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Eventi | 24 aprile 2020, 14:04

La quotidianità al tempo del Covid-19: teatro e quarantena, quattro chiacchiere con Pinuccio Bellone

Congelata la stagione. C’è paura a programmare anche per il futuro. Operatori dello spettacolo senza ammortizzatori sociali

La quotidianità al tempo del Covid-19: teatro e quarantena, quattro chiacchiere con Pinuccio Bellone

Che l’Italia sia uno dei Paesi al mondo con il più grande patrimonio artistico e culturale è risaputo, che questo patrimonio generi anche PIL e crei lavoro lo è molto meno. Nel 2017 il comparto culturale ha fatturato oltre 92 miliardi di Euro, tenendo conto anche l’indotto, più di 250 miliardi, rappresentando il 6,1% degli occupati e il 16,6% del valore aggiunto (Dati Symbola e Unioncamere).

Le industrie culturali producono, da sole, 33,6 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale), dando lavoro a 488mila persone (1,9% degli addetti totali). Un contributo importante arriva anche dalle industrie creative, e consiste in 13,4 miliardi di valore aggiunto, grazie all’impiego di quasi 261mila addetti. Le Performing arts generano, invece, 7,9 miliardi di euro di ricchezza e 141mila posti di lavoro; a conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico si devono 2,8 miliardi di euro di valore aggiunto e 51mila addetti.

Numeri importanti che in questi mesi si sono sostanzialmente congelati, come quelli di quasi tutti i settori produttivi del paese. Ne abbiamo parlato con Pinuccio Bellone della Corte dei Folli, attore amatoriale e programmatore di stagioni a Fossano.

“Da un punto di vista personale ho continuato a lavorare perché il mio ufficio è aperto, ma per il resto è cambiato tutto. La quarantena è arrivata nel periodo peggiore, tra fine inverno e inizio primavera. È stata interrotta la rassegna di teatro “Ai Portici”, sono saltate le celebrazioni per il centenario dalla nascita di Aldo Nicolaj, è saltato il Folle d’Argento, tutta la didattica con il corso per bambini, quello per ragazzi e i due per adulti e tutte le nostre date in giro per l’Italia”.

La corte dei Folli, infatti avrebbe dovuto andare in scena a Vicenza, alla Maschera d’Oro, forse la rassegna di teatro amatoriale più importante in Italia e, per la prima volta in Sicilia, al Teatro di Avola, oltre a molte altre date.

“In un primo momento contavamo di riprendere il programma dedicato ad Aldo Nicolaj nel periodo estivo con il Folle d’Europa mantenendo la formazione di giorno e andando in scena la sera, ma l’ordinanza non prevede di ripartire prima del 31 luglio, poi ci sarà agosto e quindi il periodo normalmente di ferie. Prima di settembre, ottobre non potrà ripartire l’attività teatrale, ma allora sarà possibile?”

Si parla già, infatti, di pubblico spettacolo al chiuso sospeso fino a fine 2020.

Si può, in questa incertezza, ipotizzare di programmare stagioni a venire? E quale sarà lo stato di salute delle imprese culturali una volta riaperto: “C’è un fatto di cui si parla molto poco. In questo momento chi fa teatro di professione è completamente fermo e senza ammortizzatori sociali. Conosco attori che lavorano a giornata e in questo momento sono semplicemente congelati dal punto di vista professionale. Insieme a loro tutto il mondo degli operatori culturali, di chi fa programmazione, diffusione, il vasto mondo dei tecnici. Ho due amici che gestiscono un teatro in Veneto. L’ultimo spettacolo andato in scena è il nostro il 22 febbraio scorso. Da allora sono chiusi e non sanno quando riapriranno. Sono due persone che vivono di questo lavoro. Il danno è enorme. Affronto questo periodo con grande rammarico e preoccupazione”.

