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Curiosità | 06 giugno 2022, 09:40

Bra, il cordoglio di Tommaso Arpino per la morte di Liliana De Curtis, la figlia di Totò

In una lettera al padre Giovanni Arpino tutto il rapporto di stima tra l’attore partenopeo e lo scrittore braidese

Bra, il cordoglio di Tommaso Arpino per la morte di Liliana De Curtis, la figlia di Totò

Napoli e tutto il mondo della cultura hanno dato l’ultimo saluto a Liliana De Curtis, figlia dell’indimenticato Totò, morta venerdì 3 giugno nella sua casa di Roma.

I funerali si sono svolti domenica 5 giugno nella chiesa di Santa Maria dei Vergini di Napoli, a pochi passi da quella in cui avvenne il famoso ‘funerale senza il morto’ di Totò (l’attore ebbe infatti tre funzioni funebri. La prima a Roma, una seconda alla Basilica del Carmine a Napoli ed una terza funzione nel suo rione, la Sanità, ma qui la bara era vuota, perché la salma era già stata tumulata).

La donna riposerà nel cimitero del Pianto a Poggioreale, presso la cappella della famiglia De Curtis, nella cosiddetta ‘zona degli Illustri’, dove sono seppelliti i personaggi famosi della città.

Liliana De Curtis era nata a Roma il 10 maggio del 1933, figlia del ‘principe della risata’ e di Diana Rogliani. Le fu dato il nome di battesimo in ricordo di Liliana Castagnola, attrice a cui l’attore napoletano era stato legato e che si suicidò per amore di Totò.

Ha partecipato alle riprese di alcuni film come San Giovanni decollato e Orient express. È stata anche attrice di teatro e ha scritto alcuni libri. A Napoli il 21 settembre 2013 ricevette un premio alla carriera in occasione della festa di San Gennaro. L’attrice e scrittrice è sempre stata impegnata dalla morte del padre a portare in alto il suo nome e diffondere la sua arte.

Tra i tanti messaggi di cordoglio per Liliana De Curtis, morta a 89 anni, c’è anche quello di Tommaso Arpino, figlio del celebre scrittore braidese, quel Giovanni Arpino che aveva un antico rapporto di stima con l’artista partenopeo.

Lo ritroviamo nel libro ‘Lettere scontrose’ (minimum fax), dove sono raccolte decine di articoli di una rubrica che Arpino pubblicò sul settimanale ‘Tempo’ a metà degli anni ‘60. Tra queste lettere picaresche, ce n’è una in cui il giornalista piemontese avrebbe desiderato vedere Antonio De Curtis commentatore per la Rai.

In ‘Totò, pater et magister’, lo scrittore rammentava, tra l’altro, che “Lei, come Totò, è un formulario dell’arte comica, una ricetta, un instancabile robot, una pillola esilarante da trangugiare nel grigio del vivere quotidiano”. Aggiungendo: “Se il nostro Paese fosse più civile, più ordinato, più semplice da vivere, più rispettoso di se stesso, anche la sua posizione come Totò, dico sarebbe diversa”.

E ancora: “Lei potrebbe illuminarci, ogni sera in cinque minuti televisivi, con un commento ai fatti del giorno: dopo il telegiornale, i cinque minuti di Totò e il suo saper dire. A sua libera scelta, potremmo ascoltarla parlare su ogni cosa: su un delitto, su una disposizione ministeriale, sugli astronauti, sulle difficoltà economiche, sul suo pappagallo Gennaro, sui giovani o sui partiti. Sono sicuro che la sua funzione assumerebbe toni critici tutt’altro che qualunquisti”.

Una Sua smorfia - proseguiva Arpino - potrebbe aiutarci a mettere nel giusto quadro una tiritera dell’onorevole Moro o la questione degli alberi abbattuti dall’Anas. Questo è quanto meritava il suo Totò: un agire concreto, un calarsi nelle verità spicciole per tirarne fuori, alla lunga, di grandi e di comuni”. L’articolo commosse moltissimo Totò, che volle ringraziarlo con una lettera, oggi conservata dal figlio di Arpino, Tommaso.

Quel Totò, affermava Giovanni Arpino, che “Ha disegnato un italiano-tipo che non ha nulla a che fare con le caricature dei comici più correnti. Lei ha colto un italiano che non ha bisogno di essere trafitto nei suoi difetti più vieti. A me è sempre piaciuto, tra le righe, il suo italiano figlio della burocrazia, che parla del linguaggio da ufficio, che è matto ma a suo modo inserito in un sistema giuridico ben preciso, dove esistono gli avvocati, le corte d’assise, le preture, i carabinieri, gli ospedali, la carta bollata, gli uscieri, i controllori dei vagoni letti, le guardie civiche, i metronotte, i portinai, insomma tutta la gerarchia temporale di una vita civile che si dipana a fatica”.

E proprio per far conoscere alle generazioni future tutte le peculiarità umane e artistiche del principe De Curtis, narrate da Arpino, si è sempre battuta la figlia Liliana. Il suo desiderio era l’apertura del museo dedicato a Totò nel rione Sanità di Napoli, ma non è riuscita a coronare il sogno. Adesso la sfida è portata avanti dalla figlia Elena, alla guida della fondazione dedicata al nonno. Staremo a vedere.

Silvia Gullino

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