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Economia | 16 giugno 2025, 07:00

Macchine Movimento Terra e Sollevamento: Sicurezza, Efficienza e Responsabilità nei Cantieri Moderni

Macchine Movimento Terra e Sollevamento: Sicurezza, Efficienza e Responsabilità nei Cantieri Moderni

Nel vasto mondo dell’edilizia moderna, l’impiego delle macchine per il movimento terra, per il sollevamento e il trasporto dei carichi è diventato parte integrante di ogni cantiere. Escavatori, pale meccaniche, gru e sollevatori sono strumenti indispensabili per rispettare i tempi di consegna, migliorare l’efficienza e ridurre la fatica fisica degli operatori. Tuttavia, l’introduzione e l’utilizzo massiccio di queste macchine comportano anche una serie di rischi significativi che, se non gestiti con consapevolezza e responsabilità, possono trasformarsi in gravi incidenti sul lavoro.

Movimento Terra e Sollevamento: Cosa Significano in una Macchina da Cantiere

Movimento Terra: Definizione e Funzioni

Il movimento terra è l’insieme delle operazioni meccaniche che hanno lo scopo di modellare il terreno, spostare masse di terra, sabbia, ghiaia o detriti e preparare il suolo per opere edilizie, stradali o infrastrutturali. In una macchina movimento terra, questa funzione si realizza attraverso componenti progettati per scavare, sollevare, spostare, livellare o caricare materiale.

Le principali macchine movimento terra includono:

Escavatori: scavano buche, trincee o fondazioni con un braccio meccanico e una benna.

Pale meccaniche: caricano e trasportano materiale sfuso.

Bulldozer: livellano e spingono terra o detriti con una lama frontale.

Terne: combinano la funzione di escavatore e pala caricatrice.

In queste macchine, il “movimento terra” è reso possibile da sistemi idraulici che azionano bracci, pistoni e benne, garantendo forza e precisione nelle operazioni.

Sollevamento: Definizione e Applicazioni

Il sollevamento è l’attività attraverso la quale una macchina è in grado di alzare e spostare carichi – materiali da costruzione, attrezzature, pallet o persone – in verticale e, spesso, anche in orizzontale. Si tratta di un’operazione delicata che richiede attenzione alla stabilità del mezzo, alla portata massima e alla sicurezza dell’ambiente circostante.

Le macchine per il sollevamento includono:

Gru a torre e autogru: sollevano carichi pesanti anche a grandi altezze.

Sollevatori telescopici: alzano materiali su più piani con bracci estensibili.

Carrelli elevatori: trasportano e sollevano pallet in ambito logistico e cantieristico.

PLE (Piattaforme di Lavoro Elevabili): consentono di lavorare in quota in sicurezza.

Queste macchine sfruttano sistemi idraulici, meccanici o elettrici per controllare il sollevamento del carico, e devono essere sempre utilizzate nel rispetto delle condizioni di equilibrio, portata e posizionamento corretto per evitare ribaltamenti o cedimenti.

Differenza tra Movimento Terra e Sollevamento

La differenza sostanziale tra le due funzioni risiede nella natura dell’operazione:

Il movimento terra ha come obiettivo principale lo spostamento e modellamento del suolo o di materiali sciolti.

Il sollevamento riguarda invece la manipolazione di carichi solidi o persone, spesso a diverse altezze, per il loro posizionamento o trasporto verticale/orizzontale.

In alcuni casi, le macchine sono ibride, cioè in grado di svolgere entrambe le funzioni, come le terne o i sollevatori telescopici con accessori intercambiabili (benne, forche, ganci).

L’evoluzione tecnologica e le nuove esigenze di sicurezza

L’evoluzione tecnologica ha permesso alle macchine di diventare sempre più performanti, complesse e potenti. Se da un lato queste innovazioni hanno migliorato notevolmente la produttività, dall’altro hanno reso ancora più urgente la necessità di una corretta formazione degli operatori e di una gestione meticolosa della sicurezza. L’esperienza empirica non è più sufficiente: è richiesto un approccio sistemico che comprenda addestramento, aggiornamento continuo, manutenzione preventiva, controlli tecnici e un’organizzazione del cantiere che tenga conto delle interazioni tra uomo e macchina.

