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Attualità | 04 novembre 2023, 15:49

Sicurezza dell'attività venatoria, la parola agli esperti: "Occorre conoscere e rispettare le leggi"

Dopo i recenti episodi di Monticello d'Alba e la vicenda che ha coinvolto il veterinario Massimo Vacchetta a Novello, abbiamo approfondito il tema sicurezza e caccia con Marco Fissolo, Presidente ATC Ambito Territoriale Caccia CN3 Roero e Piero Belletti, Segretario Generale della Federazione Nazionale Pro Natura

L'incontro tra il veterinario Massimo Vacchetta e alcuni cacciatori a Novello

L'incontro tra il veterinario Massimo Vacchetta e alcuni cacciatori a Novello

I recenti episodi di Novello, nel quale è rimasto coinvolto il veterinario Massimo Vacchetta e di Monticello d’Alba, in cui una casa è stata colpita da proiettili sparati durante una battuta di caccia al cinghiale, hanno messo in luce alcune problematiche legate alla sicurezza dell’attività venatoria. Soprattutto in vista di un notevole aumento del turismo outdoor in Langa e Roero, con periodo autunnale molto gettonato e coincidente almeno in parte con quello della caccia, è lecito domandarsi se si fa davvero tutto per praticarla in modo sicuro. Sappiamo che essendo il problema complesso, non esistono soluzioni semplici. Abbiamo perciò sentito il parere di alcuni esperti che guardano alla caccia da prospettive diverse.

Il primo è Marco Fissolo, Presidente ATC Ambito Territoriale Caccia CN3 Roero, al quale abbiamo chiesto:

Si può fare una passeggiata nei boschi, in tempo di caccia, senza correre rischi?


Sì, è assolutamente possibile ed in piena tranquillità, va solo rispettata da parte di tutti, a piedi, in bici o in moto, la preclusione alle aree tabellate in cui viene svolta una battuta di caccia o di contenimento. Area tabellata significa che prima di ogni battaglia di caccia o battuta al cinghiale, le squadre di caccia appendono sul perimetro della zona interessata cartelli di selezione di "Battuta in corso". Al termine della battuta i cartelli vengono rimossi. Durante è importante non entrare nel perimetro segnalato dai cartelli 

I cacciatori conoscono e rispettano le indicazioni delle distanze da tenere rispetto alle abitazioni e quali sono precisamente?

Sì, le conoscono. La distanza minima è 150 metri con uno sparo non in direzione, una volta e mezza la gettata del proiettile con lo sparo in direzione. Questa è la norma, ma nei corsi si intima di non sparare mai in direzione delle abitazioni.

Si è sentito parlare di armi con gittate molto lunghe e di colpi di rimbalzo: come stanno effettivamente le cose?

Le munizioni calibro 12 hanno una gittata minore ma una instabilità balistica maggiore e soffrono di potenziale rimbalzo, le munizioni per carabina hanno una gettata maggiore, ma sono più stabili.

Quali sono le vostre posizioni rispetto a chi protesta e vorrebbe abolire l'attività venatoria?

La caccia non è una questione italiana ma europea. Chi protesta rientra nella categoria dei no tav, no mose, no tap, no piombino, no gronda, no in generale.

 

Abbiamo contattato anche Piero Belletti, Segretario Generale della Federazione Nazionale Pro Natura, la più antica associazione ambientalista italiana, costituita nel lontano 1948. Si è prestato anche lui a rispondere a qualche domanda sulla questione.

Alla luce degli ultimi fatti di cronaca di Novello e Monticello d'Alba possiamo fare una passeggiata nei nostri boschi senza correre rischi?

Direi proprio di no. Anche perché gli episodi di Novello e Monticello rappresentano solo la punta dell'iceberg: sono numerosi i casi in cui l'incolumità di escursionisti, agricoltori, semplici passanti viene messa in pericolo. Solo che non se ne ha notizia. D'altra parte, che la caccia sia una pratica pericolosa è cosa risaputa. Solo che, a differenza di altre attività, quali il paracadutismo o l'alpinismo, in questo caso chi rischia non è chi pratica la disciplina pericolosa, ma altri soggetti che hanno la sfortuna di trovarsi nel posto e al momento sbagliato. Teniamo anche conto che la caccia ultimamente è cambiata. Alle tradizionali prede che si cacciavano con la munizione spezzata (cioè i classici pallini), tipo fagiani e lepri, si sostituiscono con sempre maggior frequenza prede più grandi, quali cinghiali e altri ungulati, che invece si cacciano con la munizione intera, cioè un pallettone. La sostanziale differenza è che una rosa di pallini ha una gittata di poche centinaia di metri, il pallettone spesso supera i 2 chilometri! È quindi quasi impossibile prevedere dove andrà a finire la munizione, soprattutto se si caccia in pianura, dove gli ostacoli naturali sono quasi inesistenti.

Secondo lei i cacciatori conoscono e rispettano le indicazioni delle normative? 

Dovrebbero conoscerle. Per poter cacciare devono superare un 'esame. D'altra parte, anche gli automobilisti che hanno ottenuto la patente dovrebbero conoscere il Codice della Strada: ma il loro comportamento è sotto gli occhi di tutti. Sul rispetto, poi, si può fare la considerazione che riguarda tutte le categorie umane: c'è chi è ligio alle regole e chi se ne frega totalmente. Solo che, come dicevamo prima, un cacciatore che non rispetta le più elementari norme di sicurezza mette a repentaglio la vita altrui.

Quali sono le posizioni principali delle associazioni che contestano l'attività venatoria?

Le Associazioni ambientaliste ritengono la caccia un'attività anacronistica e fortemente impattante per l'ambiente naturale. Non dimentichiamo inoltre che l'attività venatoria è spesso responsabile di quelle situazioni che poi proprio i cacciatori si offrono di risolvere. Classico è l'esempio del cinghiale. Se oggi il numero di questi animali è eccessivo lo si deve in parte alle mutate condizioni dell'ambiente, che hanno creato situazioni a loro favorevoli, ma soprattutto ai ripopolamenti, effettuati fino a pochi anni orsono da Enti Pubblici e Associazioni venatorie. Non solo: il classico metodo di caccia al cinghiale, e cioè la braccata con i cani che spingono gli animali dove i cacciatori li attendono ad armi spianate, altro non fa che accrescere la loro prolificità. I branchi vengono sparpagliati e così la femmina dominante non riesce più a controllare il calore delle subalterne, le quali così si riproducono in anticipo, aumentando in numero esponenziale il numero di animali. Ma a prescindere dal caso cinghiale, c'è da dire che la caccia coinvolge anche specie animali in palese sofferenza, se non proprio a rischio di estinzione. Allodola, pernice bianca e fagiano di monte, sono specie di cui rimangono pochissime migliaia di coppie in tutta la Regione, eppure ogni anno si permette lo sterminio di centinaia di capi. Il recente Decreto Ministeriale consente addirittura l'uccisione di animali in aree protette e persino urbane, con il ricorso a ogni possibile tecnica, compreso l'abbattimento notturno con uso di visori ad infrarossi. Il mondo venatorio chiede la possibilità di abbattere grandi predatori, come lupi e orsi, non pericolosi per gli uomini, se solo questi adottano comportamenti adeguati. Però predano animali selvatici (il lupo, ad esempio, elimina moltissimi cinghiali), ed è questo il vero motivo che giustifica l'odio dei cacciatori nei loro confronti.

Silvano Bertaina

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