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Politica | 20 luglio 2019, 07:30

#controcorrente: gli stagionali della frutta a Saluzzo e i migranti che arrivano in Italia sono facce della stessa medaglia

Il sindaco dell’antica capitale del Marchesato, Mauro Calderoni, da anni chiede ai Governi del nostro Paese, alternatisi nel tempo, regole chiare per la manodopera in agricoltura. I Governi del nostro Paese e il Capo dello Stato da anni chiedono all’Unione Europea soluzioni per la ridistribuzione delle persone salvate in mare. In entrambi i casi senza successo

Lavoratori stagionali a Saluzzo

Lavoratori stagionali a Saluzzo

Le migrazioni delle persone, quando sono provocate dal desiderio di vivere in condizioni più dignitose, diventano praticamente impossibili da fermare e quasi incontrollabili. Anche se, poi, il nuovo posto raggiunto lascia spesso l’amaro in bocca a chi arriva perché quell’obiettivo, in molti casi, rimane un miraggio. Lo hanno dimostrato secoli di storia.

Quanto è accaduto in passato e sta accadendo in queste settimane a Saluzzo con gli stagionali della frutta è lo specchio di quanto è successo e sta succedendo in Italia con i migranti. I lavoratori extracomunitari regolari impiegati nei campi dell’antico territorio del Marchesato, e non solo, sono ormai indispensabili. Lo affermano gli imprenditori del settore e le organizzazioni agricole. E molte aziende si sono fatte carico del problema ospitandoli nelle loro strutture. Si dice quattromila.

Ma non basta. Attirati dalla speranza disperata di poter trovare un’occupazione, anche di poche ore al giorno, ne arrivano molti altri da ogni parte d’Italia. Però, senza nessuna certezza di avere un posto sicuro. Il Comune di Saluzzo, area della provincia di Cuneo che è diventata, suo malgrado, il fulcro di tutto il fenomeno migratorio legato alla raccolta della frutta, la Caritas locale, con le Associazioni agricole, alcune Organizzazioni di volontariato e i Sindacati, negli ultimi anni hanno accolto come potevano, ma in modo dignitoso, molti dei lavoratori che giungevano in città in cerca di occupazione. Anche durante queste settimane.

Quelli rimasti fuori dalle strutture avevano e hanno dato vita ad accampamenti di fortuna, creando, a volte, difficoltà di non facile soluzione. Certo i numeri, in apparenza, non paiono così “enormi” da governare, ma per un territorio così limitato sono comunque destabilizzanti. Una mano l’hanno data i Comuni di Lagnasco, Verzuolo e Costigliole, creando ulteriori posti in locali adeguati. Ma, nella “Granda”, gli Enti locali interessati dalla raccolta della frutta sono una ventina. Perché, allora, anche gli altri, oltre ai quattro già impegnati, non hanno mai collaborato realizzando dei luoghi di accoglienza per gli stagionali che lavorano sui loro territori?

Il sindaco di Saluzzo, Mauro Calderoni, durante i momenti più “pesanti” della difficile gestione dei giorni passati ha lanciato, per l’ennesima volta, un appello: “Senza un intervento normativo che stabilisca criteri di ricerca della manodopera più efficaci e sostenibili, la nostra comunità sarà sempre esposta all’imprevedibile. Ogni anno diventa più faticoso gestire la situazione. Spero che tutte le Istituzioni del territorio alzino insieme a noi la voce verso il Governo, affinché arrivino le soluzioni normative a cui, negli ultimi dieci anni, sei diversi esecutivi, non hanno mai pensato. Il sistema di ingaggio “porta a porta” della manodopera ha costi sociali troppo alti”.

Cioè: servono Leggi che facciano arrivare sui territori, e quindi anche nel Saluzzese, gli stagionali con l’occupazione sicura. E gli imprenditori del settore dovrebbero evitare richieste per la raccolta di poche ore della frutta.

Il 17 luglio è stato siglato un accordo nel quale si prevede l’attivazione, al Centro per l’Impiego di Saluzzo, dello sportello pubblico di incontro della domanda-offerta di lavoro in agricoltura. Potrebbe essere un primo passo. Nella speranza che funzioni.

Saluzzo in Italia è come l’Italia in Europa. I migranti comunque continuano ad arrivare nel nostro Paese, seppure di meno rispetto al passato. Però, continuano ad arrivare. L’Italia chiede aiuto all’Unione Europea per la loro ridistribuzione nelle nazioni che la costituiscono. Ma l’organismo continentale fa orecchie da mercante. Ogni tanto qualche Stato si rende disponibile ad ospitarne alcuni. Poi, finisce tutto in quel gesto.

Non bastano gli appelli e le richieste del Governo e del Presidente della Repubblica a costruire una politica sull'immigrazione comune e condivisa.  Ha detto di recente il Capo dello Stato, Mattarella: “L’Unione deve fare suo questo problema in maniera completa, sistemica, complessiva e razionale, perché nessun Paese da solo può governare un fenomeno di questa portata”.

Invece, i leader delle altre nazioni europee pensano al loro orticello anziché al bene e alla convivenza comune.                

#controcorrente

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