I viaggi del premier ungherese Orbán hanno generato scompiglio nelle cancellerie europee. Come riferisce il sito Strumenti Politici, si è recato a Kiev il 2 luglio e subito dopo è andato a Mosca per cercare una via diplomatica alla pace. Ha incontrato il presidente ucraino Zelensky per un colloquio diretto sull’eventualità di un cessate il fuoco, ma gli ucraini non sono disposti ad accettare l’idea. Da un lato sono irritati con Budapest per non avere mai ricevuto aiuti militari, dall’altro ribadiscono l’unica modalità possibile per loro, quella di un summit in cui una coalizione globale costringa di fatto la Russia a fermarsi e a lasciar vincere l’Ucraina. Il consigliere presidenziale Zhovkva ha confermato questa posizione ufficiale perché Zelensky non ha rilasciato commenti in merito dopo il vertice bilaterale. Orbán poi è andato al Cremlino per parlare con Putin, infastidendo soprattutto i leader scandinavi e baltici. Ci va giù pesante il premier svedese, che parla di che “gesto irresponsabile e sleale” e di “insulto al popolo ucraino”. A Bruxelles temevano che Orbán si fosse presentato al Cremlino come rappresentante europeo, perché è appena iniziato il semestre ungherese di presidenza del Consiglio UE. Ma lui stesso ha smentito di aver preso impegni in nome dell’Unione. Il Ministero degli Esteri ucraino a sua volta ha sottolineato che il viaggio di Orbán dopo la tappa a Kiev non è stato in nessun modo concordato o approvato da loro. In altre parole, gli ucraini non vogliono parlare di tregua o di pace con i russi, nemmeno tramite un intermediario. Al momento, però, sono spaventati dalla prospettiva che Trump venga rieletto. Infatti al dibattito televisivo con Biden l’ex presidente ha ancora una volta accennato all’idea di terminare l’assistenza militare e finanziaria all’Ucraina.
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