Le piante, si sa, sono il polmone della Terra. Ci permettono di respirare ossigeno, che viene rilasciato durante la loro fotosintesi clorofilliana, processo durante il quale immagazzinano anidride carbonica.
Oltre a questa fondamentale funzione per la vita, nelle Langhe sono anche custodi del tartufo che cresce sotto determinate piante. E proprio questi esemplari sono da tutelare. Questo è l’intento dei Comuni del Barolo che adotteranno dei provvedimenti per ridurre al minimo l’abbattimento delle piante tartufigene.
Pioppo, quercia, salice, tiglio e nocciolo sono in pericolo? Questo no, ma, visto che non esiste una normativa e considerati i disboscamenti degli ultimi decenni, se ci aggiungiamo la minor quantità dei tartufi, dovuta anche alle bizze del clima, è meglio prevenire che curare.
L'Associazione Trifolau Albesi ha incontrato i sindaci dell’Unione di Comuni Colline di Langa e del Barolo per far sì che le amministrazioni si dotino di un regolamento che tuteli le piante, e che ne regoli l’abbattimento.
Un aspetto che l’associazione dei tartufai ha a cuore, come spiega Mario Aprile, presidente regionale: «Le amministrazioni comunali sono state interessate perché ultimamente le coltivazioni di viti e nocciole hanno preso il posto degli alberi in modo poco controllato. Ricordiamo che una parte importante dell’economia albese è legata al tartufo, considerando anche l’indotto.
Abbiamo chiesto una maggiore tutela tramite una regolamentazione perché si rischierebbe di arrivare a situazioni critiche e punti di non ritorno. I Comuni si sono dimostrati molto sensibili e hanno preso l’impegno di studiare un modo per regolamentare queste situazioni».
«Con questa iniziativa - continua Aprile - vogliamo anche sensibilizzare la Regione Piemonte affinchè possa emettere un regolamento a tutela degli alberi, e questo avrebbe sicuramente un maggior peso. Comprendiamo le difficoltà delle amministrazioni comunali e apprezziamo il loro sforzo. Ad esempio nei paesi di Montà e Vezza d’Alba sono già state inserite norme che stanno funzionando.
Siamo ancora in tempo, ma non dobbiamo perderne: il territorio Unesco ha bisogno del tartufo come di tutte le sue eccellenze che lo hanno reso famoso nel mondo: sarebbe un gravissimo errore non tenerne conto».
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sabato 14 giugno
Accadeva un anno fa
Cronaca