Uno scenario non roseo quello descritto da Confindustria Cuneo nell’analisi congiunturale del terzo trimestre 2020. E che rigetta le aspettative imprenditoriali al 2009 riesumando, almeno in termini di previsioni, i “fantasmi” delle aspettative successive al crac di Lehman Brothers.
Si tratta di un trimestre chiave per definire quali possano essere le ripercussioni economiche della provincia di Cuneo. Perché valuta le previsioni successive alla ripartenza post lockdown.
Gli indicatori registrano segnali non incoraggianti, ma – precisa l’Unione Industriale – si riferiscono a dati raccolti sulle prospettive delle imprese nel mese di giugno, in uno scenario non chiaro. Quando non si conoscevano le possibilità di proroghe al blocco dei licenziamenti e a strumenti di sussidio come cassa integrazione con causale Covid. E quando anche gli accordi europei erano in stato di trattativa.
“Come Confindustria Cuneo – ha dichiarato sull’accordo europeo il presidente Mauro Gola –riteniamo importanti gli aiuti stanziati per l’Italia dal pre accordo Recovery Fund. Importante sbloccare da subito i sussidi. Per il Piemonte, che rappresenta l’8% del Pil, si dovrebbe accedere ad una quantità di fondi in maniera proporzionale. Sarà compito di tutti indirizzare gli stanziamenti per rafforzare il mercato del lavoro e per realizzare le grandi riforme del nostro paese.”
Giudizio meno positivo per quello che riguarda l’eventuale slittamento a dicembre 2020 del blocco ai licenziamenti.
“Non è buon provvedimento - ha dichiarato la direttrice di Confindustria Cuneo Giuliana Cirio – perché sfalsa l’andamento del mercato del lavoro. Come categoria peroriamo politiche che sviluppino occupazione attraverso defiscalizzazione e incentivi alle assunzioni.”
COSA PREVEDONO LE IMPRESE CUNEESI PER IL TERZO TRIMESTRE DEL 2020?
I dati, come detto, non sono incoraggianti. Frutto dell’incertezza e della difficoltà a prevedere scenari definibili vista l’emergenza sanitaria in atto.
“Il Pil nel secondo trimestre ha avuto un decremento intorno al 17% - continua Gola – se si calcola le ripercussioni sul comparto turistico si arriva addirittura a -30%. La domanda interna resta molto fredda, l’export è ripartito con percentuali importanti.”
Per quanto riguarda il manifatturiero il dato relativo all’aspettativa sulla produzione cala a picco (-27,6%). Così come gli ordini totali (-35,5%) e esteri (-33,9%). Il tasso di utilizzo degli impianti che in un ciclo economico normale viaggia a una percentuale intorno al 75% paga l’allentamento della produzione e degli ordini e si attesta intorno al 67,4%, poco sopra il tasso di utilizzo nella crisi del 2009.
E come nel 2009, ristagnano gli investimenti (15%). Ma il dato di previsione – come detto - non tiene conto delle ultime novità arrivate nei giorni scorsi da Bruxelles. Cresce esponenzialmente la cassa integrazione con il 42,9% delle aziende che prevede di utilizzare strumenti di questo tipo. Sulla Cig la percentuale è superiore addirittura al terzo trimestre del 2009. Per quanto riguarda le previsioni occupazionali le imprese cuneesi segnalano un brusco calo (-14,7%, contro il 2,7% dello scorso trimestre). La redditività crolla al -40%. Dato influenzato anche dalle spese per l'adeguamento ai protocolli di sicurezza e investimenti in Dpi per i dipendenti.
Si aggirano intorno agli 86 giorni i tempi medi di pagamento (83 per chi ha a che fare con la pubblica amministrazione), con un aumento dei ritardi negli incassi (il 57,7% lo segnala). In questo senso la provincia di Cuneo si dimostra “più seria” nei pagamenti rispetto ad altre realtà. Si teme che questo gap possa aumentare nei prossimi mesi con insolvenze di privati.
“Per questo motivo – ha aggiunto Giuliana Cirio – plaudiamo alle iniziative di alcuni accordi stretti tra aziende e istituti bancari che possano favorire una reale ripartenza. Citiamo l’accordo Merlo-Intesa che ha fatto scuola a molte realtà.”
I valori negativi si riflettono anche sui servizi: comparto trainante dell’economia della Granda e che in questo territorio ha, negli anni, registrato segni “più” in molti indicatori presi in esame dall’analisi congiunturale.
Il livello di attività è calato del -24,1%, i nuovi ordini del -26,4%, la redditività del -33,3% e l’occupazione segna 9 punti rispetto allo scorso trimestre (-10,3%).
“La crisi attuale e la crisi del 2009 sono di natura differente – ha spiegato Elena Angaramo del Centro Studi confindustriale cuneese – Il primo ha avuto un grosso impatto sul manifatturiero. La natura sanitaria di questa emergenza sta già avendo grosse ripercussioni anche sui servizi. Il dato nazionale sulla produzione di questo 2020 sarà probabilmente inferiore al 2009.”
LA CRISI IMMEDIATA SU BENI DUREVOLI E TURISMO
A livello settoriale le attese sono negative in quesi tutti i rami. Meccanica (-27,3%), edilizia e affini (-7,5%), chimica, gomma e affini (-61,1%), cartario e editoria (-41,7%) e altri manufatti (-19,%). Male anche il settore alimentare (-45%), che a livello industriale ha subito meno di altri lo stop produttivo, agendo nell’ambito dell’essenzialità dei primi Dpcm, ma che ora fa i conti con la parte più legata al turismo.
A pagare le spese maggiori sono al momento tutto il mercato relativo ai beni di consumo di lunga durata con flessioni importanti sul mondo elettrodomestici e automotive.
A livello di utilizzo della Cig sono molti i settori che hanno già superato i livelli del 2009. Da segnalare il 52,7% del meccanico, il 50% di grafica, stampa e editoria e il 41,2% di chimica, gomma e plastica. Anche l’alimentari non è immune (39,5%), così come l’edilizia (25,6%) e i minerali non metalliferi (33%).
Nei servizi brusco calo dell’attività in tutti i settori specie nel turismo (-30,8%). L’utilizzo della Cig – che pre- covid oscillava solitamente intorno allo “zero” - è arrivata ad un tasso del 46,2% di previsione di utilizzo nel turismo. Da segnalare anche i dati di trasporti e logistica (27,3%) e terziario innovativo (24,1%).
CUNEO TRA LE REALTA' PIU' SOLIDE DEL PIEMONTE
La crisi riguarda tutte le province prese in esame da Confindustria. Le attese sulla produzione in Granda sono, però, migliori di altre realtà (in Piemonte la media è del -33,3%, con Biella e Canavese che segnalano flessioni oltre il 50%). Nonostante gli alti livelli di previsione di ricorso alla Cig Cuneo è tra le province che ne farà meno utilizzo. Meglio del cuneese solo Verbania (37,5%) su una media regionale del 55,1%. Il solo canavese stima un utilizzo di Cig dell’80%. Biella del 75,2% e Torino 59,9%.



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