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Attualità | 31 marzo 2023, 19:20

Niente cappello alpino ai funerali? La Diocesi di Mondovì chiarisce: "Le norme vanno interpretate correttamente"

"Visti i rapporti sempre corretti intercorsi con l'Associazione Alpini, sez. di Mondovì, come per altre Associazioni, era auspicabile che dubbi interpretativi fossero sollevati in una forma più consona"

Foto di archivio

Foto di archivio

"I delegati dei gruppi hanno espresso all'unanimità disappunto in merito alle nuove disposizioni impartite dalla Curia Vescovile in materia di svolgimento delle esequie funerarie dove espressamente viene indicato il divieto di deporre sulla bara null’altro che la fotografia del defunto, quindi diniego per il cappello alpino."

Così la sezione ANA di Mondovì si è pronunciata, attraverso una nota stampa, a margine dell'assemblea annuale dei delegati che si è tenuta a Lurisia lo scorso sabato 25 marzo. 

Al centro della polemica le nuove disposizioni adottate dalla Diocesi di Mondovì per i riti esequiali che, per consentire che il momento dell'addio alla vita terrena si svolga uniforme in tutte le parrocchie, senza disparità. 

Per questo durante i funerali, ad esempio, non si potranno leggere lettere, ma vi saranno altri momenti per poterlo fare. A far discutere di più la richiesta di non porre sulla bara oggetti ad eccezione di fiori e la fotografia del defunto, ma questo passaggio ha suscitano qualche malumore.

Per fare chiarezza abbiamo contattato la Diocesi di Mondovì che, in replica all'ANA Sezione di Mondovì, chiarisce: "Visti i rapporti sempre corretti intercorsi tra la Diocesi e l'Associazione Alpini, sez. di Mondovì, come per altre Associazioni, era auspicabile che dubbi interpretativi delle norme circa le esequie (peraltro non giustificati dal testo diffuso), fossero sollevati in una forma più consona di quella adottata. Spiace doverlo rilevare.

Pur nella consapevolezza che nel momento delle esequie la sostanza stia in altro (del resto, neppure sulla bara del pontefice si pone alcun simbolo appartenuto alla sua persona), si fa notare che il testo, volutamente generico, non considerava i simboli "istituzionali" comunemente accettati, come la stola per il sacerdote o il cappello per i militari o le associazioni d'arma, purché ci si limiti a quello e non si pretenda di condizionare altri aspetti della liturgia secondo i propri criteri.

La speranza è che tutto questo possa comunque essere meglio precisato nei prossimi giorni in un incontro di persona, come sempre dovrebbe accadere quando nascono difficoltà."

Arianna Pronestì

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