Come affronta la crisi il comparto artigiano? Ci sono stati settori più colpiti? Qual è la situazione in Provincia e soprattutto a Fossano? Targatocn fa il punto con la Vice presidente vicaria provinciale e presidente di zona di Fossano di Confartigianato Graziella Bramardo.
Che categorie rappresenta Confartigianato?
Il comparto artigiano è molto vario, rappresentiamo edili, metalmeccanici, autotrasportatori, abbigliamento, risuolifici, impiantisti, autocarrozzieri, meccanici, riparatori auto, alimentaristi, tutto il settore dei servizi alla persona come parrucchieri ed estetisti, pulitintolavanderie, artigiani del legno, arti sanitarie che comprendono odontotecnici, ortopedici, i mestieri artistici, i contoterzisti, il settore della grafica e della stampa… Ogni categoria ha esigenze e regole diverse.
Quali sono stati i settori più colpiti e quelli che hanno retto meglio la crisi?
L’edilizia e la metalmeccanica, cioè i fabbri e la carpenteria metallica hanno risentito più degli altri della crisi. L’edilizia è ferma, basti pensare che non ci sono stati appalti pubblici nell’ultimo anno. E quanti immobili sono in vendita da tempo? Il settore metalmeccanico è in crisi: c’erano molte aziende, molto qualificate, che spesso avevano un unico grosso cliente legato al settore e che ora non hanno più lavoro. La Regione Piemonte ha attivato la cassa integrazione, ma per il futuro pare non sia più possibile. Quando vedete delle officine pulite e in ordine è un cattivo segno, significa che non c’è lavoro. Gli artigiani, che in genere hanno attività prevalentemente a conduzione familiare, in questo periodo nero hanno comunque cercato di salvaguardare i posti di lavoro dei propri dipendenti. I servizi alla persona, cioè parrucchiere ed estetiste hanno avuto un incremento. Anche il settore alimentare artigiano di qualità ha tenuto bene ed è in crescita.
Secondo lei perché?
E’ cambiato lo stile di vita degli italiani: l’incertezza del futuro fa sì che ci sia la paura di fare investimenti e relativi sacrifici a lungo termine. Non c’è sicurezza del proprio posto di lavoro. Acquistare o far costruire una casa, impegnarsi per i prossimi 20 anni con un mutuo non sapendo se si manterrà il proprio posto di lavoro spaventa. Gli stipendi non sono in linea con il costo della vita. Per fortuna, fino a qualche anno fa siamo stati un popolo di risparmiatori, gli italiani non sono mai stati indebitati con lo Stato, era il contrario: lo stato era indebitato con gli italiani. Altra considerazione è che negli ultimi anni abbiamo prodotto più di quel che era possibile consumare.
Confartigianato si batte da anni per la riduzione della burocrazia: ci sono dei settori più colpiti?
L’edilizia in generale è quella più colpita: l’artigiano edile è obbligato ad avere una persona che ottemperi a tutte le normative, dal ‘Pos’ che deve essere redatto per ogni cantiere, alla richiesta del Durc, un documento che attesta la regolarità dei pagamenti a Inps, Inail e Cassa Edile che deve essere richiesto ogni 3 mesi, alle norme per la sicurezza. Un grosso risultato raggiunto da Confartigianato è stato quello di spostare la validità del Durc da 1 a 3 mesi. O l’artigiano svolge il suo lavoro, cioè la visione dei cantieri, i preventivi e lo svolgimento dell’opera, o fa il contabile. Non parliamo poi dei pagamenti: il patto di stabilità, cioè la norma che obbliga gli Enti pubblici a non superare una certa cifra, pur avendo la disponibilità, fa sì che i pagamenti slittino a tempi infiniti, ma i costi del personale e della gestione dell’attività artigiana vanno pagati. C’è poi tutto il sommerso, cioè le aziende non in regola che non si sobbarcano l’onere ed il costo della burocrazia e delle norme, comprese quelle per la sicurezza, che applicano dei prezzi concorrenziali penalizzando doppiamente chi è in regola. Poi c’è la formazione del personale.
La richiesta di Confartigianato è di fare, come una volta, la formazione interna, perché?