Le principali categorie di attrezzature

Una delle prime questioni da affrontare quando si parla di sicurezza nell’utilizzo delle macchine nei cantieri edili è comprendere la vasta gamma di attrezzature coinvolte. Ogni tipologia di macchina ha funzioni specifiche, caratteristiche costruttive ben definite e, di conseguenza, rischi distintivi che devono essere attentamente considerati nella fase di pianificazione e nella gestione operativa quotidiana del cantiere.

Le macchine per il movimento terra sono progettate per intervenire direttamente sul terreno, modellandolo secondo le esigenze del progetto edilizio. Tra queste, gli escavatori idraulici rappresentano una delle categorie più diffuse e versatili: sono dotati di un braccio articolato e di una benna che consente di scavare, demolire, caricare materiale e perfino effettuare lavori di precisione con accessori specifici. Possono essere cingolati o gommati a seconda del tipo di terreno e della mobilità richiesta. Le pale meccaniche gommate, invece, sono utilizzate prevalentemente per caricare e trasportare materiali sciolti, come terra, ghiaia o detriti, da un punto all’altro del cantiere. La loro manovrabilità le rende ideali per cantieri urbani e spazi ristretti.

I bulldozer sono mezzi estremamente potenti, dotati di una grande lama frontale, capaci di spingere e livellare grandi quantità di terreno o materiali. Vengono impiegati soprattutto nella preparazione del piano di posa, nello sgombero di detriti e nella realizzazione di strade o piazzali. Le terne, note anche come escavatrici caricatrici, sono macchine multifunzione molto apprezzate nei cantieri di dimensioni medio-piccole: combinano una pala anteriore per il carico e una benna posteriore per lo scavo, rendendole particolarmente flessibili. Le minipale e i mini escavatori, infine, sono ideali per lavori di precisione o per operare in spazi angusti dove le macchine tradizionali non possono accedere.

Dall’altra parte, troviamo le attrezzature per il sollevamento e il trasporto dei carichi, che hanno la funzione cruciale di movimentare materiali o persone in verticale, spesso a grandi altezze o su piani differenti. Le gru a torre, tipiche dei cantieri di edilizia civile e industriale, sono strutture fisse che consentono il sollevamento e la traslazione di carichi pesanti in tutto il perimetro del cantiere grazie alla loro capacità di ruotare e traslare. Le autogru, più mobili e versatili, sono montate su veicoli e vengono utilizzate per operazioni di sollevamento puntuali, anche su superfici irregolari o in presenza di ostacoli.

I carrelli elevatori, disponibili in diverse configurazioni (frontali, laterali, retrattili), sono progettati per il trasporto orizzontale e verticale di pallet e materiali industriali. Sono impiegati non solo nei magazzini, ma anche in cantiere per il rifornimento delle postazioni di lavoro. I sollevatori telescopici sono invece attrezzature ibride, capaci di sollevare materiali a diverse altezze grazie a un braccio estensibile, che può essere dotato di accessori intercambiabili (forche, benne, ganci, cestelli). La loro versatilità li rende adatti sia al trasporto che al posizionamento preciso dei carichi.

Un’altra categoria particolarmente importante in termini di sicurezza è rappresentata dalle piattaforme di lavoro mobili elevabili (PLE), progettate per sollevare gli operatori a quote elevate in condizioni di massima stabilità e protezione. Le PLE possono essere articolate, a pantografo, telescopiche o miste, e si distinguono in versioni semoventi o trainabili. Il loro impiego è regolato da normative molto stringenti, data la delicatezza delle operazioni in quota e l’alto rischio di cadute.

Ogni macchina, a seconda del suo impiego e della sua conformazione, richiede una valutazione del rischio specifica. Ad esempio, mentre un escavatore può creare un pericolo di ribaltamento o di impatto contro ostacoli sotterranei, una gru può rappresentare un rischio di collasso strutturale o di collisione con linee elettriche aeree. In egual misura, le PLE comportano rischi di intrappolamento e instabilità in presenza di vento o terreno non livellato. Per questo motivo, la conoscenza approfondita delle caratteristiche tecniche e funzionali di ciascuna attrezzatura è essenziale non solo per il suo corretto utilizzo, ma anche per la definizione delle misure di prevenzione più adeguate.

È importante sottolineare che molte macchine oggi sono dotate di accessori modulari che ne ampliano le funzioni e la complessità operativa. Un escavatore può essere dotato di martello demolitore, trivella o pinza; un sollevatore telescopico può montare un cestello per il lavoro in quota; una gru può essere utilizzata anche per il sollevamento di persone se dotata di cestello certificato. Ogni configurazione aggiuntiva modifica in parte i rischi connessi e richiede specifica formazione e controllo.

