani i 10 anni di storia di questa casa, attraversata da tante vite, verranno festeggiati con tante iniziative e momenti di condivisione.

 

Barbara Simonelli

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