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Attualità | 19 marzo 2024, 12:56

Le vittime innocenti delle mafie ricordate a Borgo San Dalmazzo nella Giornata della Legalità [FOTO E VIDEO]

Evento che ha coinvolto i ragazzi dell'istituto comprensivo Sebastiano Grandis. Il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Cuneo ha donato simbolicamente una toga all'albero della legalità. Forte la testimonianza del vice questore Manganaro: "Mafia non è uguale a Sicilia. E' uguale a silenzio che è uguale mentalità mafiosa”

Le vittime innocenti delle mafie ricordate a Borgo San Dalmazzo nella Giornata della Legalità [FOTO E VIDEO]

Un rosario civile per fare rivivere le vittime innocenti delle mafie. Questo il significato della lettura da parte dei ragazzi dell’istituto comprensivo “S. Grandis” di Borgo San Dalmazzo di oltre mille nomi.

Una lettura, accompagnata dalla musica, durata oltre un'ora a cui hanno contribuito anche gli ospiti del Centro diurno Ou Bourc, rappresentanti delle associazioni e cittadini comuni. L'ultimo nome è quello Francesco Pio Maimone, ragazzo di soli 18 anni, ucciso il 20 marzo 2023 da un colpo di pistola a Napoli, in zona Mergellina.

Questa mattina, martedì 19 marzo all'auditorium di Borgo San Dalmazzo, si è svolta la 2^ Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie e per la promozione della cittadinanza responsabile.

Un evento organizzato dal Comune di Borgo San Dalmazzo con il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Cuneo.

Spiega Clelia Imberti, vicesindace e assessora alla Legalità: "Il nostro progetto sulla legalità si nutre del lavoro sinergico di tante persone, enti ed associazioni, ai quali esprimiamo la nostra sincera gratitudine: il Vice-Questore Vicario Dott. Daniele Manganaro, Avviso pubblico, che è rete di enti virtuosi a cui Borgo San Dalmazzo ha aderito nel febbraio 2023, Libera, Libera Terra, Libera Voce, il Centro Don Luciano Pasquale, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cuneo, la Consulta Giovani, l’Istituto comprensivo statale Ing. Grandis, Confartigianato, la squadra Aib-Pc di Borgo San Dalmazzo e Fab Lab che lo scorso anno ha realizzato il nostro albero della legalità". 

Sul palco anche la sindaca Roberta Robbione, la consigliera Katia Manassero, Paolo Macagno di Libera, Renato Razè referente del Centro diurno Ou Bourc, il presidente dell'Ordine degli avvocati Alessandro Ferrero e il Vice-Questore Vicario Dott. Daniele Manganaro

La mattinata è proseguita con l'intervento del presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati Alessandro Ferrero che ha affrontato la tematica del ruolo dell’Avvocatura a tutela della legalità: “Gli avvocati sono baluardo di legalità, sentinella a cui il cittadino si rivolge per il rispetto dei propri diritti. Vogliamo coltivare un confronto con i nostri ragazzi che sono il nostro futuro. Quest'anno in particolare abbiamo ricordato tutti gli avvocati vittime delle mafie e del terrorismo per aver fatto il loro dovere, coltivando la cultura della difesa non piegandosi al compromesso. Abbiamo quindi ricordato i nomi del piemontese Fulvio Croce, ma anche di Giorgio Ambrosoli, Serafino Famà e di altri avvocati siciliani morti per mano della mafia”.

Guarda l'intervista video al presidente dell'Ordine degli Avvocati di Cuneo Ferrero:

Ferrero ha poi donato simbolicamente una toga all'albero della legalità: “A ricordo di questi avvocati e di tutti quelli che nel mondo sono in pericolo per portare avanti i valori della difesa e la tutela dei diritti umani subendo profonde violazioni della loro stessa libertà personale”.

Infine la testimonianza del Vice-Questore Vicario Dott. Daniele Manganaro, recentemente insignito della medaglia d’oro al valore civile in quanto nella notte fra il 17 e il 18 maggio del 2016, contribuì a salvare la vita al Dott. Giuseppe Antoci, allora a capo del Parco dei Nebrodi che si è definito uno “sbirro da strada”. Importante il suo monito ai ragazzi: “Attenzione a pensare che la mafia equivalga alla Sicilia. Mafia uguale a silenzio che è uguale mentalità mafiosa”.

Manganaro ha quindi ricordato di aver scelto da che parte stare alle medie: “Vi racconto di Giuseppe, Carlo e Delfio, tre miei compagni siciliani. Giuseppe prendeva il panino al compagno con il tipico atteggiamento da figlio del boss; Carlo tirava la spugna in faccia a Salvo, il più studioso della classe; e Delfio ci picchiava se non gli facevamo copiare i compiti. Insomma quelli che oggi definiremmo bulli. Ebbene, Carlo venne ucciso in un regolamento di conti in famiglia nel 2000. Gli altri due oggi stanno al 41bis, condannati per mafia a 27 anni. In quegli anni ho fatto una scelta, non sono mai stato in silenzio, ho denunciato i soprusi e donavo il mio panino a chi se l'era visto sottrarre. Non ho mai condiviso la mentalità mafiosa. Se pensate che la mafia sia solo in Sicilia vi sbagliate, se credete che c'è un compagno che si comporta male, dovete segnalarlo. La mafia teme più la scuola che le istituzioni perché alla scuole si insegna la legalità. Io ho scelto da che parte stare alle medie. Voi siete la nostra forza per combattere contro la mafia. Negli anni del liceo hanno ammazzato Falcone e Borsellino e lì scelsi di studiare Giurisprudenza per diventare ispettore di polizia e dare il mo contributo alla lotta alla mafia”.

Cristina Mazzariello

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