Comprendere le categorie di attrezzature e le loro peculiarità operative è il primo passo per impostare un’efficace strategia di sicurezza. Ogni macchina, per quanto utile e performante, può diventare una fonte di pericolo se non gestita con consapevolezza, formazione adeguata e attenzione costante all’ambiente in cui opera.

Rischi operativi e pericoli associati

Quando si lavora con macchine complesse come quelle per il movimento terra, il sollevamento e il trasporto dei carichi, la valutazione dei rischi operativi rappresenta una componente cruciale per la sicurezza di tutto il cantiere. I pericoli non sono solo teorici o marginali: si manifestano concretamente nella quotidianità delle operazioni e spesso sono aggravati da condizioni ambientali difficili, distrazione, fretta o mancanza di formazione adeguata. Per questo motivo è indispensabile analizzarli in modo puntuale e sistematico.

Uno dei rischi più gravi e ricorrenti è il ribaltamento della macchina, che può verificarsi per molteplici motivi. Spesso accade quando si opera su terreni instabili, scoscesi o non compattati, dove l’equilibrio della macchina può essere compromesso anche da piccoli movimenti laterali. Altri fattori di rischio includono il superamento dei limiti di carico, il mal posizionamento dei bracci o delle benne e l’assenza di sistemi di stabilizzazione efficaci, come i piedini retrattili nelle autogru o i contrappesi nei carrelli elevatori.

Un altro rischio altrettanto pericoloso è l’investimento di persone, che può avvenire tanto in fase di manovra quanto durante la semplice traslazione della macchina. La scarsa visibilità dell’operatore è un fattore determinante, soprattutto per macchine di grandi dimensioni con angoli ciechi, come gli escavatori gommati o le pale caricatrici. Anche l’assenza di sistemi di allarme acustico durante la retromarcia o la mancanza di un segnalatore a terra (spotter) contribuisce ad aumentare questo rischio. L’investimento può colpire lavoratori a piedi, tecnici in fase di rilievo o manutentori non visibili dal posto guida. In cantieri affollati, il rischio si moltiplica, e la sola segnaletica passiva può rivelarsi insufficiente.

Un ulteriore rischio tipico è la caduta del carico durante le operazioni di sollevamento. Questo evento, che può avere conseguenze letali, è spesso riconducibile a errato imbracaggio, ossia all’uso scorretto o inadeguato di fasce, funi, ganci o grilli. Anche l’usura dei componenti di sollevamento, non rilevata in tempo a causa di una scarsa manutenzione, può portare al cedimento improvviso delle attrezzature. Altre volte il carico può scivolare a causa di movimenti bruschi, accelerazioni non progressive o rotazioni improvvise del braccio meccanico. La caduta può avvenire anche in fase statica, ad esempio se il baricentro del carico è disallineato rispetto al punto di ancoraggio o se la superficie d’appoggio non è perfettamente in piano.

Non vanno poi sottovalutati i rischi di collisione tra macchine operatrici e strutture, mezzi in transito o altre attrezzature fisse. In cantieri congestionati, con scarsa separazione tra aree di lavoro e aree di passaggio, può verificarsi il contatto tra bracci in movimento e ponteggi, serbatoi, recinzioni o linee elettriche. Le conseguenze possono essere devastanti, non solo per l’integrità della macchina e delle strutture, ma anche per le persone eventualmente presenti nelle vicinanze.

A ciò si aggiungono i rischi di intrappolamento o schiacciamento, che si manifestano in fase di salita o discesa dalla macchina, durante la manutenzione o quando si opera vicino alle articolazioni meccaniche. Una mano o un piede può restare impigliato tra leve, pistoni, guide o portiere se l’operatore non spegne la macchina correttamente o non attende l’arresto completo dei movimenti. In alcuni casi, il rischio aumenta a causa della mancanza di protezioni mobili, microinterruttori o dispositivi di blocco automatico, che dovrebbero impedire il funzionamento della macchina con operatori esterni nelle zone a rischio.

