Sono tante le persone che, soprattutto nella stagione estiva o autunnale, si perdono in montagna o si fanno male e non sono più in grado di tornare indietro. A volte basta una nebbia improvvisa per far perdere completamente l'orientamento. Ma non solo in montagna: tante volte si interviene per persone anziane, affette da patologie come l'Alzheimer.
Quando una persona non torna indietro da una gita o da un'escursione, quando non rientra a casa dopo molte ore di assenza, scatta l'allarme. E si mobilita la macchina dei soccorsi, che coinvolge più enti.
Valter Giuliano, vigile del fuco caporeparto di Cuneo, ci spiega cosa succede a bordo di un UCL, sigla che indica l'Unità di Comando locale, in poche parole una sala operativa mobile, utilizzata nei principali scenari di calamità ed emergenze e, nel caso specifico, per la ricerca persone.
E' un mezzo completamente autonomo, dotato di tecnologie sofisticate, di un software per le comunicazioni radio e telefoniche, di un gruppo elettrogeno e di connessione dati, due sim di cui una dedicata alle comunicazioni con la sala operativa presso il comando provinciale.
In provincia di Cuneo, nel 2019, l'UCL è stato usato per 11 ricerche persona, quelle durate più di 24 ore. L'ultima in ordine di tempo è avvenuta a Paesana, per la ricerca di un margaro, durata più di 10 giorni e poi ripresa, per qualche giorno, dopo il ritorno del cane dell'uomo. Nonostante l'impiego di circa 2000 soccorritori, non ha dato esito.
Ma come funziona una ricerca persona? I vigili del fuoco sono i primi ad intervenire. Ed è loro anche il compito di coordinare le varie forze in campo. Lo fanno proprio dall'UCL: qui si organizza tutto.
In base allo scenario di intervento possono essere chiamati i cinofili o fatto intervenire l'elicottero o, ancora, i droni da tutto il territorio nazionale.
Come si procede? L’operatore dalla sala operativa inizia a cercare di attivare un contatto con la persona dispersa, se ha un telefono anche interpellando il gestore della rete telefonica per la geolocalizzazione. La cosa non è però così semplice. In montagna, per esempio, circoscrivere l'area è decisamente complicato. Il cono che se ne ricava? Immenso, lungo fino a 30 chilometri.
"Con i programmi cartografici elaboriamo una zona circoscritta. Lo fa il personale TAS, vigili del fuoco specializzati nella cartografia applicata al soccorso. Cerchiamo per prima cosa di interpretare i dati del gestore. Se invece abbiamo un contatto telefonico con il disperso, la cosa è ovviamente più semplice. Utilizziamo un software del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per la geolocalizzazione telefonica. Tramite l'invio di un SMS diamo una serie di istruzioni che ci permettano di localizzare il disperso Utilizziamo anche la posizione di WhatsApp o "Trova il mio Iphone"/Android. La tecnologia aiuta molto, ma questo è uno scenario ideale. Ovviamente diciamo al disperso di usare il telefono il meno possibile. E di darci il maggior numero di indicazioni sulla zona in cui si trova", spiega Giuliano.
Una volta individuata l'area, dall'UCL si coordinano tutte le squadre.
Lo scenario più complicato è, ovviamente, quello in cui non ci sono contatti con il disperso. Si attiva una procedura molto precisa. Si raccolgono dati intervistando i parenti, conoscenti o le persone che potrebbero averlo visto per ultimo, si cerca la vettura, si contattano i rifugi dove potrebbe essere passato e si determina un ultimo punto noto o ultimo punto di avvistamento.
Iniziano le ricerche, che si espandono, inizialmente, nel raggio di un chilometro dall'ultimo punto noto. Dall'UCL si coordinano le squadre di ricerca, tutte dotate di GPS, sistema che permette di mappare tutta l'area battuta da ciascuna squadra in azione, che sia di vigili del fuoco, del Soccorso alpino, di volontari, di forze dell'ordine o di protezione civile. Viene tutto registrato, memorizzato e poi scaricato sul software presente sull'UCL. Si visionano su grandi schermi di cui è dotato l'UCL le immagini filmate dai droni e si vede se ci sono dei punti dove si potrebbero approfondire le ricerche. Magari viene notato, attrraverso le immagini ingrandite, un casolare abbandonato, un indumento, una scarpa.
Viene tutto mappato per filo e per segno. E' la parte fondamentale delle ricerche. Poi si procede con altre zone, sempre con personale a terra e con l'ausilio dei droni o dell'elicottero o dei cinofili. Via via la mappa delle zone battute viene aggiornata. Quando le aree di ricerca sono immense, è indispensabile.
Una volta che la persona viene individuata, se ferita si interviene con l'elicottero, condizioni meteo permettendo, con un medico a bordo. Diversamente, se la persona è deceduta, sempre in base al punto di ritrovamento e alla difficoltà del raggiungimento del corpo, si individuano le modalità di recupero.
Non sempre, purtroppo, le ricerche vanno a buon fine. Come è stato il caso del margaro di Paesana, l'area è talmente vasta e impervia, con dirupi profondi centinaia di metri, che è quasi come cercare un ago in un pagliaio. Ma gli sforzi si fanno tutti, mettendo in campo mezzi e tecnologie di alto livello, oltre a uomini preparati e addestrati. Dall'UCL al servizio TAS al nucleo SAF ai droni all'elicottero ai cinofili.