“Abbiamo chiesto ai legali che ci seguono un parere sul percorso da perseguire a fronte della sentenza del 1° febbraio. Questa indicazione è attualmente all’esame degli Uffici preposti e potrebbe realisticamente portarci a un ricorso in appello: nei prossimi giorni convocherò una conferenza dei capigruppo per informarvi sulla scelta attuata”.
Parole della sindaca di Cuneo Patrizia Manassero che, nelle due serate di Consiglio comunale conclusesi ieri (27 febbraio), si è trovata ad affrontare ampie discussioni in merito al tema del contenzioso civile che vede la Città coinvolta assieme alla Tettoia Vinaj srl in merito alle irregolarità di gestione messe in atto dalla società relativamente all’omonimo immobile di piazza Foro Boario.
Come ampiamente comunicato anche dal nostro giornale nei primi giorni del mese di febbraio, il tribunale di Cuneo ha stabilito la cancellazione del contratto tra i due soggetti e la restituzione dell’immobile “privo di cose e persone”. Al contrario, ha indicato come inammissibile la richiesta di pagamento degli oltre 930mila euro – tra canoni di gestione non pagati e oneri di monetizzazione – avanzata dall’ente nei confronti della società.
Quasi un milione di euro, contando anche gli oneri recentemente maturati, che rischiano insomma di non ritornare mai più alla disponibilità pubblica.
La sentenza ‘ai raggi x’: “Com’è potuto succedere?”
Il Consiglio comunale si è trovato a discutere, sul tema, un ordine del giorno – presentato dagli Indipendenti e che ha scatenato una vera e propria bagarre – e due interpellanze, a firma Cuneo per i Beni Comuni e Forza Italia.
“La sentenza ci ha veramente stupito e non pare lasciare troppo spazio all’amministrazione rispetto all’ottenimento dell’adempimento del debito – ha spiegato Ugo Sturlese - . Pare assurdo, come mai si è arrivati a questa conclusione? Troppo facile scaricare sugli avvocati tutte le responsabilità; non me la prendo con lo studio Barosio, che stimo da tempo e in maniera profonda, ma con l’amministrazione comunale: spiegateci perché e in base a quale motivazione avete chiesto ai legali di andare in una direzione specifica. Ci sono stati troppi errori incredibili, il Comune deve affidarsi al parere di un terzo soggetto, esterno ma informato sui fatti”.
“L’ottenimento della fidejussione bancaria relativa alla gestione dell’immobile, ma ottenuto o richiesto, avrebbe forse evitato il ricorso in giudizio – ha rincarato la dose Civallero - . Perché il Comune si è disinteressato, per anni, al recupero di quanto dovuto? Nell’ultimo incontro con lo studio degli avvocati il risultato della sentenza è stato venduto come un successo, una vittoria. Non mi pare sia così: dei soldi non ne recupereremo nessuno e, nel caso di ricorsi, anche il recupero della struttura arriverà tra alcuni anni”.
“L’appello un errore tra i tanti già attuati”
Il consigliere comunale Beppe Lauria – autore di un’altra interpellanza sul tema, poi non discussa – ha sottolineato come la Città non corra il rischio di non recuperare il debito: “Questa è una realtà vera e propria, e io vi chiederò conto del possibile danno erariale: sono pronto a denunciare”.
“Aveste l’intenzione di realizzare un decreto ingiuntivo l’avreste già fatto: lo fate per i cittadini con le multe ma non se chi vi deve dei soldi è un vostro amico – ha aggiunto Lauria - . Siete bravi, molto, a mantenere i rapporti amicali, un profilo basso ma oggi più che mai fatico a comprendere la ragione e le modalità con le quali sembrate esservi costruiti questa situazione da soli. Dalla data del giudizio a oggi cos’è successo? Nulla. Quando non si recupereranno i soldi l’amministrazione che è responsabile del danno cosa deciderà di fare? Metterà mano al portafoglio in maniera diretta? Affronterà un ricorso pagato di tasca propria? Spero, almeno, qualcuno si vergognerà di quanto accaduto”.
Il consigliere ha poi anche citato il terzo attore – seppur non compreso nel contenzioso legale – della vicenda, ovvero il Baladin che la tettoia Vinaj la occupa da anni, chiedendosi il senso nel continuare a pagare qualcuno che deve tutti quei soldi all’amministrazione pubblica. Anche Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia) ha toccato l’argomento: “Non si poteva chiedere l’accantonamento cautelativo di quanto versato da Baladin all’inadempiente?”
Ugualmente molto critico Giancarlo Boselli (Indipendenti): “Una vicenda scandalosa, lo dico da tempo, non ho altri termini per definirla nella sua complessità – ha detto - . Serve però mettere in evidenza il fatto che la sindaca si è assunta la responsabilità di nascondere informazioni che sono emerse negli anni solo grazie all’iniziativa delle opposizioni: ha fatto finta di non sapere che mancava la fidejussione, ha evitato di dare risposte precise a domande specifiche rispetto alla monetizzazione dei parcheggi, assieme all’amministrazione comunale precedente ha agito con la causa civile solo dopo sette anni, in un ritardo mostruoso e incomprensibile”.
“O la sindaca ci dice che del risultato ottenuto è soddisfatta e contenta, e non mi sembra, oppure non c’è spiegazione all’accaduto e si lascia ampio spazio a dietrologie pericolose – ha continuato l’indipendente - . Un’amministrazione davvero trasparente dovrebbe avere il coraggio di ammettere i propri errori, non nasconderli. E l’appello è uno di questi, almeno secondo noi”.
Fantino: “Richieste rifiutate per un errore del giudice”
A rispondere alle istanze dei consiglieri sono stati, come detto, la sindaca ma anche l’assessore Valter Fantino. “Non abbiamo mai chiesto l’esatto adempimento del debito, che abbiamo invece presentato come istanza accessoria a quella di conclusione del contratto – ha detto il secondo - . Il recupero del debito è parte della restituzione dell’immobile, un effetto automatico e non il risarcimento di un danno”.
Secondo l’assessore la richiesta avanzata dal Comune risultava quindi assolutamente sostenibile, e l’inammissibilità una “lettura errata e arbitraria da parte dell’autorità giudiziaria”: “Stiamo valutando le azioni da intraprendere per poter tentare il ricorso in appello”.
“La sentenza declina in modo puntuale i fatti per come si sono svolti, senza lasciare alcun dubbio: un giudice si è espresso e ha chiarito una situazione che il Comune ha asserito essere vera per diverso tempo. Questo mi ha spinta a dire, subito, di essere soddisfatta ed è un punto fermo positivo. Per il recupero del debito, però, c’è preoccupazione e attenzione e nessuno sottostima o ha mai sottostimato l’importanza della questione”.
“Un errore, e anche troppo comodo, ora e in questa sede vestire i panni degli avvocati amministrativi – ha concluso la sindaca - . I percorsi che ci si aprono davanti non possono essere univoci o semplici ma siamo intenzionati ad andare avanti: la scelta di ricorrere in appello è un atto di indirizzo amministrativo che non attiene al Consiglio comunale”.