Un rischio molto sottovalutato, ma non meno pericoloso, è rappresentato dalla presenza di linee elettriche aeree o interrate, che possono entrare in contatto accidentale con bracci metallici, cestelli o attrezzi sollevati. Il pericolo di folgorazione in questi casi è altissimo, soprattutto quando l’ambiente è umido o la macchina non è correttamente messa a terra. La prevenzione richiede una precisa mappatura dei sottoservizi e delle linee elettriche presenti nel perimetro di lavoro, oltre all’adozione di distanze di sicurezza minime e all’uso di segnaletica dedicata.

Infine, i rischi legati all’ambiente operativo completano il quadro delle criticità: rumore, vibrazioni e sollecitazioni meccaniche continue possono generare stress biomeccanico nell’operatore e compromettere la sua lucidità alla guida. Una postura errata mantenuta per ore o l’uso prolungato di joystick e pedali possono causare sindromi muscolo-scheletriche croniche. Inoltre, l’esposizione a polveri, gas di scarico, oli e combustibili rappresenta un rischio chimico importante, che può portare a disturbi respiratori, dermatiti o intossicazioni se non si adottano misure protettive adeguate.

In sintesi, ogni macchina comporta una molteplicità di rischi specifici, spesso interconnessi tra loro. La gestione efficace di tali rischi passa attraverso la formazione, la prevenzione tecnica e organizzativa, la manutenzione e il monitoraggio continuo delle condizioni operative. Solo una visione integrata e attenta può trasformare una macchina da potenziale minaccia a strumento sicuro e produttivo.

I rischi ambientali e collaterali

Nel contesto delle attività connesse all’uso di macchine per il sollevamento e il movimento terra, esistono numerosi rischi ambientali e collaterali che, seppur talvolta sottovalutati rispetto ai pericoli meccanici diretti, possono avere conseguenze altrettanto gravi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Tra i pericoli più insidiosi vi è il contatto accidentale con linee elettriche aeree, un evento purtroppo ancora frequente e spesso fatale. Questo rischio si manifesta soprattutto durante l’utilizzo di gru mobili, piattaforme elevabili o escavatori che operano in prossimità di infrastrutture elettriche non segnalate o insufficientemente distanziate. Il mancato rispetto delle distanze di sicurezza previste dalla normativa tecnica, l’assenza di pianificazione preventiva delle manovre o una valutazione dei rischi carente possono portare al verificarsi di archi elettrici o folgorazioni dirette, che comportano lesioni gravissime o decessi immediati. È pertanto indispensabile, durante la fase di pianificazione delle attività, individuare e segnalare con chiarezza la presenza di linee elettriche e applicare misure di protezione adeguate, quali l’interdizione delle aree interessate, l’installazione di barriere isolanti e, se possibile, lo spostamento temporaneo delle condutture.

Accanto al rischio elettrico, si colloca quello di intrappolamento o schiacciamento, spesso associato alle fasi di manutenzione o di pulizia, quando l’operatore si trova a interagire direttamente con le parti mobili delle attrezzature. Questi incidenti possono verificarsi in caso di attivazione accidentale del mezzo, di mancata disconnessione dell’alimentazione, o di carenze nei dispositivi di blocco e sicurezza. È perciò fondamentale adottare procedure rigorose di messa in sicurezza della macchina (lock-out/tag-out), che garantiscano la totale assenza di energia residua durante gli interventi tecnici. La progettazione delle attrezzature deve inoltre prevedere spazi adeguati per l’accesso in sicurezza, protezioni fisiche sulle parti in movimento e dispositivi di emergenza facilmente raggiungibili e intuitivi da utilizzare.

Oltre a questi rischi immediati e meccanici, l’ambiente di lavoro nei cantieri espone i lavoratori a una serie di fattori nocivi di tipo fisico, chimico ed ergonomico, la cui pericolosità si manifesta nel medio-lungo termine ma non per questo deve essere sottovalutata. L’esposizione a rumori intensi, prodotti da motori, martelli demolitori o compressori, può causare danni permanenti all’udito, oltre a generare stress, stanchezza e difficoltà di comunicazione tra operatori. Il rischio vibrazioni, soprattutto nelle attrezzature portatili o nei mezzi con cabina non ammortizzata, può contribuire allo sviluppo di patologie muscolo-scheletriche, vascolari o neurologiche, come la sindrome del tunnel carpale o la sindrome da vibrazioni mano-braccio.

