Ospedali e reparti pediatrici un po' in affanno in tante città d'Italia, per un improvviso aumento di accessi legati a patologie respiratorie.
Le cause sono dovute al virus sinciziale, responsabile delle bronchioliti, che già a gennaio scorso aveva portato ad un importante aumento dei ricoveri di bambini anche piccolissimi, ma anche alle polmoniti batteriche (non atipiche, come quelle riscontrate in Cina).
A confermare un numero di casi in crescita è la dottoressa Eleonora Tappi, primario della Pediatria del Santa Croce e Carle di Cuneo. "Al momento abbiamo quattro bambini, (di 3, 4, 6 e 10 mesi) attaccati ai ventilatori con gli alti flussi", spiega. Si tratta di macchinari che garantiscono una forma di ventilazione intermedia, che aiuta il polmone a rimanere espanso riducendo, pertanto, la fatica respiratoria.
Ma ci sono anche dei neonati più gravi, ricoverati in Terapia intensiva neonatale. "Nei casi più a rischio - continua la dottoressa - vengono intubati. Abbiamo anche qualche caso di polmonite di origine batterica. Si spera che, con la chiusura delle scuole, i casi diminuiscano, anche se si sta andando verso il picco stagionale dell'influenza. Ovviamente, per i bambini più grandi o in salute, non è un problema, mentre può esserlo per i lattanti o per i bambini più fragili".
Nulla, comunque, che le Pediatrie non vivano ogni anno. Proprio a gennaio scorso c'era stato un importante numero di bronchioliti, con ben 24 ricoveri in appena due mesi al Santa Croce. Un numero che risultava essere di quattro volte superiore a quello degli anni precedenti. Al momento, a Cuneo, dove i ricoverati sono, come detto, quattro, la situazione non desta particolare allarme, anche se è monitorata con grande attenzione.
E, conclude ancora la dirigente della Pediatria, "non mancano i casi di Covid. Li riscontriamo con l'accesso in Pronto Soccorso. Uno dei bambini in Terapia Intensiva aveva sia il Covid che il virus sinciziale, presentando un quadro molto critico. Quasi nessuno, comunque, viene ricoverato per Covid, ma quando si riscontra la positività, il paziente viene isolato e, inevitabilmente, scatta una gestione più complessa".