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Attualità | 25 novembre 2013, 19:02

Saluzzo e Cuneo: il Comune sarà parte civile contro chi compie reati nei confronti delle donne o dei minori sul suo territorio

Ordine del giorno in tal senso approvato pochi istanti fa dall’unanimità dei Consigli Comunali, in concomitanza con la “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne”

Tutti gli uomini del consiglio comunale di Saluzzo in piedi prima dell'approvazione dell'ordine del giorno

Tutti gli uomini del consiglio comunale di Saluzzo in piedi prima dell'approvazione dell'ordine del giorno

I Consigli Comunali di Saluzzo e Cuneo hanno “celebrato” il 25 novembre approvando pochi istanti fa un Ordine del Giorno che lo impegna – insieme con tutti i Comuni della provincia - a costituirsi parte civile nei procedimenti penali per femminicidio e atti di violenza nei confronti delle donne e dei minori qualora questi fatti accadano sul suo territorio.

Voluta dall’Onu per ricordare il brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos per oltre 30 anni ed approdata in Italia soltanto nel 2005, la “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne” è - per la verità – celebrata con i fatti dall’Amministrazione Saluzzo tutti i giorni dell’anno.

Con la partecipazione attiva alla Rete Istituzionale contro la violenza alle donne (con Asl, Monviso Solidale, con due rassegne annuali della Consulta per le Pari Opportunità (incontri, spettacoli, momenti di riflessione e di sensibilizzazione), con la collaborazione con le Associazioni Femminili del territorio (Zonta, Fdapa, Cif, Mai più sole, Telefono Donna), con l’apertura nel 2007 dello sportello di consulenza legale per le donne vittime di volenza instituito insieme con l’Ordine degli avvocati di Saluzzo, con i corsi di autodifesa (Difesa Donna), con la creazione del “Centro Penelope” (luogo d’incontro dove donne straniere ed italiane condividono i loro problemi)- ultimo in ordine di tempo – con la compartecipazione al progetto in corso di realizzazione per l’allestimento di una “Casa Segreta” che accoglierà le vittime di violenza in situazioni di emergenza e segretezza, promosso dalla rete Antiviolenza del Comune di Cuneo.

Il documento appena approvato – che impegna il sindaco a “valutare la costituzione di parte civile del Comune nei processi penali per femminicidio ed atti di violenza nei confronti delle donne o dei minori che vedano il territorio  come luogo dei commessi reati” – è una sorta di ciliegina sulla torta. Un “in più”. L’ennesima dimostrazione di quanto il problema sia sentito a Palazzo di Città.

Sulla materia c’è già un precedente. Nel gennaio del 2011 il tribunale di Palermo, in un processo riguardante la violenza su bambini ha ritenuto la legittimazione alla costituzione di parte civile del Comune di Palermo in quanto soggetto “direttamente danneggiato dal reato” non solo per aver “affrontato spese per le attività socio-assistenziali (ricovero di numerosi minuti in istituti) che si sono rese indispensabili in conseguenza proprio dei fatti reato oggetto del procedimento” ma anche in quanto danneggiato sotto il profilo “del danno all’immagine subito dalla Città in conseguenza della vasta eco e diffusione nei mass media delle vicende di rilievo penale oggetto di accertamento”.

Sull'argomento a Saluzzo sono intervenuti i consiglieri Contin, Terrigno, Revelli, l'assessore Russo e il sindaco Allemano.

“La violenza sulle donne – ha dichiarato la consigliera Paola Olivero promotrice insieme a Cristina Clerico dell'odg a Cuneo – non è solo un fatto privato, ma un atto che offende la collettività, questo nuovo impegno da parte del Comune rappresenta un atto di solidarietà e di civiltà”. 

Favorevole ma con riserva il consigliere di Cuneo Gigi Garelli. “Telefono Donna ha chiesto più volte di avere una sede autonoma ma ad oggi non è così, va bene dire che facciamo rete ma facciamo anche in modo che le associazioni possano essere in condizione di lavorare”.

I.D. - W.A.

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