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Attualità | 03 aprile 2021, 14:00

L’uovo di Pasqua, dall'antichità al cioccolato, passando per... Fabergé

Ecco come, quando e perché è nata la tradizione del simbolo pasquale più dolce che ci sia

L’uovo di Pasqua, dall'antichità al cioccolato, passando per... Fabergé

L’uovo è il simbolo della Pasqua. Che sia dipinto o intagliato, di cioccolato o di zucchero, di terracotta o di cartapesta, l’uovo è il must della ricorrenza pasquale. Ma qual è la sua storia? Abbiamo cercato su Google ed ecco qui la risposta.

Ebbene, l’uovo di Pasqua è l’evoluzione di una tradizione molto antica. Le origini della simbologia dell’uovo risalgono a tempi antichissimi, precedenti al Cristianesimo e ai suoi significati connessi alla Pasqua. Per i popoli più antichi, l’uovo era sinonimo di vita, nonché irrinunciabile ingrediente per energia e salute. Alcune culture pagane consideravano il cielo e la terra come due parti che unite formavano un uovo, mentre gli Egiziani ritenevano che fosse il centro dei quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua.

Pare che la consuetudine di portare uova di gallina in dono risalga agli antichi Persiani: in concomitanza con le celebrazioni per l’arrivo della primavera, si narra avvenisse lo scambio del prezioso alimento. L’usanza si sarebbe poi diffusa in Egitto e in Grecia, arrivando persino in Cina. Nei paesi nordici, come Russia e Scandinavia, all’uovo sembra fosse connesso un significato legato al cosmo: l’alimento rappresentava la continua rinascita nel ciclo della vita, quindi lo si celebrava con forte sacralità. Non a caso, molte uova in terracotta da sempre si scoprivano in antichi sepolcri.

Era anticamente ricollegato anche alla Fenice che, secondo la leggenda, prima di morire, preparava un nido a forma d’uovo, su cui si adagiava, lasciandosi incenerire dai raggi del Sole. Sulle ceneri nasceva l’uovo dal quale l’Uccello di Fuoco riprendeva vita.

Il Cristianesimo affianca questi miti e li reinterpreta alla luce delle Nuove Scritture. L’uovo diventa così il simbolo che meglio coglie il significato del miracolo della risurrezione di Cristo. Nei Paesi celtici del Nord Europa si usava far rotolare le uova dalla cima di una collina per imitare il movimento del Sole nel cielo; la Chiesa Cattolica rimodellò il rituale per simboleggiare la pietra che rotola via dalla tomba di Cristo risorto. L’uovo, inoltre, somiglia a un sasso e appare privo di vita, così come il sepolcro di pietra nel quale era stato sepolto Gesù. Dentro l’uovo c’è però una nuova vita pronta a sbocciare da ciò che sembrava morto. In questo modo, l’uovo diventa un simbolo di risurrezione.

Sembra sia stato nel Medioevo, però, che il dono delle uova decorate cominciò ad affermarsi come tradizione pasquale: è in questo periodo storico, infatti, che, in Germania e nei Paesi Scandinavi, si diffuse l’abitudine di regalare uova colorate la domenica di Pasqua. Qui, tra la gente comune la consuetudine era di distribuire uova bollite, avvolte in foglie e fiori in modo che si colorassero in maniera naturale. Contestualmente, in questi paesi si svilupparono anche le prime usanze legate all’albero pasquale: in modo simile al Natale, le ampie fronde di meli e altre piante spoglie venivano addobbate con uova sode, oggi più comunemente sostituite con cartone, plastica e polistirolo.

La storia dell’uovo decorato è stata esaltata dall’orafo Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro III il compito di preparare un dono speciale per la zarina Maria; l’orafo creò per l’occasione il primo uovo Fabergé, un uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, creato in oro, il quale conteneva a sua volta due doni: una riproduzione della corona imperiale e un pulcino d’oro. La fama che ebbe il primo uovo di Fabergé contribuì a diffondere la tradizione del dono interno all’uovo. La produzione di Fabergé fu enorme: si interruppe solo nel 1918 quando la Casa Fabergé venne nazionalizzata dai bolscevichi; l’orafo non si riprese mai dallo shock della Rivoluzione Russa e morì due anni dopo.

Più recente sembra essere l’usanza dell’uovo completamente ricoperto di cioccolato, un dolce ormai immancabile per i festeggiamenti pasquali. Sulle origini del prodotto emergono le più svariate interpretazioni. La più conosciuta vede la nascita dell’uovo di cioccolato alla corte di Luigi XIV di Francia, per poi estendersi altrove già dai primi decenni dell’Ottocento.

Se oggi nell’uovo di Pasqua troviamo una sorpresa è insomma meritò di Fabergé. Ma non tutti su questo concordano. C’è chi ricorda come già nel Settecento dalle parti di Torino c’era l’usanza di inserire un piccolo dono dentro le uova di cioccolato. Secondo quest’altra interpretazione potrebbero essere stati quindi i Piemontesi, maestri nell’arte del cioccolato, i primi a lanciare la moda delle uova pasquali con sorpresa.

E l’aggiunta, al suo interno, di un regalo è stata la molla della sua popolarità in ambito commerciale, in particolar modo tra i più piccoli… e non solo: si sa, per l’uovo di Pasqua, non c’è età!

Silvia Gullino

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