Un ulteriore elemento critico è rappresentato dall’inalazione di polveri sottili, fumi di scarico e agenti chimici derivanti dalla lavorazione dei materiali o dalla combustione incompleta dei motori diesel. Tali sostanze, se respirate costantemente e in assenza di adeguata ventilazione o protezione individuale, possono provocare irritazioni, allergie, broncopatie croniche o, nei casi più gravi, forme tumorali. L’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie, unitamente a sistemi di aspirazione localizzata e al contenimento delle emissioni, deve dunque essere parte integrante della strategia di prevenzione.

Infine, non va trascurato il rischio ergonomico, spesso presente in forma latente ma potenzialmente invalidante nel tempo. Le attività connesse all’uso delle macchine comportano frequentemente posture statiche prolungate, movimenti ripetitivi, sforzi localizzati o manipolazione di carichi in condizioni non ottimali. Tali fattori possono indurre lombalgie, disturbi osteoarticolari e affaticamento muscolare, riducendo la capacità lavorativa e aumentando il rischio di errori operativi. L’introduzione di soluzioni ergonomiche nei mezzi (come sedili regolabili, joystick a bassa resistenza, cabina ammortizzata) e l’alternanza delle mansioni sono pratiche efficaci per ridurre tali impatti.

In sintesi, i rischi ambientali e collaterali richiedono un approccio sistemico, basato su una valutazione attenta del contesto operativo, l’impiego di tecnologie di protezione e il coinvolgimento attivo del personale nell’identificazione e nel contenimento dei fattori nocivi. Solo un’attenta sinergia tra progettazione, organizzazione del lavoro e consapevolezza del rischio può garantire un ambiente di cantiere salubre e realmente sicuro.

Quadro normativo e riferimenti di legge

La gestione dei rischi derivanti dall’utilizzo di macchine per il sollevamento e il movimento terra non può prescindere da una rigorosa osservanza del quadro normativo vigente. In Italia, la disciplina di riferimento in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro è contenuta nel Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, noto anche come Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (TUSL). Questo decreto rappresenta la sintesi e il consolidamento di numerose normative precedenti, proponendosi come riferimento organico per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.

1. Principi Generali del D.Lgs. 81/2008

Il decreto impone una serie di obblighi specifici al datore di lavoro, fra cui:

La valutazione di tutti i rischi con la redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).

L’adozione di misure tecniche, organizzative e procedurali atte a eliminare o ridurre al minimo i rischi.

La scelta e la fornitura di attrezzature di lavoro conformi alle disposizioni legislative e regolamentari, garantendone l’idoneità rispetto alle lavorazioni specifiche.

L’assicurazione di una formazione, informazione e addestramento adeguati per i lavoratori, con riferimento sia ai rischi generali sia a quelli specifici legati all’uso delle attrezzature.

In particolare, il Titolo III del TUSL (“Uso delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale”) disciplina l’utilizzo di macchine e attrezzature, ponendo l’accento su:

L’obbligo di utilizzo delle attrezzature conformi alle direttive europee, in particolare alla Direttiva Macchine 2006/42/CE, recepita in Italia dal D.Lgs. 17/2010.

La necessità di adottare misure che rendano l’attrezzatura sicura per l’intero ciclo di utilizzo, dalla messa in funzione fino allo smantellamento.

L’obbligo di verifiche periodiche, con particolare riferimento alle attrezzature di sollevamento, come previsto dall’art. 71, comma 11 del D.Lgs. 81/2008.

2. Formazione e Abilitazione dei Lavoratori

Un altro cardine fondamentale della normativa riguarda la formazione. L’Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012 disciplina la formazione specifica per l’uso di attrezzature particolarmente pericolose, come:

Gru a torre e mobili

Escavatori idraulici

Caricatori frontali

Pale meccaniche

Carrelli elevatori

Tali attrezzature possono essere utilizzate solo da operatori in possesso di specifica abilitazione. La formazione deve essere teorico-pratica, con aggiornamenti quinquennali obbligatori, e deve essere documentata e archiviata dal datore di lavoro.

3. Verifiche e Controlli Tecnici Obbligatori

Il D.Lgs. 81/2008 prevede inoltre l’obbligo di sottoporre alcune attrezzature a verifiche periodiche e straordinarie, finalizzate a garantire:

L’efficienza e la stabilità strutturale dei mezzi.

L’efficacia dei dispositivi di sicurezza.

Il rispetto delle condizioni di utilizzo previste dal fabbricante.

