«E’ stato un anno intenso, nel quale siamo stati impegnati su più fronti: montagna, urbanistica, aree protette. Sfruttando l’esperienza da sindaco, mi sono affidato alla concretezza e al pragmatismo, per trovare soluzioni, partendo dall’ascolto».
Marco Gallo dodici mesi dopo l’elezione a consigliere regionale, con un record di preferenze (è stato il più votato della lista Cirio in Piemonte) e la nomina ad assessore con più deleghe traccia un bilancio di questo primo anno al Grattacielo Piemonte, che ha avuto anche un’appendice internazionale con gli impegni nella cooperazione transfrontaliera, dove il Piemonte collabora con Valle d’Aosta, Liguria e cinque dipartimenti francesi per la crescita economica dell’area alpina, ideale cerniera tra i due Paesi.
Assessore Gallo, si può dire che uno dei risultati più significativi e immediati è arrivato dall’urbanistica?
«In effetti, grazie a uno sforzo corale, siamo riusciti con la legge numero 25 del novembre scorso a sbloccare 4mila pratiche edilizie in tutto il Piemonte, finite in una sorta di limbo dopo la sentenza della Corte Costituzionale che, nel luglio di un anno fa aveva sollevato rilievi alla legge regionale sulla semplificazione urbanistica ed edilizia del 2022. Diciamo che abbiamo rimesso il comparto nelle condizioni di ripartire. Ma abbiamo anche avviato il tavolo con tutti gli stakeholder del settore per un’altra importante riforma: aggiornare la legge regionale sull’urbanistica che è vecchia di mezzo secolo».
Con quale obiettivo?
«Garantire un riassetto della normativa sul governo del territorio. Nella stessa direzione va il decreto “Cresci Piemonte”, che ha come elemento chiave la drastica riduzione dei tempi burocratici nella pianificazione urbanistica, in particolare per le opere legate e a Pnrr e fondi europei. La legge avrà validità fino al 2030 proprio per accompagnare fino in fondo l’attuazione di progetti strategici per il territorio piemontese».
Una strategia che guarda al Piemonte come futuro polo della logistica?
«Proprio così. Tra meno di dieci anni due corridoi ferroviari europei attraverseranno il Piemonte, uno legato al Terzo valico, l’altro alla Tav Torino-Lione. Così il Piemonte diventerà, come sempre ricorda il presidente Cirio, il cuore logistico dell’Europa, con tutta una serie di vantaggi e di opportunità. Ma dobbiamo farci trovare pronti».
Dall’urbanistica alla montagna. Qual è la strategia?
«Abbiamo investito quasi 180 milioni per il triennio 2025-2027 per rendere le nostre aree montane più competitive e vivibili. Che poi vuol dire quasi la metà dei territori e dei comuni dell’intero Piemonte. Utilizzando fondi provenienti da risorse europee, nazionali e regionali abbiamo messo in campo una serie di interventi per infrastrutture, viabilità, scuole, acquedotti, turismo».
Con il sistema neve come perno centrale?
«Sì, e per una ragione semplice, confermata anche da un recente studio proprio sul Cuneese: lo sci resta il principale motore economico per molte vallate. A maggio è partito il bando da 50 milioni per migliorare la sicurezza, la qualità e l’attrattività delle nostre piste, con un occhio anche alla destagionalizzazione. Garantiamo finanziamenti per una conversione estiva degli impianti di risalita, per incrementare il turismo oltre l’inverno. Promuovendo l’outdoor, un settore in forte crescita, anche in alcune vallate del Cuneese».
Quali interventi avete previsto nelle terre alte?
«Abbiamo investito più di 20 milioni per l’agricoltura montana, abbiamo finanziato le Unioni Montane, per le quali stiamo lavorando a una riforma che le rafforzi, i Gal – che hanno pronti progetti di sviluppo locale per più di 50 milioni –, le Green Communities. Abbiamo investito 5 milioni per migliorare strutture, sentieri, aree picnic e un altro milione è stato impiegato per dotare tutti i rifugi alpini di defibrillatori. Importanti risorse sono state investite anche per le aree protette, per salvaguardare e valorizzare il patrimonio di boschi e foreste che fanno del Piemonte la regione regina della biodiversità in Italia».
C’è anche un progetto di un certo fascino: rilanciare il Salone della Montagna.
«Ci stiamo lavorando. E’ un altro modo per raccontare e valorizzare la nostra montagna. E promuoverla. Con un’impronta nuova, che dia un futuro a chi vive e a chi fa impresa nelle terre alte».
Resta il nodo dei servizi che ancora penalizza chi vive in montagna. Non è così?
«Migliorare la qualità della vita nelle aree montane è stata la bussola che ha guidato l’assessorato sin dal primo giorno. Per questo abbiamo investito soldi per mantenere le scuole nelle aree più lontane o per ridurre le pluriclassi. Abbiamo stanziato 4 milioni per migliorare la ricezione di internet e dei telefoni e abbiamo promosso una sorta di patto etico tra l’Abi, rappresentante delle banche e l’Uncem per contrastare la desertificazione bancaria che colpisce in particolare i comuni montani: due su tre non hanno uno sportello».
Tra le deleghe che le sono state assegnate c’è quella inedita sul tartufo. Quanto impegnativa?
«Come la neve per la montagna, il tartufo per le colline ha un significativo impatto economico. Che va difeso. Per questo per fronteggiare gli effetti della crisi climatica, che hanno ridotto la quantità di tartufi, abbiamo messo in campo una serie di iniziative per preservare questa eccellenza accanto a un’attività promozionale che punta tra l’altro a valorizzare anche il tartufo nero, come prodotto dell’estate».