Che bello avere delle sorprese!
Soprattutto se piacevoli, intendiamoci. Come quando ci si trova un libro in mano e lo si apre distratti, dando per scontato che quello che leggeremo ci annoierà. E invece no, dalle prime righe scopriamo di essere di fronte se non proprio ad un’opera d’arte a una storia che ci terrà avvinti fino alla fine.
Più o meno è quello che è successo a me entrando ne “Il Capriccio” a Villanova Mondovì.
Un locale che si affaccia sullo stradone, prospiciente a due grosse rotonde, non promette mai un granché. Dal di fuori sembra un bar come tanti altri con la particolarità che durante il week end si improvvisa brasserie e pizzeria. Ecco il primo errore. Basta entrare per capire che qui nessuno improvvisa proprio niente e, come nel libro che abbiamo usato a metafora rimaniamo incatenati dalle prime righe, a lasciarmi a bocca aperta sono state le lavagne su cui erano segnati i vini proposti sia a bottiglia che a bicchiere. Chi conosce un po’ il mondo enoico legge a sinistra, nella colonna del produttore e tipologia e incomincia l’incanto: Salon cuvèe Delamotte, Sassicaia, Speri, Tignanello, Argiolas Turriga. Chi ne è digiuno legge a destra, nella colonna del prezzo, e rischia l’infarto.
Chi mai mette su una lavagnetta vini con cifre a due zeri?
Poi ho scoperto che quello è solo un assaggio di una delle più interessanti carte dei vini che mi sia capitato di vedere ultimamente, dove non c’è spazio per i prodotti che tutti si sentono obbligati ad avere, ma solo per quelli ispirati dalla passione di chi li seleziona, li mette a disposizione e li racconta con garbo ai propri clienti. Ogni etichetta è evidentemente frutto di assaggi e di profonda conoscenza, sia che costi 10 euro o 600, niente al Capriccio è, se mi permettete, frutto di un capriccio.
Nonostante le premesse non ci ha colpito sono il vino.
Come il nostro libro inaspettato ci affascina a ogni pagina, ci sono diversi aspetti che valgono il viaggio. La protagonista in tavola è la carne. Per forza: il padre dei due titolari è uno dei più famosi macellai del monregalese e di sera, sposta la sua attività di qualche metro e il bancone della macelleria Boetti trasloca all’interno del Capriccio. Di nuovo grande professionalità: solo vitelle di razza Piemontese servite e cotte con maestria. Addirittura con qualche invenzione come il sushi piemontese in cui il pesce diventa carne cruda. Ma siccome nulla è lasciato al caso ci sono anche ottime pizze, pasta fatta a mano e una gloriosa grigliata accompagnata da birra alla spina a un prezzo che anche in questo caso ci ha lasciato a corto di parole.
La conclusione del libro? A dispetto della regola che mai si deve mangiare dove si prende il caffè e mai si deve prendere il caffè dove si mangia, anche l’ultimo pezzo della cena è stato in linea con il resto, grandioso.
E credetemi, si tratta di cosa rara!