Le verifiche sono disciplinate dal DM 11 aprile 2011, che stabilisce le modalità e la frequenza delle ispezioni per le attrezzature soggette a verifica, in particolare per le macchine di sollevamento di portata superiore a 200 kg.

4. Responsabilità e Sanzioni

La normativa definisce con precisione le responsabilità di ciascun soggetto coinvolto:

Il datore di lavoro ha la responsabilità generale della sicurezza.

Il dirigente è responsabile dell’attuazione delle direttive.

Il preposto ha il compito di sovrintendere e vigilare.

Il lavoratore deve osservare le disposizioni ricevute e utilizzare correttamente le attrezzature e i DPI.

Il mancato rispetto degli obblighi normativi può comportare sanzioni amministrative e penali, sia per i datori di lavoro sia per i dirigenti e i lavoratori, in funzione della gravità della violazione.

La formazione degli operatori: un requisito imprescindibile

Un aspetto fondamentale della prevenzione è rappresentato proprio dalla formazione e dall’abilitazione degli operatori. L’Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012 ha introdotto l’obbligo di formazione specifica per l’utilizzo di attrezzature particolarmente pericolose, tra cui le macchine movimento terra e le attrezzature di sollevamento. Il percorso formativo prevede una parte teorica, volta a fornire le conoscenze sulle norme di sicurezza, le caratteristiche delle attrezzature e i principi di funzionamento, e una parte pratica, durante la quale gli operatori devono dimostrare di saper condurre in sicurezza la macchina. Il rilascio dell’abilitazione è subordinato al superamento di una prova finale, e la validità della formazione è limitata nel tempo: sono previsti corsi di aggiornamento periodici per mantenere le competenze sempre allineate alle tecnologie e alle normative vigenti.

Manutenzione e controlli tecnici

Un altro pilastro della sicurezza è costituito dalla manutenzione delle attrezzature. Ogni macchina deve essere oggetto di ispezioni regolari, controlli giornalieri prima dell’uso e interventi di manutenzione programmata secondo le indicazioni del costruttore. È fondamentale conservare un registro aggiornato degli interventi effettuati, non solo per motivi tecnici, ma anche per ragioni giuridiche, in caso di infortuni o ispezioni da parte degli organi di vigilanza. La manutenzione preventiva consente di individuare tempestivamente eventuali anomalie, usure o malfunzionamenti che, se trascurati, possono compromettere la sicurezza.

Organizzazione e pianificazione del cantiere

La pianificazione delle attività di cantiere è un elemento spesso sottovalutato ma decisivo per la prevenzione degli incidenti. L’organizzazione del lavoro deve prevedere la separazione fisica e temporale tra le diverse fasi operative, per evitare interferenze tra macchine e lavoratori a piedi. Il Piano Operativo di Sicurezza (POS), obbligatorio per ogni impresa esecutrice, e il Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC), redatto dal coordinatore per la sicurezza nei cantieri temporanei o mobili, sono strumenti chiave per analizzare i rischi e predisporre misure efficaci. Questi documenti devono essere redatti con cura, aggiornati in tempo reale e condivisi con tutto il personale interessato.

Segnaletica, delimitazioni e assistenza alle manovre

La gestione delle aree operative delle macchine da cantiere rappresenta un aspetto imprescindibile per garantire la sicurezza complessiva nei luoghi di lavoro. La delimitazione efficace di tali aree ha lo scopo primario di impedire accessi non autorizzati o accidentali nelle zone dove si svolgono manovre pericolose, evitando interferenze tra uomini e mezzi. È essenziale predisporre una segnaletica chiara, ben visibile e comprensibile, che indichi in modo inequivocabile le zone di pericolo, i percorsi autorizzati, le vie di fuga, le aree interdette al transito e le postazioni di emergenza. La segnaletica deve rispettare quanto previsto dal Titolo V del Decreto Legislativo 81/2008, il quale disciplina l’impiego di segnali visivi, acustici e comunicazioni verbali come parte integrante delle misure di prevenzione collettiva.

La chiarezza dei segnali, l’uniformità dei pittogrammi e il loro corretto posizionamento sono fondamentali affinché ogni lavoratore, indipendentemente dalla lingua parlata, possa interpretare immediatamente il messaggio trasmesso. Oltre alla segnaletica verticale, il tracciamento a terra mediante marcature orizzontali contribuisce a mantenere ordinati i flussi di movimento e a impedire che si verifichino situazioni di promiscuità tra mezzi e persone. A supporto della segnalazione visiva possono essere impiegati nastri ad alta visibilità, barriere mobili, new jersey e delimitazioni fisiche più stabili, utili soprattutto in zone dove il pericolo è costante o dove la lavorazione si protrae per lunghi periodi.

