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Che tempo fa

| 17 luglio 2012, 15:42

Ottima carne e vini grandiosi a Villanova Mondovì

Il Capriccio, un locale sorprendente

Una delle lavagne dei vini presso Il Capriccio

Una delle lavagne dei vini presso Il Capriccio

Che bello avere delle sorprese!

Soprattutto se piacevoli, intendiamoci. Come quando ci si trova un libro in mano e lo si apre distratti, dando per scontato che quello che leggeremo ci annoierà. E invece no, dalle prime righe scopriamo di essere di fronte se non proprio ad un’opera d’arte a una storia che ci terrà avvinti fino alla fine.

Più o meno è quello che è successo a me entrando ne “Il Capriccio” a Villanova Mondovì.

Un locale che si affaccia sullo stradone, prospiciente a due grosse rotonde,  non promette mai un granché. Dal di fuori sembra un bar come tanti altri con la particolarità che durante il week end si improvvisa brasserie e pizzeria. Ecco il primo errore. Basta entrare per capire che qui nessuno improvvisa proprio niente e, come nel libro che abbiamo usato a metafora rimaniamo incatenati dalle prime righe,  a lasciarmi a bocca aperta sono state le lavagne su cui erano segnati i vini proposti sia a bottiglia che a bicchiere. Chi conosce un po’ il mondo enoico  legge a sinistra, nella colonna del produttore e tipologia e incomincia l’incanto: Salon cuvèe Delamotte, Sassicaia, Speri, Tignanello, Argiolas Turriga. Chi ne è digiuno legge a destra, nella colonna del prezzo, e rischia l’infarto.

 Chi mai mette su una lavagnetta vini con cifre a due zeri?

Poi ho scoperto che quello è solo un assaggio di una delle più interessanti carte dei vini che mi sia capitato di vedere ultimamente, dove non c’è spazio per i prodotti che tutti si sentono obbligati ad avere, ma solo per quelli ispirati dalla passione di chi li seleziona, li mette a disposizione e li racconta con garbo ai propri clienti. Ogni etichetta è evidentemente frutto di assaggi e di profonda conoscenza, sia che costi 10 euro o 600, niente al Capriccio è, se mi permettete, frutto di un capriccio.

Nonostante le premesse non ci ha colpito sono il vino.

Come il nostro libro inaspettato ci affascina a ogni pagina, ci sono diversi aspetti che valgono il viaggio. La protagonista in tavola è la carne. Per forza: il padre dei due titolari è uno dei più famosi macellai del monregalese e di sera, sposta la sua attività di qualche metro e il bancone della macelleria Boetti trasloca all’interno del Capriccio. Di nuovo grande professionalità: solo vitelle di razza Piemontese servite e cotte con maestria. Addirittura con qualche invenzione come il sushi piemontese in cui il pesce diventa carne cruda. Ma siccome nulla è lasciato al caso ci sono anche ottime pizze, pasta fatta a mano e una gloriosa grigliata accompagnata da birra alla spina a un prezzo che anche in questo caso ci ha lasciato a corto di parole.

La conclusione del libro? A dispetto della regola che mai si deve mangiare dove si prende il caffè  e mai si deve prendere il caffè dove si mangia, anche l’ultimo pezzo della cena è stato in linea con il resto, grandioso.

 E credetemi, si tratta di cosa rara!

Paola Gula

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