Anche il consiglio comunale di Cuneo dice il suo ‘no’ alla produzione e commercializzazione del ‘cibo sintetico’, unendosi ufficialmente alla campagna informativa e sostenendo la raccolta fondi realizzate da Coldiretti. La netta presa di posizione è arrivata durante la sessione di ieri (martedì 31 gennaio) del consiglio, e con la trattazione di un ordine del giorno condiviso da tutte le forze politiche rappresentate.
Il consiglio comunale, nel documento, sottolinea come la produzione di cibo tramite bioreattori comporti un maggior consumo di acqua ed energia oltre a limitare la libertà dei consumatori, omologare le scelte sul cibo, favorire gli interessi di pochi operatori, monopolizzare l’offerta di cibo, spezzare il legame tra cibo e natura. Come già sollevato da Coldiretti il rischio è che gli impatti omologanti di un modello produttivo distante dalle specificità territoriali locali cancelli le produzioni tipiche, distintive e tradizionali.
“Il cibo ‘sintetico’ non è davvero sintetico ma basato su cellule animali vere e proprie recuperate tramite biopsie o macellazione: la materia, insomma, è parecchio complessa – ha sottolineato Stefania D’Ulisse nel proprio intervento - . Alcune aziende americane possono già produrre la carne in laboratorio in questo modo grazie al recente pronunciamento della Food&Drug Administration e quindi la ‘bistecca sintetica’ ha ormai passato il livello della sola ricerca”.
“Questa cosa mi preoccupa: la rottura del binomio cibo-natura apre scenari ancora non del tutto definibili come il rischio di mutazioni genetiche e i loro effetti a breve e lungo termine – ha aggiunto la capogruppo di Cuneo Solidale Democratica - . Queste colture di cellule staminali sono etiche e salutari? La produzione di cibo è responsabile di almeno un terzo delle emissioni umane, è vero, ma fatico a vedere il ‘sintetico’ come la risposta più efficace. Si punti invece sull’agricoltura di piccola scala”.
Anche Antonino Pittari (Gruppo Misto di Maggioranza) ha sostenuto l’intervento della collega: “Dubbi più che fondati. Su molti punti, al momento, non ci sono evidenze chiare a lungo termine e questo è molto inquietante. Lo studio proteico di queste carni dimostra come non siano così ricche come quelle ‘naturali’; alcuni elementi, insomma, non possono davvero dare serenità anche se questo modo di produrre implica indubitabili vantaggi a livello di emissioni da produzione”.
L’ordine del giorno, senza sorprese, è stato votato all’unanimità dal consesso.
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