Dietrofront della Commissione europea che ha rettificato il testo del Regolamento sul vino per assicurare sulle bottiglie dei vini varietali - ottenuti da vitigni internazionali come Chardonnay, Merlot, Cabernet, Sauvignon e Shiraz - l’indicazione di origine delle uve.
“Siamo molto soddisfatti per l’accoglimento della nostra richiesta a tutela di produttori e consumatori - commenta il Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo, Roberto Moncalvo - . Ora insisteremo perché l’indicazione di origine, per coerenza, sia adottata anche per gli spumanti generici, per i quali oggi si scrive in etichetta solo il Paese dove avviene la spumantizzazione, ma non quello da cui provengono le uve”.
“Occorre impedire l’inganno dell’importazione di mosti e vini stranieri - spiega Moncalvo - da utilizzare in Italia per la produzione di ‘bollicine’ da vendere come Made in Italy, senza alcun legame con i vigneti e il territorio nazionale”.
Coldiretti auspica che si verifichi un’inversione di tendenza nelle politiche comunitarie in un settore già minacciato da altre decisioni che non tutelano la qualità del prodotto e la trasparenza verso i consumatori. È il caso, ad esempio, dello “zuccheraggio”, l’aggiunta di zucchero al vino che l’Unione europea consente ai Paesi del Centro e Nord Europa, o del via libera al vino senza uva con l’autorizzazione alla produzione e commercializzazione di vini ottenuti dalla fermentazione di lamponi e ribes, molto diffusi nei Paesi dell’Est.
Pratiche, queste, che in Italia sarebbero punite come reato di frode ma che all’estero sono permesse, generando una contraddizione inaccettabile.













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