1° maggio, la Festa del Lavoro: "The Full Monty"

"The Full Monty" (tradotto in italiano con il titolo di "Squattrinati organizzati" ma fortunatamente più conosciuto con quello originale) è un film inglese del 1997 scritto da Simon Beaufoy e diretto da Robert Cattaneo. Protagonisti della commedia sono sei disoccupati di Sheffield, cittadina leader dell'industria inglese dell'acciaio lungo gli anni '80 e ora in assoluto delcino; ciascuno quasi sconfitto dai propri problemi economici e personali, si metteranno in testa di raccogliere un po' di denaro (e di dimostrare agli altri, un'ultima volta, quello che valgono) improvvisandosi spogliarellisti nel nightclub locale.

Esistono dei film, dei libri, delle canzoni, che entrano nell'immaginario comune per qualche ragione particolare, e ci rimangono (purtroppo) soltanto in virtù di queste.

Per esempio, chi non conosce il "Dracula" di Bram Stoker? Nessuno, ovviamente, ma in quanti sanno, o si ricordano, di come sia un'allegoria horror dello sfruttamento sociale che la nobiltà ottocentesca faceva delle classi inferiori?

Per quel che mi riguarda, lo stesso si può dire di "The Full Monty": una commedia che ha riscosso così tanto successo, soprattutto in virtù del fatto che parla di spogliarellisti male in arnese, da essere ricordata dalle generazioni moderne soltanto per questo. Un errore non da poco, credetemi: riguardarlo ha stupito anche me.

Definire "The Full Monty" soltanto una commedia è riduttivo, soprattutto in rapporto a quelle odierne, sia italiane che non. Oltre ad avere un'idea di base interessante e personaggi ben costruiti recitati da attori degni di tale nome, può vantare un ritmo incalzante e dei dialoghi moderni e attuali, tutt'altro che volgari... ed evitare la volgarità in un film inglese con protagonisti degli spogliarellisti non esattamente facile.

L'umorismo è controllato, si scatena grazie alle varie situazioni in cui i sei uomini che vanno (o che hanno superato) i  40 anni si trovano a dover affrontare nella speranza di diventare spogliarellisti convincenti; come in tutte le commedie migliori, quindi, le risate spiccano su uno sfondo tutt'altro che esilarante, con una periferia inglese completamente allo sbando, diventata quasi una "terra di nessuno" in cui la disastrosa politica economica interna degli anni '80 ha sottratto colore a qualsiasi cosa.

La pesantezza dello stato di precarietà in cui versano i protagonisti, che si riflette poi in diversi modi sulle loro vite, non viene mai persa di vista. E nonostante tutto ogni personaggio trova la forza di andare avanti, per se stesso o per le persone a cui tiene, nonostante questo significhi imbarcarsi in un'avventura totalmente assurda. Ecco quindi il vero significato, la vera forza di "The Full Monty".

La mancanza del lavoro è una costante assoluta contro cui le persone comuni sembrano non poter combattere in alcun modo, è questo che il film ci dice, e non sono certo io a dovervi spiegare quanto sia vero nell'Inghilterra "post-Thatcher" come nell'Italia di oggi. Ma ci dice anche che intuito, coraggio e testardaggine sono le armi migliori per sopravvivere, per reinventarsi, due concetti che ormai sono praticamente sinonimi.

Intuito, coraggio e testardaggine. Non sono questi gli elementi fondamentali per dare un senso alla nostra vita?

Non lo so, forse sono troppo giovane, o troppo fortunato, o entrambi. Ma la decadenza delle prospettive future è qualcosa con cui nel nostro paese prima o poi si deve fare i conti, sempre che non sia già accaduto.

E se "ridere per non piangere" è tutto quello che ci rimane, allora bisogna farlo, e farlo per bene. Soprattutto il 1° maggio.