"Aiutaci ad aiutarli", un progetto cresciuto settimana dopo settimana, un "gesto concreto per i profughi", che ha pian piano coinvolto 35 Comuni della provincia, sparsi in tutto il territorio.
E' stato raccolto tantissimo materiale, arrivato a buon fine grazie al ponte creato dal dottor Claudio Novali, chirurgo vascolare cuneese, con suo fratello Massimo, console onorario di Cluj Napoca, città della Transilvania.
Massimo Novali ha sollecitato il fratello, chiedendogli un aiuto e l'invio di materiale, cibo e medicinali da destinare alle popolaizoni ucraine in fuga, oltre che a quelle che sono rimaste nel loro Paese. Pian piano sono entrate nella rete amministrazioni, associazioni come Casa Do Menor e l'Aquilone di Farigliano.
Già molti gli aiuti portati. Serve soprattutto cibo, oltre a farmaci.
Il console Novali ha raccontato dei tantissimi profughi già accolti e integrati: "Alcuni di loro hanno trovato un'occupazione, magari di poche ore al giorno. Ma stiamo cercando di dare un'accoglienza che sia prima di tutto di dignità", ha spiegato.
La situazione è sempre più grave. Ora chi scappa ha bisogno di tutto. E serve aiutare in modo mirato e soprattutto distribuito. Ecco l'importanza di avere una rete e dei contatti in zona, che spesso sono preti in prima linea. Anche il presidente de L'Aquilone di Farigliano ha spiegato come donare cibo non sia scontato, perché in alcuni campi profughi c'è il gas e si può cucinare, in altri no e c'è bisogno solo di scatolame e cibi pronti da non scaldare.
Il presidente di Casa do Menor, Andrea Barra, ha invece evidenziato come gli aiuti siano raccolti presso la loro sede, il monastero di San Biagio Mondovì. "Il 95% di quello che raccogliamo arriva a destinazione. Tracciamo fino all'ultimo centesimo, perché chi aiuta deve sapere dove finiscono i suoi sforzi e la sua generosità".
Novali ha poi lanciato l'idea di un gemellaggio con alcune città ucraine, per creare un legame che duri nel tempo: magari cinque comuni della Granda che si stringono in gemellaggio con un comune di quel Paese. "Stiamo cercando di capire come fare, ma l'idea c'è. Abbiamo il timore che la guerra non finirà molto presto".