"È sempre un'esperienza portare un orso in trasferta". Così Andrea Bertone racconta la sua ultima impresa: esporre la sua scultura, un orso polare alto un metro e mezzo, per circa quattro quintali di peso e due metri di lunghezza, tra le nevi del Forte di Vinadio.
Un ambiente che valorizza al massimo l'opera, realizzata lo scorso giugno, grazie ai consigli dell'artista Franco Sebastiano Alessandria che, nello stesso luogo, aveva esposto le sue opere lo scorso agosto (leggi qui).
"Sono felice di raccontarvi finalmente questa mia nuova opera - ci aveva spiegato Bertone -, a cui ho lavorato con una dedizione che, ve lo dico senza esagerare, non mi ha fatto dormire. Giorni e notti in cui l’orso non mi lasciava in pace finché ogni dettaglio non trovava il suo posto. Volevo che fosse forte, puro, ma anche affettuoso: pieno di relazioni, di immaginazione e passione vera. Non è stato un semplice processo creativo, bensì è stato un vero e proprio viaggio dentro quello che sono. Un ringraziamento speciale va a Franco Alessandria, che mi ha accompagnato in questo percorso con la sua esperienza e sensibilità. È anche merito suo se l’opera oggi ha preso vita. In particolare vorrei far notare un dettaglio importante: le unghie smaltate. Questa scultura parla di amore, di radici, di chi sono davvero E oggi la condivido con voi. Perché l’arte, quando nasce dal cuore, non resta solo mia".

Andrea Bertone, nato a Ceva nel 1980, è un artista dallo stile istintivo e imprevedibile, noto in a Farigliano dove è assessore e in Langa, dove è conosciuto non solo per le zucche giganti che coltiva, ma anche per numerose iniziative promosse in zona, sempre all'insegna dell'arte e della creatività.

Stravagante e anticonvenzionale, Bertone trasforma l'imprevedibilità in regola, esplorando materiali e processi diversi con un approccio diretto, libero e sempre sorprendente.

"Volevo creare qualcosa che fosse forte ma affettuoso, fiero ma pieno di umanità - aggiunge Bertone -. Un'opera che raccontasse relazioni vere, identità, immaginazione e passione sincera. Le unghie colorate dell'orso non sono un semplice dettaglio decorativo: sono segni visibili di legami profondi. Ogni colore rappresenta una persona importante nella mia vita: verde - per me, viola - per Marta, la mia compagna, rosa - per Giada, azzurro per Agnese (le mie figlie). Quest'opera parla di amore, di radici, di chi sono davvero, ma non solo. L'orso è un animale dei ghiacci, e i ghiacci - lo sappiamo - si stanno sciogliendo. Quest'opera è anche un grido silenzioso contro il cambiamento climatico. Un modo per ricordarci che la bellezza del nostro pianeta è fragile. Che le creature come l'orso, i paesaggi innevati, le montagne di ghiaccio... stanno scomparendo. E che noi abbiamo una responsabilità. Questo orso è un simbolo: di chi siamo, di chi amiamo, e di quello che potremmo perdere se non apriamo gli occhi. Grazie ancora a Franco Alessandria, per avermi accompagnato con sensibilità e competenza in questo percorso.
E grazie a si fermerà a guardare. Anche solo per un momento".
Sarà visibile gratuitamente per tutto il periodo invernale, fino a Carnevale.














