Dal Consiglio regionale arriva una richiesta diretta agli organi legislatori centrali. Il problema riguarda il gioco pubblico, da anni al centro di una sorta di tira e molla normativo che ancora non si è risolto. Una contesa che sembrava essere in dirittura d’arrivo proprio quest’estate, quando il Sottosegretario al MEF con delega ai giochi Federico Freni aveva annunciato che la Legge Delega era stata ultimata ed era pronta per il tavolo del Consiglio dei Ministri. Dove non è però mai arrivata, causa la sfortunata coincidenza del suo completamento proprio in concomitanza della caduta del governo Draghi.
La questione è, dunque, ancora in ballo e più viva che mai. Il consigliere regionale del Piemonte Domenico Rossi invoca infatti a gran voce che si metta mano alla legislazione vigente già con la prossima legge di riordino, nella chiara speranza che questa possa presto trovar posto nell’agenda dell’attuale esecutivo.
La segnalazione di Rossi, riportata dalla stampa di settore, riguarda un’incongruenza sulla misura del distanziometro che, così come previsto attualmente dalla norma, permetterebbe l’apertura di sale scommesse a meno di 400 metri da scuole medie e punti Serd. Il nodo riguarderebbe dunque i cosiddetti punti sensibili, nel novero dei quali non sono stati incluse le due tipologie di strutture sopra indicate, nonostante i loro frequentatori siano ritenuti soggetti sensibili.
La misura del distanziometro, introdotta dal Decreto Balduzzi, è fortemente divisiva e da sempre polarizza le opinioni di classe politica e opinione pubblica. Situazione peggiorata dalla successiva introduzione di diverse normative locali - comunali e regionali - che sono andate via via ad integrare la norma nazionale, considerata incompleta, con il risultato di un’enorme frammentazione regolatoria e ulteriori contraddizioni.
Già perché le differenze normative possono variare da comune a comune, ed essere quindi completamente diverse anche fra paesi confinanti.
Un problema, insomma, a cui solo l’organo legislatore centrale potrà mettere mano, soprattutto in virtù della continua crescita del settore, alla quale - di pari passo - dovrebbe corrispondere un aggiornamento normativo.
Al momento, il governo si è occupato del gioco pubblico nel Bilancio di previsione per lo Stato per il 2023, che non fa che confermare l’escalation del comparto: il documento presentato dal Ministro Giorgetti parla di 14 miliardi di euro di entrate che il gioco pubblico genererà nel corso dell’anno futuro.
Nello stesso testo, analizzato in questo articolo, è stato altresì inserito un riferimento normativo sul gioco a distanza, mediante la proroga onerosa fino al 31 dicembre 2023 delle concessioni per la raccolta online, la cui scadenza era fissata per l’ultimo giorno di quest’anno.
Una proroga non eccessiva, che lascia sperare in una volontà di riformare il settore entro la fine del prossimo anno, necessità sempre più impellente, anche considerando l’inversione delle quote di incidenza delle due anime del settore - fisico e online - che si è verificata negli ultimi anni.
Uno stravolgimento che, per ora, ha salvato l’intero comparto, ma cui dovrà necessariamente conseguire un adeguamento normativo, che tenga in considerazione del cambio delle preferenze di gioco degli utenti, nonché delle differenti modalità di fruizione.