E’ stata la difficile situazione del "Giuseppe Montalto" di Alba e dell’annoso progetto che dovrà portare al suo completo ripristino a inaugurare l’illustrazione sulla situazione nelle 13 case circondariali della regione e dell’istituto penale minorile di Torino contenuta nel 5° "Dossier delle criticità strutturali delle carceri piemontesi", annuale rendiconto promosso dal garante regionale piemontese, al centro di una conferenza in video collegamento tenuta questa mattina (30 dicembre) alla presenza dei referenti individuati dai diversi comuni piemontesi sedi di carcere.
Come noto, la struttura langarola è stata parzialmente riaperta nel 2017, col ritorno in funzione di una sola palazzina, nella quale oggi 45 detenuti sono stipati nei 33 posti disponibili.
Un tasso di occupazione (139%) che rappresenta il secondo più alto in regione dopo il 141% di Asti (301 detenuti su una capienza di 214 posti), in un contesto nel quale sono solamente le altre tre strutture della Granda – Cuneo, Fossano e Saluzzo –, a rimanere al di sotto del valore di piena occupazione, con 250 detenuti su una capienza di 278 (90%) per il capoluogo, di 94 su 133 (71%) per Fossano e di 374 su 485 per la struttura di massima sicurezza di Saluzzo (77%) .
A illustrare la situazione di Alba il garante comunale Alessandro Prandi, appena confermato nell’incarico dal sindaco Carlo Bo dopo la prima nomina da parte dell’ex primo cittadino Maurizio Marello.
Prandi ha fornito un aggiornamento sul progetto da oltre 4,5 milioni col quale il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) dovranno provvedere all’integrale recupero della struttura, solo parzialmente riaperta nel giugno 2017 dopo la chiusura per l’epidemia di legionellosi registrata al suo interno tra il dicembre 2015 e il gennaio 2016.
Dopo anni di attesa e continui rinvii il relativo bando è stato pubblicato nel settembre scorso, facendo registrare la partecipazione di nove ditte, tutte ammesse all’apertura delle buste tenuta nel novembre scorso.
"Ad oggi non conosciamo però ancora quale sia stata la ditta vincitrice e siamo in attesa di capire quando i lavori potranno partire – ha spiegato Prandi –. Se mettiamo insieme le tempistiche previste dalle due fasi contemplate nel progetto esecutivo, dobbiamo stimare in almeno due anni dalla partenza la durata complessiva dei lavori, per cui è difficile immaginare che Alba possa diventare presto un utile valvola di sfogo per contenere il sovraffollamento che interessa buona parte delle strutture piemontesi".
Il garante comunale ha quindi illustrato una serie di criticità che da tempo interessano la struttura e che potrebbero essere risolte con piccoli interventi, nell’attesa che il grande progetto di recupero promosso da Dap e Ministero veda effettivamente la luce.
"Ad oggi – ha spiegato – l’alto livello di affollamento alto e la generale mancanza spazi impediscono attività come quelle culturali e di risocializzazione, come non consentono di organizzare le attività al di fuori della struttura cui un certo numero di detenuti avrebbe diritto in forza dell’articolo 21. Alba dispone di una struttura autonoma che era adatta a ospitare i semi-liberi: oggi quella struttura è chiusa e proponiamo di riattivarla almeno per gli 'articolo 21'. I lavori da fare sarebbero relativamente pochi, realizzabili addirittura in economia col lavoro degli stessi detenuti presenti: sarebbe sbagliato lasciare quella parte del recupero complessivo alla conclusione della prima fase, quella più consistente e incerta nella tempistica".
Un’altra problematica riguarda le condizioni di una parte di un muro di cinta, che per alcune decine di metri è stato da tempo dichiarato pericolante. Quel manufatto è però prospiciente l’area giochi contigua alla zona colloqui: "Da anni l’area giochi è chiusa, impedendone l’utilizzo alle famiglie dei detenuti ammesse ai colloqui. E’ un altro problema che potrebbe essere risolto veramente con poco, magari affidando la sistemazione del manufatto al detenuto cui sono già affidati molti lavori di manutenzione ordinaria dell’edificio", ha aggiunto Prandi, spiegando che "in questi giorni, in accordo col garante regionale, abbiamo inviato una serie di ragionamenti sui lavori che da qui a breve dovrebbero partire, attendiamo un confronto col Prap anche in relazione alla prospettata apertura di casa lavoro".
“Sono fermamente convinto - ha concluso Prandi - che il carcere di Alba presenti un notevole potenziale di sviluppo a tutto vantaggio delle persone detenute che avrebbero così maggiori opportunità sia per chi in carcere opera che vedrebbe maggiormente qualificato il proprio lavoro. La sua collocazione in un territorio ricco di relazioni sociali, culturali ed economiche andrebbe sviluppata con maggiore continuità e professionalità. Proprio la particolare situazione “strutturale” che vive l’istituto e il favorevole rapporto tra il numero delle persone detenute e quello degli operatori consentirebbe un attento e approfondito lavoro di analisi, programmazione e ricerca rispetto a nuove e future iniziative. Un lavoro da fare con attenzione e competenza e che ritengo indispensabile anche per promuovere un efficace e proficuo utilizzo della struttura e dei suoi spazi”.
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