Ieri, domenica 30 settembre, è stato l'ultimo giorno di lavoro per Giancarla Bertero nell’archivio storico del Comune di Saluzzo allestito all’antico palazzo vescovile.
Aveva preso servizio il 2 febbraio 1988, dopo aver vinto il relativo concorso pubblico. Precedentemente aveva lavorato per 12 anni nella biblioteca di Pinerolo, sotto la guida di Antonio Parigi, una autorità tra i direttori del sistema bibliotecario di allora. “Un grande maestro che mi ha insegnato molto.”.
Una vita tra i libri, è la frase più appropriata per lei che è stata anche testimone e artefice di importanti cambiamenti nella biblioteca saluzzese, dove i primi anni, racconta, ha lavorato sotto la direzione del dottor Gianni Menardi, autore del riordino del patrimonio librario comunale. “I libri erano ancora tutti in magazzini e sono stati messi negli scaffali aperti, con il sistema di classificazione decimale più usato nel mondo, ideato dal bibliotecario americano Melvil Dewey. In questo modo gli utenti potevano direttamente prelevare i libri e orientarsi nella scelta. Saluzzo allora era l’ultima biblioteca provinciale ad avere i libri in magazzini".
Dalla biblioteca comunale a responsabile dei Fondi storici, dopo la richiesta di mobilità interna, avvenuta nel 2012, e l’allestimento del patrimonio librario nel Vecovado.
Il bene più prezioso e più caro? “In assoluto l’importantissima collezione bodoniana (circa 300 titoli) l’unica collezione, a parte Parma, che proviene dall’officina di Gian Battista Bodoni, re dei tipografi, tipografo del re, di natali saluzzesi. E’ contenuta nel mobile libreria con ritratto scultura di Bodoni, fatta realizzare dal Comune nel 1822 su disegno di Michele Borda, l’architetto del re Carlo Felice”.
Tra le collezioni più conosciute, quella di Silvio Pellico, il patriota scrittore, che conta tragedie manoscritte, poesie, lettere. Un fondo donato dalla sorella dello scrittore, grata al Comune per l’erezione del monumento a Pellico. La collezione digitalizzata è custodita nel museo Casa Pellico, poco distante.
Sempre legata a Bodoni la soddisfazione più grande per lei: la presentazione della digitalizzazione su Cd del fondo del tipografo, al salone del libro di Torino, nel 2003 presentata dall’editore Franco Maria Ricci, che si era complimentato per l’operazione.
Ma le soddisfazioni arrivano anche da cittadini. “Magari da qualcuno che ti ferma per strada per dirti che suo figlio si è laureato e ha sempre trovato tutti i libri che gli servivano in biblioteca a Saluzzo”.
Tra le curiosità, anche le tre biblioteche antiche di tre medici: Gian Battista Einaudi, chirurgo al seguito di Napoleone, del verzuolese Tommaso Laugeri e quella di Ulderico Verrone, il cui padre esercitava a Saluzzo.
Oltre quello di Silvio Pellico, la biblioteca custodisce il fondo di un altro scrittore: quello di Manuel di San Giovanni noto per le sue “Memorie della Val Maira” del 1868, valente filologo preoccupato di smascherare le fonti storiche false messe in circolo dal parroco di Sambuco Giuseppe Meyranesio.
Il tomo più antico è l’incunabolo miniato (libro stampato con la tecnica a caratteri mobili e impreziosito di decorazioni) prezioso manuale giuridico del 1497 stampato a Padova, appartenuto a Francesco Cavassa, unico libro superstite della biblioteca del Casato.
Per poter ordinare in modo corretto i fondi, Giancarla Bertero ha studiato la storia della biblioteca comunale e dei documenti.
Ricorda: "Si deve ad Alessio Ollivero, allora presidente della Cassa di Risparmio, ente che ha finanziato buona parte della costruzione di Palazzo Italia nel 1928, (900 mila lire il costo) la sede della biblioteca civica (in questo edificio) finalmente aperta al pubblico con le raccolte librarie che prima erano in municipio."
Il primo bibliotecario voluto da Ollivero fu il canonico Carlo Fedele Savio.
La responsabile dei fondi storici lascia l’incarico pubblico dopo 30 anni di lavoro ma non si stacca dai libri antichi. Come volontaria sarà nell’antico Vescovado (con ingresso da via Volta) il venerdì tutto il giorno, tenendo aperta la biblioteca per farla conoscere al pubblico. “Spero di seguire le tracce del canonico Savio, che dopo aver rassegnato le dimissioni, non accettate, continuò a curare la biblioteca fino a 90 anni”.















