Seguendo da lontano le vicende dell’Ente Comunità Montana del Monviso ed apprendendo che l’ultimo Consiglio non ha potuto riunirsi per mancanza del numero legale, sono stato citato dall’estensore dell’articolo, interpretando le dichiarazioni di altri, come persona lontana dagli interessi della montagna.
Vorrei semplicemente e serenamente comunicare che se gli interessi della gente della montagna fossero dipesi dalle azioni ultraventennali delle Comunità Montane, oggi la montagna dovrebbe aver risolto ogni problema. Di fatto non è così, purtroppo! E’ responsabilità invece di chi pur ricoprendo ruoli di rilievo nelle politiche rivolte alle Terre Alte, nel passato non ha saputo o potuto ribaltare le sorti della montagna, prediligendo forse una catena di Enti e piccoli potentati molto rappresentativi ma pochissimo operativi e qualche poltrona da cui non schiodarsi mai (e come si fa a cambiare… ?).
Da più anni continuo a ripetere che il finanziamento delle legge Carlotto sarebbe, ed è, il solo toccasana per l’intero arco alpino e che l’illuminato senatore cuneese rimane l’unico vero e pragmatico esempio di chi veramente ha pensato di cambiare la situazione. Certo è che probabilmente questa legge avrebbe di molto sgonfiato l’esistenza delle Comunità Montane ed allora…
Servire poi alla gente di montagna vuol dire a volte anche ammettere che la ragione non è solo cosa di numeri ma anche di pensiero e questa Comunità Montana, che ora si appella alla responsabilità della minoranza per il numero legale ed i pensieri altrui non li ha mai tenuti in considerazione… prosegua pure la sua rotta con i bravi ammiragli che si è data… Da parte mia e della mia coscienza politica so di operare per le terre Alte in tutti gli Enti in cui ho rappresentanza con le risorse e le competenze di cui dispongo.
Alberto Anello