Intanto si cerca di rimanere in qualche modo connessi ai propri pubblici al presente: “Abbiamo fatto delle lezioni online, ma soprattutto i ragazzi sono già impegnati con le videolezioni e ci sembrava esagerato infierire anche con lezioni di teatro. Abbiamo fatto delle pillole di teatro sui social e sabato ci sarà una seconda diretta Facebook per parlare del 25 aprile insieme a tanti amici, ma il teatro su uno schermo è un po’ come mangiare una fantastica fetta di torta senza togliere il cellophane da intorno”.

E il futuro? È in qualche modo programmabile? Proprio questa sera, in chat, ci sarà il consiglio direttivo della Corte dei Folli. Siamo in un periodo di grande programmazione per il prossimo anno e ci sitiamo chiedendo se valga la pena mettere la pelle sul bastone per poi dover cancellare tutto”.


In questo periodo sono aperte le candidature per il Folle d’oro della prossima stagione, un impegno di tempo, energie e risorse economiche difficili da mettere in campo in un simile clima di incertezza: “C’è il rischio oggettivo che non si possa partire nemmeno a settembre. Al momento l’unico dato certo che abbiamo è che fino a fine luglio a Fossano sarà tutto bloccato, ma a settembre cosa succederà? Come funzionerà? Ci sarà un ritorno del virus in autunno? Non si sa. Siamo sul chi vive e non so quale possa essere la soluzione. Quand’anche si aprisse domani mattina, quanta gente andrebbe a teatro in un clima di incertezza? D’altro canto, come diceva Abbado, la cultura per un popolo è come l’acquedotto, possiamo vivere senza acqua? Forse un’idea potrebbe essere quella di una riapertura graduale. Da un lato non si può immaginare un piccolo teatro che faccia programmazione mantenendo il distanziamento sociale: un teatro da 100 posti si sostiene se i 100 posti sono occupati, ma se riapriranno tutti insieme, nei centri dove c’è concorrenza, il rischio è che si sbranino per strapparsi i clienti”.

Intanto si può solo cercare di mantenere i contatti con il proprio pubblico e con i tanti amici sparsi per lo stivale. La prima diretta per parlare di teatro ha avuto una lunghissima lista di ospiti di rilievo e questo parterre di eccezione si ripeterà sabato 25 aprile con la diretta dedicata alla Festa della Liberazione: da Aldo Rolfi a Pietro Gianoglio, ultimo partigiano fossanese in vita; da Marta Cuscunà, una delle giovani attrici più promettenti nel panorama italiano a Mohamed Ba.

“In questo periodo stiamo toccando con mano l’amicizia di tante persone in tutta Italia. Il collante è quello che abbiamo creato in questi anni e mi sto rendendo conto di quanti amici ha la Corte dei Folli. Gli interventi in programma sono lo specchio di queste amicizie. Non è servito cercare ospiti, è stata buona la prima. Tutti coloro ai quali abbiamo proposto una partecipazione hanno aderito con entusiasmo”.

È solo l’ombra di quello che sarebbe ritrovarsi in un teatro, guardare uno spettacolo, uscire e attardarsi per un caffè riflettendo su ciò a cui si è appena assistito, ma è un palliativo per mantenere vivi i contatti, coltivare relazioni, ricordarsi vicendevolmente di quanto manchi il teatro: “In questo uso dei social c’è anche una minaccia, però. Il livello culturale in Italia è al ribasso e i social in questi anni hanno esasperato questa deriva. Spesso non sappiamo valorizzare la parte positiva della nostra vita. Preferiamo chiuderci in un mondo più piccolo, dove ci sentiamo al sicuro che uscirne e capire che abbiamo dei dubbi. Pensa a come sarebbe bello se tutti andassimo a vedere qualcosa che non capiamo per poi rifletterci sopra. Personalmente preferisco vedere uno spettacolo che non capisco per poi pensarci sopra, interrogarmi. Temo che questa pausa forzata esaspererà la differenza tra chi era già predisposto alle relazioni umane, all’ottimismo, alla solidarietà, che lo sarà ancora di più e chi, invece, è per natura arrabbiato e negativo e, a sua volta, esaspererà questo atteggiamento. Temo molto questa divisione, chi normalmente era già arroccato sulle proprie posizioni lo sarà ancora di più”.

Agata Pagani

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