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Attualità | 25 aprile 2024, 11:30

Oltre un secolo di storia nelle parole di Renato Quaglia, Carabiniere Reale, che oggi compie 106 anni [VIDEO]

Nato nel 1918 a Cerrina Monferrato, si arruolò nei Carabinieri Reali, prestando servizio prima al palazzo reale di Torino come guardia a cavallo e poi, scoppiata la guerra, in Grecia e poi in Germania, dove venne internato in un campo di lavoro

Renato Quaglia

Renato Quaglia

"Sono nato il 25 aprile 1918 a Cerrina Monferrato. L’8 settembre 1937 alle ore 11 entravo nella caserma Cernaria come aspirante allievo carabiniere". 

Inizia così il racconto di Renato Quaglia, maresciallo pluridecorato e cavaliere al merito della Repubblica che oggi compie 106 anni. 

Una storia lunga oltre un secolo, vissuta in prima persona e conservata lucidamente nella memoria.

Nato nel 1918, nel piccolo paese di Cerrina Monferrato, in provincia di Alessandria, il signor Quaglia da giovanissimo si arruolò nei Carabinieri Reali, prestando servizio prima al palazzo reale di Torino come guardia a cavallo e poi, scoppiata la guerra, all'estero, prima in Grecia e poi in Germania, dove venne internato in un campo di lavoro. Prestò poi servizio dopo la guerra a Pollenzo e nella compagnia di Alba, concludendo la sua carriera tra Canelli e Asti.

Dal 2022 è ospite dell'Opera Pia Garelli di Garessio, paese che ha da sempre nel cuore, e dove è conosciuto e stimato da tutti. 

"Il battesimo del fuoco fu a Durazzo, al fronte greco-albanese: 1941 il giorno di Capodanno, aggregato alla Divisione Julia" - racconta Quaglia.

Oltre a ricordare perfettamente date e dettagli della sua vita e della sua esperienza al fronte, il signor Quaglia parla ancora greco e tedesco, lingue apprese sul campo. 

"Il 30 agosto del '43 sono partito con la tradotta dalla Grecia in direzione Lubiana. In Croazia abbiamo subito un'imboscata della Wehrmacht e siamo stati presi come prigionieri, siamo stati portati in Polonia dove ci hanno fatto bagni, disinfezioni e come animali ci hanno scelti e mandati a lavorare, io sono stato destinato al campo tedesco di Strauberg vicino a Brandeburgo dove si fabbricavano bossoli per le mitragliere antiaeree. Sono stato qui 18 mesi, poi sono arrivati gli alleati. Senza viveri, senza nulla siamo stati sfollati: dopo un mese (1945) siamo stati trasferiti nel campo di raccolta Luchenwalde, gestito dai Russi.

Dopo sono stato rimpatriato, in tradotta siamo arrivati poi fino al Brennero. Gli unici viveri ci vennero dati grazie alla Città del Vaticano. Trasferiti poi in Lombardia abbiamo dormito in una chiesa e con un camion siamo poi arrivati a Casale Monferrato presso un convento di suore che ci hanno messo a disposizione bagno caldo e colazione.

Zaino in spalle ho affrontato 30 chilometri a piedi, ero insieme a un tenente di Serralunga d'Alba. Siamo riusciti, telefonando da un bar tabaccheria, a contattare i suoi parenti che avevano un salumificio e un furgoncino. Quando vennero a prenderci guidava sua moglie, una scena che non dimenticherò, che mi fa ancora venire il magone: erano cinque anni che non si vedevano. 

A piedi ho poi proseguito, lungo la strada ho raggiunto un carro che ho poi scoperto essere condotto dal postino del mio paese, contento di rivedermi e di non dover portare più le mie lettere a quella che, allora, era la mia fidanzata. 

Proseguendo lungo la strada all'ombra ho sentito il campanello di una bici: era lei, ci siamo corsi subito in contro". 

Tanti gli aneddoti tra la solidarietà inaspettata e la violenza dura della guerra.

“Credo - dice - che in tutte le situazioni debba prima venire l’uomo, l’essere umano, poi il militare. Così ho cercato di agire per tutta la mia vita”.  

Dalla sua stanza, affacciata sul giardino della struttura, ha una scrivania con la sua macchina da scrivere che utilizza per fissare ricordi, ma anche per scrivere simpatiche canzoni e poesie in piemontese e pochi anni fa, ha dato alle stampe il libro "Vicissitudini di un Carabiniere Reale".

Nessun segreto sulla sua longevità, mantenersi informato, curioso, allenare la memoria e, come sottolinea: "affrontare la vita un poco alla volta, pensando che a volte davvero non tutto il male viene per nuocere".  

Arianna Pronestì

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