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Attualità | 23 maggio 2025, 14:37

Sogniamo le grandi opere, ma sono le strade provinciali il cuore fragile della mobilità quotidiana

E' la rete viaria provinciale, che utilizziamo ogni giorno, a cadere a pezzi. Ed è quella dove si contano i tanti incidenti che funestano le nostre strade

Sogniamo le grandi opere, ma sono le strade provinciali il cuore fragile della mobilità quotidiana

Asti-Cuneo, tunnel di Tenda, variante di Demonte, traforo Armo-Cantarana, Torino-Savona. 

Ne scriviamo da anni. Infrastrutture strategiche, essenziali per lo sviluppo e la competitività del nostro territorio. Ma non sono queste le strade che la maggior parte dei cuneesi percorre ogni giorno.

Per andare al lavoro, a scuola, dal medico, a fare la spesa: nella quotidianità, ciò che davvero conta – e su cui spesso si gioca la sicurezza di chi guida – è la rete delle strade provinciali.

Ce lo ricordano purtroppo i tanti, troppi incidenti che funestano la Granda e che avvengono quasi sempre su queste arterie minori. Strade spesso strette, logorate dal tempo, talvolta prive di segnaletica adeguata, in cui la manutenzione ordinaria fatica ad arrivare. E non per negligenza, ma per impossibilità tecnica e finanziaria.

Su circa 7.500 chilometri di strade in provincia di Cuneo, più di 3.000 sono provinciali.

Un numero enorme, che include tracciati diversissimi tra loro: dalle spettacolari vie d’alta quota, come quella del Colle dell’Agnello che tocca i 2.700 metri, alle arterie di pianura come la SP 193 che attraversa Racconigi. Una rete eterogenea, complessa, unica in Italia, che riflette la varietà morfologica e socio-economica del nostro territorio.

Ci sono strade provinciali larghe oltre 10 metri, percorse ogni giorno da centinaia e centinaia di mezzi, camion e pendolari. E poi ci sono le vie strette, tortuose, di montagna, dove incrociare un altro veicolo può diventare un’impresa.

È a tutta questa varietà che deve dare risposta la Provincia.

Una Provincia che, dalla riforma Delrio del 2014, è diventata un ente di secondo livello, privo di rappresentanza diretta e con risorse sempre più risicate. Eppure mantiene competenze cruciali: l’edilizia scolastica superiore e, appunto, la gestione della rete stradale provinciale.

Se saranno confermati i tagli annunciati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – come indicato nella lettera inviata a tutte le Province – nel 2025 e nel 2026 le risorse subiranno una riduzione del 70%.

Tradotto in chilometri: con appena 2,9 milioni di euro, si riuscirà a intervenire su meno di 20 chilometri di strada. In un territorio che ne conta più di tremila, è una goccia nel mare.

Eppure, ci sono tratti che aspettano da anni. 

Come la SP 175, la Villanova Solaro–Cardè, che attraversa Villanova Solaro, Torre San Giorgio, Saluzzo e Cardè. O la SP 169 da Fossano a Costigliole Saluzzo, via Centallo e Villafalletto. La SP 214 tra Trinità e Salmour. La SP 165, “La Reale”, tra Fossano e Marene. E la SP 663, che collega Saluzzo a Carignano passando per Moretta, Polonghera, Casalgrasso e Lombriasco.

Strade fondamentali per chi abita qui, per chi lavora qui, per chi ogni giorno si muove su un territorio vasto, dinamico e fragile. Strade che chiedono, da tempo, solo una cosa: essere considerate per ciò che sono davvero. Non percorsi secondari, ma arterie vitali della quotidianità.

Con quali soldi si potrà finalmente rimetterle in sesto? È la domanda che rimbalza da anni. E oggi suona più urgente che mai.

Barbara Simonelli

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