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Politica | 13 ottobre 2020, 08:10

Cirio come Il Temporeggiatore, incerto tra Fratelli d’Italia e “Cambiamo!”

Il presidente forzista del Piemonte guarda con interesse al progetto del “predellino”, avanzato dal suo collega ligure Giovanni Toti, che pensa per il centrodestra ad una riproposizione, riveduta e riattualizzata, del Popolo della Libertà

Alberto Cirio e Giovanni Toti

Alberto Cirio e Giovanni Toti

Coloro che avevano preconizzato con troppo anticipo il passaggio di Alberto Cirio da Forza Italia a Fratelli d’Italia dovranno attendere. E non è scontato che abbiano soddisfazione. Il presidente della Regione Piemonte, impegnato com’è tra le tante emergenze che hanno segnato il primo anno del suo mandato, non ha fretta di fare il salto. È consapevole che lo smottamento in atto in Forza Italia è irreversibile, ma non vuole compiere passi azzardati.

Al momento la sua principale preoccupazione è quella di tenere a bada il gruppo regionale della Lega, che da solo rappresenta numericamente più del doppio di quelli di FI e FdI, e non perde occasione per farlo pesare.

Cirio si è reso conto che l’approdo tra i Fratelli d’Italia è problematico per varie ragioni, non ultima il fatto che in Piemonte il numero uno non sarebbe lui ma continuerebbe ad essere Guido Crosetto, uno dei due fondatori di FdI. E poi un langhet dal fiuto sottile come lui non può non aver valutato che il ruolo di presidente di Regione lo ha ingessato in un incarico che è sì importante, ma gli preclude qualsiasi candidatura parlamentare per i prossimi quattro anni. Ammesso che la legislatura nazionale arrivi a scadenza naturale (2023), deve restare al timone del Piemonte fino al 2024. Per cui... campa cavallo.

Ecco perché chi gli è vicino spiega come stia guardando con interesse (ma senza esporsi troppo) alle iniziative politiche del suo collega ligure, Giovanni Toti, leader di “Cambiamo!”. Questi, forte del plebiscito ottenuto alle recenti regionali, vuole giocare un ruolo da protagonista sullo scacchiere nazionale e per questa ragione ha lanciato l’idea di una federazione di centrodestra, alla stregua del “predellino” di berlusconiana memoria.

Tredici anni fa, il 18 novembre 2007, il Cavaliere con una mossa a sorpresa e non concordata, aveva lanciato dal predellino di un’auto in piazza San Babila a Milano, la coalizione del “Popolo della Libertà”, che ebbe una certa qual fortuna sulla scena politica nazionale.

Le ipotesi per dare un equilibrio al centrodestra – spiega Toti - sono due: o il partito più grande, cioè la Lega, si fa carico di un nuovo “predellino”, dove, come nel Pdl, tante anime potevano stare dentro; oppure una costituente tra tutti quelli come me e Mara Carfagna che non siamo di struttura strettamente leghista e vogliamo ricostruire la gamba moderata del centrodestra”.

A Salvini, in particolare, Toti rimprovera di non aver saputo né voluto finora “capitalizzare il consenso elettorale ricevuto per costruire una coalizione che superi quella del centrodestra modello seconda Repubblica, mentre ora noi del centrodestra – argomenta il presidente della Liguria - dobbiamo essere pronti per le elezioni comunali del 2021 che saranno un grande test”.

Musica per le orecchie di Cirio il quale guarda con sornione interesse alla tela che il suo collega sta tessendo. Tuttavia, da impareggiabile tattico qual è, aspetta di vedere quali effetti la sua proposta sortirà. Nel frattempo, come Quinto Fabio Massimo, Il Temporeggiatore, sceglie di prendere tempo.

I “Fratelli” possono attendere e l’ora del “Cambiamo!” non è ancora scoccata.

Giampaolo Testa

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