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Politica | 31 agosto 2019, 18:53

Dalla prima ampolla del ’96 ad oggi: com’è cambiata la “Festa dei popoli padani”, segno di una metamorfosi interna anche alla Lega

Quest’oggi, al Pian della Regina di Crissolo, Gianna Gancia ricorda il vecchio leone, il “senatur” Umberto Bossi. Molto è cambiato rispetto ai dai primi anni della festa del Carroccio in alta Val Po: non solo nel cerimoniale dell’evento, ma anche – ed è un dato innegabile – all’interno dello stesso partito

Dalla prima ampolla del ’96 ad oggi: com’è cambiata la “Festa dei popoli padani”, segno di una metamorfosi interna anche alla Lega

Vorrei facessimo un applauso per Umberto Bossi, che avrebbe voluto esser qui oggi con noi ma non è riuscito a venire. È sempre bello essere qui, ma senza di lui non è la stessa cosa”.

L’unico pensiero al “vecchio leone” del Carroccio, dai 1800 metri di Pian della Regina, a Crissolo, lo esterna Gianna Gancia, oggi europarlamentare, con un passato - qui, in Granda – da presidente della Provincia e da consigliere regionale.

Quella che oggi si chiama “Festa Monviso”, in passato “Stati generali del Piemonte” prima e “Festa dei popoli padani” poi, è infatti l’evento fortemente voluto – per la prima volta nel 1996 – dal “senatur” Umberto Bossi.

Bossi fu il primo a salire 200 metri più a monte dell’attuale location, per recarsi alle sorgenti del Po di Pian del Re, per raccogliere un’ampolla piena d’acqua, da versare poi nella laguna di Venezia qualche giorno dopo.

Come abbiamo già avuto modo di narrare, molto è cambiato da allora.

Non solo nel cerimoniale della festa in alta Val Po. Ma anche – ed è un dato innegabile – all’interno dello stesso partito.

La “Lega Nord” è diventata la “Lega Salvini Premier”, ha abbandonando quel “Sole delle Alpi” che per anni ha campeggiato sulle bandiere sventolate anche al Pian del Re. Il Sud-Italia, specialmente nell’“era Salvini” è diventato un bacino di consensi che hanno raggiunto percentuali un tempo (quando Bossi urlava contro i “terun”) inimmaginabili.

Le iniziali ambizioni secessioniste, che volevano portare all’indipendenza della Padania, oggi lasciano spazio alla politica del “Prima gli italiani”. La secessione oggi si chiama “autonomia”, fortemente rivendicata dai massimi esponenti del Carroccio oggi saliti a Crissolo (su tutti il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari), dopo esser stata dapprima “devolution” e poi “federalismo fiscale”.

In alta Val Po, oggi, non si sale più a Pian del Re. La festa si ferma più a valle, a Pian della Regina.

Il pianoro dove nasce il Grande Fiume – stamane ma anche già da ieri – è oggetto di un “pellegrinaggio” di qualche fedelissimo che, giunto in vallata, non rinuncia ad un salto alle sorgenti.

Sorgenti che, negli anni, hanno ospitato, nelle varie feste leghiste, centinaia, forse migliaia di “camicie verdi”: la “divisa” ufficiale di quegli anni, oggi – se vogliamo – sostituita dalle felpe.

Qui se ne sono viste (e sentite) un po’ di tutti i colori: dai militanti più agguerriti con, sul capo, l’elmetto vichingo, al “Noi ce l’abbiamo duro… il pugno” urlato, con la voce ormai rauca, dal “senatur” negli ultimi anni di presenza in Valle Po, visibilmente affaticato e sorretto dai fedelissimi.

Senza tralasciare il 2011, quando, sulle alture di Pian del Re, un gruppo di sindaci (con in testa l’allora primo cittadino di Ostana, Giacomo Lombardo), indossata la fascia tricolore, salutò l’arrivo dei leghisti intonando l’Inno di Mameli. Il capannello, chiaramente in protesta contro le politiche del Carroccio, venne salutato con il dito medio di Mario Borghezio.

Oggi (31 agosto), a Pian della Regina sventolano le bandiere con la dicitura “Salvini premier”. Le camicie verdi, come accennato, hanno lasciato posto alle felpe con la scritta “Monviso” o “Piemont”.
Sui cartelloni campeggiano due tra i principali slogan del partito: “Prima gli italiani” e “Si TAV”.

Una vera e propria metamorfosi, quella che ha coinvolto la Lega negli ultimi anni. Ma che comunque vede ancora nell’appuntamento ai piedi del Monviso un momento simbolico dettato da una tradizione importante.

Dalle parole di Gianna Gancia emerge un flebile sentimento nostalgico. E dopo il ricordo di Umberto Bossi, l’eurodeputato aggiunge: “Senza un’operazione di verità, sui conti e sulle differenze tra Nord e Sud Italia che ci sono, e che solo con il Federalismo si possono risolvere, non si va da nessuna parte”.

Un intervento leggermente in controtendenza rispetto a quella politica che ha portato dalla “Lega Nord” alla “Lega Salvini Premier”, e sul quale daremo conto con un articolo a parte.

Siamo qui, anche quest’anno per fare il punto” ha invece detto Molinari a margine della cena di venerdì sera alla Pizzeria “Il Boschetto” di Sanfront, di fronte ad un’ottantina di militanti.

Per non dimenticarci – le sue parole – le nostre radici, e ricordarci dove vogliamo arrivare. Per non scordarci i tempi del 4%, quando nella sede del partito non v’era più la corrente elettrica, il segnale internet e quando c’era un deficit di 20mila euro nelle casse.

Ci aspetta un periodo duro. Molti militanti, specialmente quelli arrivati negli ultimi tempi sull’onda dei consensi e delle parole di Matteo Salvini, adesso, magari, fuggiranno nelle sedi del PD. Non ci spaventa questo, non ci spaventa fare opposizione.

La gente prima o poi capirà, e tornerà a darci il consenso. Quel consenso che ci permetterà di governare anche da soli”.

Nicolò Bertola

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