A integrazione della segnaletica, l’uso di sistemi di allarme visivo-acustici rappresenta un’ulteriore barriera contro gli incidenti. Le macchine operative devono essere dotate di dispositivi di segnalazione attiva, come luci lampeggianti, allarmi sonori per la retromarcia e, ove possibile, telecamere e sensori di prossimità. Questi strumenti non solo avvertono le persone nei paraggi dell’entrata in funzione del mezzo, ma forniscono anche all’operatore indicazioni sulla presenza di ostacoli, aumentando notevolmente la capacità di prevenzione delle collisioni.

In presenza di situazioni operative complesse, come spazi ristretti, scarsa visibilità o alta concentrazione di personale, è altamente consigliabile – e in certi casi previsto dai piani di sicurezza – ricorrere alla figura dell’assistente alla manovra, comunemente detto "spotter". Lo spotter, debitamente formato e posizionato in modo strategico, ha il compito di guidare l’operatore del mezzo durante le manovre critiche, attraverso segnali convenzionali, verbali o gestuali. Questa figura diventa gli "occhi esterni" dell’operatore, fornendo un supporto prezioso per prevenire impatti con ostacoli o persone. Per svolgere tale compito con efficacia, lo spotter deve essere inserito in procedure operative condivise, conoscere i codici di segnalazione utilizzati nel cantiere ed essere istruito sull’interruzione immediata della manovra in caso di rischio imminente.

È evidente che l’adozione sistematica di segnaletica ben progettata, barriere di protezione e personale di assistenza qualificato rappresenta un insieme sinergico di misure che possono ridurre drasticamente l’incidenza di infortuni legati all’uso delle macchine. La cultura della sicurezza passa anche da questi dettagli operativi, spesso trascurati ma di importanza vitale nella prevenzione del rischio meccanico e da investimento. Una corretta pianificazione degli spazi e dei segnali, unita al rispetto dei protocolli di comunicazione tra operatori, contribuisce in modo decisivo alla realizzazione di un cantiere ordinato, efficiente e soprattutto sicuro.

L’uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI)

L’impiego corretto dei dispositivi di protezione individuale (xd) completa il quadro delle misure preventive. Ogni lavoratore deve essere dotato di equipaggiamento conforme alle normative, adatto al tipo di attività svolta e mantenuto in buone condizioni. I DPI più comuni nei cantieri comprendono elmetti protettivi, scarpe antinfortunistiche, guanti resistenti al taglio, occhiali protettivi, cuffie antirumore e giubbotti ad alta visibilità. Tuttavia, è importante sottolineare che i DPI rappresentano l’ultima barriera di protezione, da utilizzare solo dopo aver attuato tutte le altre misure di sicurezza collettiva e organizzativa.

La cultura della sicurezza: un obiettivo condiviso

La cultura della sicurezza non può essere imposta per decreto, ma deve essere costruita giorno dopo giorno attraverso il coinvolgimento attivo di tutte le figure presenti in cantiere. Il datore di lavoro ha la responsabilità primaria, ma anche il preposto, il RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione), il medico competente, il coordinatore per la sicurezza e lo stesso lavoratore devono contribuire con il proprio comportamento, le proprie competenze e la propria attenzione. È necessario creare un clima di fiducia e collaborazione, in cui le segnalazioni di rischio vengano accolte e analizzate senza timori o ritorsioni, e in cui la formazione continua rappresenti un investimento e non un peso burocratico.

Innovazione e tecnologie per la sicurezza

L’innovazione tecnologica applicata alla sicurezza nei cantieri rappresenta oggi una delle leve più promettenti per la prevenzione degli infortuni e il miglioramento dell’efficienza operativa. L’evoluzione digitale ha reso disponibili strumenti avanzati che, se integrati correttamente nella gestione quotidiana del cantiere, possono trasformare radicalmente il modo in cui si affrontano i rischi legati all’uso di macchine per il sollevamento e il movimento terra. Tra le soluzioni più efficaci spiccano i sistemi di monitoraggio satellitare (GPS e GNSS), in grado di tracciare in tempo reale la posizione dei mezzi, rilevarne i percorsi, controllare le aree di lavoro e intervenire prontamente in caso di anomalie o situazioni potenzialmente pericolose. Questi sistemi non solo aumentano la tracciabilità e la responsabilizzazione, ma consentono anche di ottimizzare i flussi operativi, riducendo le sovrapposizioni e migliorando la sicurezza degli spostamenti interni al cantiere.