E’ interesse sia dell’artigiano che dell’apprendista poter scambiare competenze e voglia di fare. Attualmente la formazione non è proficua per nessuno: l’apprendista deve fare dei corsi presso enti esterni, l’artigiano li paga e non ha la persona sul posto ad apprendere. Ogni artigiano ha il suo modo di lavorare. E’ interesse del datore di lavoro trasformare il contratto di apprendistato in uno a tempo indeterminato e qualificato se l’apprendista ha imparato bene il mestiere. Le attuali norme demotivano le assunzioni specialmente per i minori di 18 anni. Ad esempio le categorie che hanno l’apprendistato professionalizzante devono avere un computer, accedere con un ‘Pin’, per poter iscrivere i loro apprendisti al corso obbligatorio di formazione, immagini una pettinatrice, che non ha bisogno di avere un pc, a che costi e impegno è costretta per far fare il corso all’apprendista; in più, il titolare deve sostenere un esame per dimostrare di poter essere il ‘tutor’ del proprio apprendista.
Quali sono i numeri di Confartigianato Cuneo e della zona di Fossano? Quante le ditte con titolri o dipendenti extra comunitari?Nella Provincia Granda le aziende artigiane individuali sono 16.516, quelle associate sono 6.862. Le società artigiane totali sono 6.072, quelle associate sono 3.173. Le aziende artigiane individuali di extra comunitari sono 640 cioè il 9,33%, le società artigiane con uno o più soci extracomunitari sono 69 pari al 2,18%. A Fossano le ditte individuali associate sono 471, le società 261, con un'incidenza di extracomunitari rispettivamente dell'8,70% e del 2,68%. Dai dati del 2009 risultano iscritte in Provincia di Cuneo 23.826 ditte artigiane, di cui 1596 nella zona di Fossano, gli associati sono 715 pari al 44,83%. Dal 2008 al 2009 si sono iscritte 81 aziende e hanno cessato l’attività 110.
Che rapporto avete con le banche e con l’Amministrazione comunale?Confartigianato da anni fa pressione presso gli Istituti di credito per il costo del denaro. Attraverso ‘Confidi’ riusciamo a venire incontro alle esigenze del comparto artigiano. C’è un ottima sinergia con la Cassa di Risparmio di Fossano che, oltre ad aver attuato un programma di prestiti per le aziende artigiane, anche in tempi passati ha sempre avuto un occhio di riguardo per la categoria. Non si può dire altrettanto per gli istituti di credito più grandi. Con l’Amministrazione comunale abbiamo sempre avuto un dialogo aperto e costruttivo.
Si è da poco costituita Re.Te. Impresa Italia, a cui aderite, cos’è?
E’ un'associazione che è formata dalle 5 associazioni di categoria del turismo, artigianato, commercio, servizi e piccole imprese del manifatturiero e costruzioni. Sono rappresentate oltre 4,2 milioni di unità produttive che impiegano circa 14,5 milioni di addetti di cui circa 9 milioni sono lavoratori dipendenti. L’area rappresentata copre il 94,7% del tessuto produttivo privato, esclusa l’agricoltura ed i servizi di intermediazione finanziaria e monetaria. Questa nuova rete si rapporta con le maggiori Istituzioni nazionali per portare le istanze delle categorie rappresentate.
Lei lavora da più di 30 anni in un’azienda artigiana con suo marito, i suoi figli sono artigiani, consiglierebbe ad un giovane di intraprendere questo tipo di attività?
Assolutamente sì: l’artigiano crea e costruisce qualcosa mettendoci passione, ingegno, competenza, tecnica e fantasia. La soddisfazione sta nel vedere il prodotto del proprio lavoro. Ci sono ancora, purtroppo, troppi luoghi comuni, ad esempio si dice che una bomba è fatta artigianalmente, in senso dispregiativo. I giovani che dopo la 3^ media scelgono una scuola professionale vengono visti come ragazzi che o non hanno voglia o non hanno le capacità per studiare. In realtà non è così: ad esempio gli studenti dei Salesiani, Cnos o Fap sono molto richiesti dalle aziende perché sono ben preparati.
In foto, Graziella Bramardo













