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Eventi | 10 ottobre 2024, 18:00

Lo sport e il calcio sotto la lente dell'antropologia al Festival dei Luoghi Comuni di Cuneo: “Non sempre specchio della società”

Sabato 12 ottobre alle 18 interverrà l'antropologo Bruno Barba che analizzerà le differenze culturali superando gli stereotipi

Lo sport e il calcio sotto la lente dell'antropologia al Festival dei Luoghi Comuni di Cuneo: “Non sempre specchio della società”

Nell'ambito del Festival dei Luoghi Comuni a Cuneo, dal 10 al 13 ottobre, appuntamento sabato 12 ottobre alle 18 allo Spazio Incontri della Fondazione Crc in via Roma 15 con “Lo sport, il calcio, il tifo tra cultura, poesia e mito”.

L'antropologo dello sport Bruno Barba, coordinatore del corso di laurea triennale Politiche, Governance e Informazione dello Sport del DISPI dell’Università di Genova, interverrà con il giornalista Darwin Pastorin sul tema dello sport offrendo un’analisi socio-antropologica, tra Italia e Brasile, di come un popolo scelga, pratichi, concepisca e si appassioni a una disciplina anziché a un’altra.

"Lo sport – spiega Barba - è un contenitore di visioni, opinioni, fatti sociali, economici e politici tutti correlati tra loro. C'è chi dice che lo sport sia un modo di parlare di altro, ci permette di dare letture dense e tra le righe approfondite dei fenomeni come sostiene l'antropologo Clifford Geertz. Lo sport va interpretato e analizzato come se si stesse studiando una tribù o “popoli altri” secondo l'antropologia. Talvolta si presta alla polemizzazione in quanto inteso come lo specchio della società senza entrare nel merito. Per esempio, si pensi alla violenza che si manifesta nello sport, in questo caso amplifica fedelmente alcuni aspetti della società".

"A proposito dei luoghi comuni la realtà sportiva spesso viene descritta come la riproposizione meccanica e verticale del modello culturale di riferimento. Ma non è sempre così. Il calcio è contraddittorio nella nostra società, ci possono essere alterazioni e ribaltamenti, è anche elemento trasversale, talvolta rifugge persino l'aderenza alla realtà specifica.

"Perché il VAR in Inghilterra funziona e in Italia no? In Italia la cultura deresponsabilizzante ne determina l'accettazione, aspetto che nel mondo britannico è sovvertito. Nel calcio è esasperata la deresponsabilizzazione. Altra riproduzione precisa del modello di comportamento tipico di una cultura lo si è visto con squadra di calcio del Giappone che al termine della partita in Qatar ha lasciato lo spogliatoio pulito, oggetto di derisione, ma che esprime uno spirito di collaborazione e di comunità virtuoso. Un ambiente maleducato non può che riprodurre un modello sportivo maleducato. A volte l'equazione funziona, in altri casi no. Il punto sta nel trovare delle contraddizioni per maturare una riflessione critica
".

"Si pensi alla rivoluzione di Arrigo Sacchi, che propose un modello discordante con quello imperante. Rivoluzionò il modo paludato e speculato di vivere il calcio italiano, responsabilizzando i giocatori coinvolgendoli nel lavoro di squadra e insegnando loro la cultura al lavoro e lo spirito di sacrificio. Ancora oggi oggetto di pareri discordanti. Il rugby invece è fenomeno trasversale e di cavalleria".

"Lo sforzo anche nella lettura delle dinamiche sportive e nel vivere lo sport è di entrare nello specifico, nel contingente, non condannando del tutto lo stereotipo che è una scorciatoia verso la conoscenza, ma non fermarsi a quello in quanto troppo semplificato, prendendo le distanze dalla banalità".

"Sabato parleremo di come il calcio brasiliano abbia fortemente caratterizzato e formato l'immaginario collettivo della stessa società. In particolare, porteremo ad esempio un fenomeno tipico definito Jeitinho, che è l'atteggiamento di schivare le difficoltà, aggirare le autorità e le istituzioni. Tipico di un atteggiamento brasiliano che deriverebbe da quello che le scienze sociali rifanno al dribbling nel calcio. Il jogo de cintura, cioè il movimento del bacino per ingannare l'avversario, è un gesto sublimato dai brasiliani nello storico campione Garrincha, ma che per rappresentatività della cultura brasiliana nel mondo è stato più significativo di Pelè, che è stato la massima espressione del calcio ma non della brasilianità".

"L'antropologia si serve della comparazione per spiegare alcuni meccanismi della nostra società mettendoli a confronto con quelli di altre. In tal senso durante l'incontro emergeranno infine riflessioni ed analisi circa le logiche della sconfitta nello sport e di come a seconda della lettura e dell'interpretazione anche qui – conclude Barba - L'antropologia si serve della comparazione per spiegare alcuni meccanismi della nostra società mettendoli a confronto con quelli di altre. In tal senso durante l'incontro emergeranno infine riflessioni ed analisi circa le logiche della sconfitta nello sport e di come a seconda della lettura e dell'interpretazione anche qui – conclude Barba - la realtà può assumere aspetti diversi e contraddittori".

L'evento è gratuito, ma è obbligatoria la prenotazione su Eventbrite. Tutto il programma del festival su www.festivaldeiluoghicomuni.it.

Sara Aschero

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