Un ruolo crescente lo stanno assumendo anche i sensori anticollisione, ormai integrabili sia su macchine di nuova generazione sia come retrofit su modelli esistenti. Tali dispositivi utilizzano tecnologie radar, ultrasoniche o basate su intelligenza artificiale per rilevare ostacoli, lavoratori o altri veicoli nelle immediate vicinanze del mezzo in movimento, avvisando l’operatore con segnali visivi e acustici o, nei casi più avanzati, intervenendo direttamente con il rallentamento automatico o la frenata assistita. Si tratta di una protezione attiva particolarmente utile in ambienti ad alta densità operativa, dove il rischio di collisioni è elevato.

Parallelamente, la gestione digitale della manutenzione rappresenta un ulteriore ambito in cui le tecnologie offrono benefici rilevanti per la sicurezza. Piattaforme software dedicate consentono infatti di programmare in modo sistematico le operazioni di controllo e manutenzione ordinaria, evitando dimenticanze e riducendo i rischi connessi a guasti o malfunzionamenti imprevisti. Questi strumenti, integrati con i dati forniti dalle macchine stesse, abilitano un approccio predittivo alla manutenzione, che anticipa i problemi e previene l’uso improprio di attrezzature non in perfette condizioni.

La tecnologia può inoltre supportare la formazione avanzata del personale attraverso l’uso di simulatori realistici, che ricreano situazioni operative complesse senza esporre i lavoratori a rischi reali. L’addestramento tramite simulazione consente agli operatori di familiarizzare con i comandi delle macchine, imparare a gestire situazioni di emergenza e sviluppare capacità decisionali sotto stress. Questo tipo di formazione, già ampiamente utilizzata in ambiti come l’aviazione o la guida su strada, sta trovando crescente applicazione anche nel settore edile, grazie alla sua efficacia nell’accrescere la consapevolezza e la prontezza operativa.

Non meno importante è l’impiego di droni per il monitoraggio aereo dei cantieri, una pratica che consente ispezioni rapide e sicure anche in aree di difficile accesso, come scavi profondi, coperture o zone soggette a instabilità strutturale. I droni possono essere utilizzati per verificare lo stato di avanzamento dei lavori, rilevare situazioni di rischio, controllare la presenza di ostacoli, monitorare la conformità alle misure di sicurezza e documentare eventuali anomalie da correggere con tempestività.

Infine, l’introduzione di applicazioni mobili dedicate alla segnalazione dei rischi in tempo reale sta contribuendo a creare un ambiente di lavoro più reattivo e collaborativo. Attraverso smartphone o tablet, i lavoratori possono segnalare situazioni di pericolo, guasti, comportamenti non sicuri o necessità di interventi correttivi, favorendo una comunicazione immediata con i responsabili della sicurezza. Queste app possono essere integrate con mappe interattive del cantiere, checklist digitali, notifiche automatiche e archivi centralizzati, costruendo una rete di prevenzione distribuita e partecipata.

In definitiva, l’adozione intelligente delle tecnologie digitali nel settore delle costruzioni non deve essere vista come un lusso o una mera innovazione di facciata, ma come un investimento strategico nella prevenzione, nella formazione e nell’efficienza, capace di ridurre concretamente i tassi di infortuni, migliorare la qualità del lavoro e costruire una cultura della sicurezza più solida e condivisa.

Conclusioni

In conclusione, la sicurezza nell’uso delle macchine per il movimento terra, il sollevamento e il trasporto dei carichi in edilizia è una sfida complessa ma affrontabile. Richiede competenza tecnica, rigore organizzativo, consapevolezza dei rischi e una visione culturale che metta al centro la persona. Solo attraverso un approccio integrato, basato su formazione, pianificazione, manutenzione e partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti, è possibile costruire cantieri sicuri, efficienti e rispettosi della vita umana. Le macchine, se utilizzate con intelligenza e responsabilità, diventano alleate preziose e non fonti di pericolo. E il cantiere, da luogo di rischio, può trasformarsi in spazio di lavoro sicuro e sostenibile.




 




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