È stato, quello della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, uno dei casi più controversi e dibattuti dell’ultimo lustro nel Cuneese.
Una vicenda durata anni, dai molteplici risvolti, che ha riguardato il mondo politico ed economico della provincia con tanti annessi e connessi.
Protagonista, suo malgrado, Ezio Falco, che della Fondazione è stato presidente per due mandati consecutivi e che da pochi mesi ha lasciato l’incarico perché, per statuto, non più rinnovabile.
A distanza di sei anni la giustizia si è pronunciata asserendo che non vi sono stati illeciti e che nulla più vi è da accertare nei confronti dell’ex presidente e di quanti erano stati chiamati in causa nella vicenda.
Il provvedimento del Gip del tribunale di Cuneo, Alessandro Cavallo, è stato depositato il 13 luglio.
Superate le resistenze iniziali, Falco ha accettato di rispondere alle domande di Targatocn
Lei ha usato parole forti nel commentare l’archiviazione disposta dal giudice che la riguarda. Ha chiamato in causa tutti i suoi detrattori, evitando di utilizzare i loro nomi, ma - sulla base della descrizione fatta – sono facilmente individuabili. Tuttavia, non ha spiegato per quali ragioni fosse entrato nel mirino di così tanti soggetti – per di più di estrazione eterogenea - contemporaneamente. Perché ce l’avevano tutti con lei?
“La domanda va rivolta ad ogni soggetto che evidentemente ha trovato almeno un motivo per accanirsi in quel modo. Nell’azione amministrativa pubblica non ho mai cercato nemici, ma neanche mi sono tirato indietro davanti al sopruso, alla prevaricazione, all’arroganza, al potere personale fine a se stesso, alla minaccia, al ricatto. Niente veniva prima dell’interesse generale, peraltro sempre largamente condiviso dai miei compagni di strada”.
Falco, c’è qualcosa, se tornasse indietro, che eviterebbe di fare?
“Nulla. In quanto ogni azione importante è sempre stata meditata e compartecipata. La paura di subire il male non mi ha mai impedito di cercare il bene della comunità. Nelle società mafiose la paura vince; nelle società libere i mafiosi sono allontanati”.
Politica e mondo delle Fondazioni dovrebbero essere autonomi, ma sappiamo che non è così. Anche lei, in fondo, proveniva da quel mondo. É stata la politica l’elemento scatenante nei suoi confronti o ha individuato altre ragioni ?
“Il problema non è ciò che si è fatto prima, semmai è se prima non si è fatto nulla e improvvisamente ci si trova ad amministrare la cosa pubblica o se si è agito male. Ho detto più volte pubblicamente che alla Fondazione deve essere riconosciuta la totale autonomia che non significa separatezza . Si sceglie la classe dirigente, se ne controlla l’operato, la si giudica alla fine.
Questa deve essere la fisiologia; la patologia la introducono coloro che vogliono mettere le mani sulle Fondazioni, anche nella nostra “bella” comunità e spesso ci riescono.
Fondazioni e potere politico dialogano e non cercano di prevalere l’una sull’altro; così l’ho inteso io, da vicesindaco prima e da presidente poi.
Guarderei con attenzione a ciò che sta avvenendo ora più che attardarsi su un passato colmo di strumentalizzazioni”.
Il fatto che lei fosse sotto schiaffo della giustizia, ritiene abbia condizionato la sua successione?
“Spero di non essere stato sotto schiaffo, sarebbe ben grave se fosse stato così. É ragionevole pensare che l’indagine ancora non chiusa nonostante il lungo tempo abbia in qualche misura influenzato i decisioni o quanto meno posto degli interrogativi. Peraltro, le dinamiche decisive sono state altre, persino peggiori e non degne della nostra comunità.
Mi sarebbe piaciuto uscire da questo incubo da presidente, ma evidentemente non è stato possibile”.
Sta valutando azioni di risarcimento danni nei confronti di qualcuno in particolare?
“Una vicenda così non può finire a “tarallucci e vino”; sono state infangati per anni degli amministratori retti e la stessa credibilità della Fondazione CRC è stata reiteratamente messa in discussione. Credo che il problema se lo debba porre la stessa Fondazione, salvo che consideri quello passato un periodo da mettere tra parentesi, un accidente della storia. Vedremo.
Farò le mie riflessioni con gli avvocati”.
Pensa di ritornare ad esercitare ruoli pubblici? All’orizzonte ci sono le amministrative di Cuneo e, a buon diritto, potrebbe esercitare la parte del “padre nobile”, magari sostenendo Federico Borgna. Si dice che la sua ricandidatura a sindaco sia a rischio anche per averla difesa e per aver appoggiato De Giacomi anziché Genta….
“La mia attività pubblica si è chiusa dopo quarant’anni dedicati all’Azione Cattolica, alla politica, all’amministrazione comunale e alla Fondazione CRC, cui ho dedicato tanto tempo, anche perché sono stato pagato per fare cose, non per scaldare sedie e presidiare il “tesoro” per conto terzi.
Io non ho mai avuto padrini politici, né ho fatto il padrino politico di chicchessia. Ho letto tante parole in libertà ed altre ad arte, usate per mettere zizzania, in qualche caso riuscendoci.
Ho origini campagnole e non “nobili” e poi, in giro, più che prìncipi vedo principianti.
Ho condiviso con poche ma “belle” persone dei percorsi politici e ideali; le terrò per sempre nel mio cuore, avendo una particolare gratitudine per chi ha difeso pubblicamente la mia correttezza quando infuriava la battaglia.
Chi mi ha fatto del male e chi li ha in qualche modo fiancheggiati avrà per sempre il mio disprezzo.
A chi li ha osservati con nonchalance e lasciati fare dedico il versetto 3,14-16 dell’Apocalisse : “I tiepidi saranno vomitati”.
Sono stati molti – all’indomani dell’insediamento dei nuovi vertici della Fondazione Crc – a sostenere che i futuri equilibri di potere in municipio saranno condizionati dai nuovi assetti di via Roma. Che ne pensa?
“Io non ho mai condizionato alcuno e nessuno mi ha mai condizionato. Tutto è sempre stato deciso col consenso dei Consigli della Fondazione.
Per far prevalere un rapporto patologico ci vogliono due soggetti consenzienti. Spero che almeno uno sia dotato di cultura istituzionale e non allettato dalla cultura del potere fine a se stesso”.
Ultima riflessione di carattere umano e personale. Qual è la prima sensazione che si avverte quando si viene “liberati” da sospetti quali quelli che le venivano contestati?
“Il mio avvocato mi ha sempre detto “Lo so che Lei si è comportato correttamente ma in questo caso occorre che la giustizia lo riconosca”. Così è stato. Ma in una comunità sana queste cose non dovrebbero succedere o comunque i tempi per acclarare la verità dovrebbero essere più corti. L’opinione pubblica è già troppo disorientata e non è bene lasciarla per troppo tempo nel dubbio.
Molta perplessità mi ha destato certa informazione, votata a cavalcare la polemica più che ad informare correttamente.
C’è stato chi ha tenuto una linea che si è rivelata “vera” e chi è stato fazioso per motivi abbietti”.