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Scuole e corsi | 14 marzo 2018, 14:51

Studentesse del Soleri Bertoni di Saluzzo ambasciatrici delle Nazioni Unite

Aurora Cavallo e Cristina Rubiolo, insieme ad una quarantina di altri studenti provenienti da ogni parte d’Italia, sono state protagoniste della simulazione del meccanismo di funzionamento degli organi delle Nazioni Unite

Studentesse del Soleri Bertoni di Saluzzo ambasciatrici delle Nazioni Unite

Dal 28 febbraio al 7 marzo hanno avuto l’opportunità di partecipare al Model United Nations (MUN)a NEW YORK presso il palazzo di vetro delle Nazioni Unite a New York.

Sono Aurora Cavallo e Cristina Rubiolo dell'I.I.S. Soleri Bertoni di Saluzzo. Insieme ad una quarantina di altri studenti provenienti da ogni parte d’Italia sono state protagoniste della simulazione del meccanismo di funzionamento degli organi delle Nazioni Unite.

Il viaggio è iniziato a ottobre, tra i banchi di scuola e corsi preparatori, tra lo studio delle procedure e nozioni di diritto internazionale.

Ecco il crono programma di una giornata tipo: Sveglia alle 8, colazione da Starbucks stile “il diavolo veste Prada” e  subito le simulazioni.

"La nostra commissione è la SPECPOL (Special Political and Decolonization Committee) - spiegano le due ragazze - e tratterà due topics di estrema urgenza e attualità: proteggere le minoranze in Myanmar, in particolare i Rohingya, e evitare il fallimento dello stato del Sud Sudan. Entrambi richiedono uno studio approfondito al fine di trovare delle soluzioni adeguate; per questo motivo, ne viene scelto solo uno, così che si possa dedicare il tempo necessario per ciascun aspetto della questione. La maggioranza dei Paesi rappresentati, tra cui il nostro, la Lettonia, vota per il Topic A: le minoranze in Myanmar. Viene dunque aperta la “Speakers’ list”, dando così la possibilità a ciascun delegato di esprimere la posizione del proprio Paese riguardo al topic. Al fine di comprendere appieno ogni aspetto della questione, vengono poi indetti alcuni “moderated caucus”, ovvero minuti di dibattito durante i quali vengono analizzati a fondo particolari aspetti del topic, quali le rivalità tra etnie, il comportamento del governo, le condizioni di vita delle minoranze, l’abuso di potere da parte dell’esercito, l’economia del Paese…"

Dopo una giornata intera di dibattito, viene chiusa la prima parte della sessione: il topic è stato scelto, gli aspetti ben analizzati, le posizioni di ciascuna nazione ben definite.

La sera, sfidando il vento dell’Atlantico e la pioggia di inizio marzo in formal dress e tacchi si dirigono al Palazzo di Vetro: "Essere nel luogo in cui alcune delle decisioni più importanti al mondo vengono prese, suscita in tutti noi un’emozione indescrivibile. Ci sediamo quindi nell’assemblea generale, dove un rappresentante dell’organizzazione “Medici Senza Frontiere” tiene il discorso di inizio. La giornata si chiude con l’immagine dell’assemblea generale, maestosa, bellissima".

Al secondo giorno di commissione vengono scritti i “working papers” e, successivamente, le “draft resolutions”: "Ogni Paese propone le proprie risoluzioni e afferma che tipo di intervento potrebbe sostenere. Ad ogni modo, vanno tenute a mente le Leggi Internazionali, le quali pongono alcune limitazioni: le resolutions, infatti, non possono contrastare la supremazia del governo birmano.  La Speakers’ list e i moderated caucus continuano ad essere aperti e, pertanto, noi affermiamo che la Lettonia, in quanto è un Paese democratico, che riconosce e protegge le minoranze e la libertà e dignità di ogni essere umano, denuncia ogni tipo di violenza nei confronti dei Rohingya. Per questo motivo, si dichiara disponibile a collaborare con le NGOs internazionali e con gli altri Paesi dell’UE, a esortare il governo birmano a porre fine alle atrocità che stanno avvenendo in Myanmar e, nel caso in cui questi non dimostrasse l’intenzione di intervenire, a rivedere i trattati commerciali e economici tra i due Paesi.Al contempo, la Lettonia si congratula con il Bangladesh, il quale ha accolto e continua ad accogliere i rifugiati, e esprime interesse nell’instaurare rapporti commerciali con il Paese, così da poterlo supportare economicamente.  Le nostre proposte vengono condivise anche da altri delegati e così, dopo ore di dibattito, ci confrontiamo con le altre Nazioni. Formiamo quindi un’alleanza che ci vede, insieme a Irlanda, UK, Brasile, Italia e molti altri,  come Sponsor, ovvero ideatori delle risoluzioni. Lo stesso fanno altri delegati, proponendo altre soluzioni al topic. Otteniamo così quattro working papers che, in seguito alle votazioni, vengono ridotti a due draft resolutions. A quest’ultime vengono apportate ulteriori modifiche, dette “amendments”, anche queste votate; ed è così che, dopo giorni di discussioni, dibattiti, alleanze, modifiche e procedure di voto, giungiamo alla votazione finale: le porte vengono chiuse, quasi sembra l’elezione del papa. I delegati di SPECPOL, dopo aver lavorato duramente per trovare dei compromessi che rispettassero sia le leggi internazionali, sia la policy del proprio Paese, sono giunti a proporre le seguenti risoluzioni: supportare le NGOs, sostenere economicamente il Bangladesh, esortare gli Stati membri a investire nella costruzione di infrastrutture per i rifugiati, creare opportunità di lavoro per i membri delle minoranze, bloccare la tratta illegale dell’oppio, eliminare ogni esortazione all’odio attraverso l’utilizzo di propaganda e, in ultimatum, imporre eventualmente un embargo sulle armi, così da impedire alle milizie di perseguitare le minoranze". 

"É stata un’esperienza unica, indescrivibile, ricca di momenti indimenticabili ed emozioni uniche che segneranno probabilmente le nostre scelte in futuro- concludono le ragazze -. Abbiamo avuto occasioni importantissime per maturare, conoscere nuove culture, mentalità , ragazzi e ragazze eccezionali, con i quali si è instaurato un forte legame".

c.s.

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