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Attualità | 07 aprile 2020, 19:43

A Peveragno la bandiera europea è ancora a mezz'asta: "Serve spirito collettivo e comunitario, non individualista e nazionalista"

A parlare - tramite una lettera che ha raccolto in pochi giorni decine di firme - sono i peveragnesi che non si sento rappresentati dalla decisione del Comune di tenere ammainata la bandiera: "L'Europa ha aiutato e sta aiutando l'Italia, i dati e le notizie certe mostrano una realtà diversa da quella rappresentata"

Foto generica

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Ha fatto molto discutere - specie sui maggiori social network - la decisione presa da parte del Comune di Peveragno di mantenere a mezz'asta la bandiera dell'Unione Europea sul balcone del municipio: abbassata alle 12 di martedì 31 marzo scorso assieme alle altre presenti per il momento di raccoglimento che il sindaco Paolo Renaudi - come tantissimi altri in Italia - ha realizzato in solitaria in piazza Pietro Toselli, è stata l'unica a non ritornare alla sua precedente posizione, come forma di protesta dell'amministrazione nei confronti delle allora recenti posizioni assunte dall'Unione Europea rispetto all'emergenza Coronavirus.

La cosa, però, ha incontrato la delusione di alcuni concittadini (soprattutto di giovane età).

Una lettera è stata infatti inviata nella giornata di oggi - a una settimana esatta dalla presa di posizione del Comune - , in cui si esprime disappunto rispetto al pensiero espresso dall'amministrazione: una lettera scritta in prima battuta da Maria e Cecilia (residenti, ovviamente) e che in una manciata di giorni ha raccolto le firme di più di 60 peveragnesi, andando a comporsi anche di tante delle loro segnlazioni.

Nella lettera si dichiara come nelle affermazioni anti-europeiste non si riconosca "l’istituzionalità che è richiesta a un rappresentante pubblico": "Riteniamo che sia stato poco consono esprimere una tale opinione utilizzando un canale di comunicazione ufficiale quale è la pagina Facebook del Comune".

Ma è sulla questione dell'impegno messo in campo dall'Unione Europea in favore del nostro paese che la lettera verte soprattutto (riportando fonti istituzionali e dati comprovati e aggiornati): "La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha sospeso il patto di stabilità e, in particolar modo, la clausola che limita al 3% del PIL il debito degli Stati europei, permettendo così all'Italia di avere maggiore flessibilità nell'utilizzo del denaro per supportare il sistema sanitario e i cittadini colpiti dalla crisi economica. Inoltre, la Banca Centrale Europea ha di recente messo in campo 750 miliardi euro, di cui 220 sono stati destinati all’acquisto di titoli di stato italiani per una cifra pari al 12% del PIL italiano, aumentando così la nostra liquidità. In aggiunta, la Commissione ha recentemente proposto SURE, uno strumento di solidarietà da 100 milioni di euro a favore dei lavoratori e delle imprese in difficoltà, oltre ad altre numerose misure proposte o già implementate dall’Eurogruppo. Inoltre, ulteriore supporto da parte dell'Unione europea all’Italia è giunto sotto forma di sostegno economico per ricerca, diagnosi e trattamenti e a favore della produzione e fornitura di dispositivi medici - 50 milioni di euro, a cui si aggiungono 7 miliardi a sostegno del sistema sanitario, delle imprese e dei lavoratori".

"Gli aiuti offerti dall’Unione europea non si limitano all’ambito economico e finanziario, ma operano in sinergia ad altri ambiti quale quello sanitario - si legge ancora nella lettera - . Per quanto sia importante ricordare che la sanità rimane materia di competenza degli Stati nazionali, il coordinamento messo in atto dall’UE ha reso possibile una serie di azioni a supporto del nostro sistema sanitario. Tra queste, la Francia ha donato all’Italia un milione di mascherine e 20.000 tutte protettive; la Germania ha fornito all’Italia 7 tonnellate di attrezzatura medica, inclusi respiratori; la Polonia ha inviato in Italia 15 dottori per assistere i pazienti Covid-19; altro materiale sanitario è stato donato dalla Repubblica Ceca e dall’Austria. La solidarietà europea si è anche concretizzata attraverso la presa in cura di centinaia di pazienti italiani in terapia intensiva da parte della Germania e dell’Austria".

La lettera si conclude: "Gli esempi qui citati di azioni intraprese dall'Unione europea mostrano una realtà diversa da quella da voi presentata, che manca di riferimenti tratti da fonti attendibili e istituzionali. Riteniamo che una questione delicata come quella europea debba essere trattata con maggiore trasparenza al fine di non cadere in luoghi comuni e non permettere che l’Unione europea diventi il capro espiatorio di questa grave emergenza".

Un ritorno a una dialettica e a una narrazione della quotidianità, pur drammatica, di questa emergenza sanitaria che punti allo "spirito collettivo e comunitario, non individualista e nazionalista": questa, al succo, la richiesta dei giovani peveragnesi.

Giovani che - come si ripete sin da quando l'epidemia risultava essere un problema unicamente cinese - saranno anche i soggetti meno a rischio, nell'immediato, ma che avranno in mano il "mondo post Covid-19" e a cui sarà chiesto di realizzare il tanto agognato ritorno alla normalità. E che hanno deciso di schierarsi perché nella sofferenza dell'oggi non si smetta di guardare lucidamente al (dopo)domani.

redazione

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